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Può sembrare strano che tra rivolte popolari in Nord Africa, crisi di governo annunciate, terremoti devastanti, conflitti tra poteri dello Stato e quant'altro sta accadendo in questi giorni, ci si possa occupare di una polemica su un argomento se vogliamo leggero, ma che comunque ha una sua rilevanza sociale, come quella scoppiata tra il quotidiano La Repubblica e Antonio Ricci, l'ideatore di Striscia la Notizia, il famoso programma televisivo di Canale5.
Eppure sono queste piccole cose che descrivono con esattezza lo stato delle cose.
Antonio Ricci, uomo proveniente dalla sinistra e per lungo tempo collaboratore di Beppe Grillo, è stato accusato dal quotidiano di Largo Fochetti, sempre di essere stato il principale responsabile del degrado della televisione italiana, fin dai tempi del programma Drive In, negli anni 80 del secolo scorso e in particolar modo della mercificazione dell'immagine femminile da parte della televisione commerciale, quella fondata da Silvio Berlusconi, tanto da essere il diretto responsabile della creazione delle "Veline", le vallette televisive diventate il paradigma delle ragazze senza qualità, ma di bella presenza, che popolano una vasta serie di trasmissioni televisive.
Il permalosissimo Ricci, come lo definisce Dagospia, non ha porto l'altra guancia e tra un articolo di Natalia Aspesi e di altre firme de La Repubblica ha iniziato a mostrare le foto di donnine nude pubblicate nel sito on line del quotidiano, a dimostrare come in realtà questultimo usasse il nudo femminile per attirare lettori, a dimostrazione di come il berlusconismo abbia ormai influenzato e corrotto anche i suoi avversari.
Eppure Ricci prima di essere additato come il finto satirista che in realtà attacca i nemici del suo padrone, riservando a quest'ultimo soltanto bonarie prese in giro, fu considerato a lungo come un autore dissacrante e trasgressivo, soprattutto dall'intellighentia di sinistra che si riconosce nel quotidiano fonfato da Eugenio Scalfari.
Basti ricordare come nell'ormai lontano 1988 Antonio Ricci fosse coccolato e spalleggiato da La Repubblica, quando il suo programma Matrjoska fu censurato da Mediaset, senza che nessuno facesse caso che uno dei pezzi forti del programma fosse la presenza nuda dell'allora regina del porno italiano Moana Pozzi.
La cosa era al contrario ritenuta una rottura delle ipocrisie piccole borghesi della televisione italiana, un atto rivoluzionario.
Appare evidente che, l'uso dell'immagine femminile in pose più o meno sensuali , può essere a volte commerciale e volgare mentre altre artistico e progressista, come quella usata per promuovere la nuova Unità diretta da Conchita De Gregorio
piuttosto che la famosa pubblicità che rese popolarihttp://www.blogger.com/img/blank.gif i Jeans Jesus, realizzata dal fotografo Oliviero Toscani, uno dei cocchi di quell'intellighentia di cui sopra.
Ma a Toscani sembra essere tutto permesso e mi è difficile immaginare che chi prende le sue difese contro le critiche contro il suo calendario, raffigurante un pube femminile per mese, possa farlo per il suo rivoluzionario contenuto artistico ed estetico e non per fratellanza ideologica (anche perché Gustave Coubert l'Origine del Mondo lo ha dipinto ormai da un pezzo).
L'unico risultato della polemica, almeno fino ad oggi, ma non sono esclusi colpi di coda, è la scomparsa delle donnine nude dalle fotogallery de la Repubblica e la minacci di ricci di cancellare le Veline da Striscia la Notizia.
Un risultato notevole, se si considera che da sempre il mondo dello spettacolo e non solo si regge in buona parte proprio su Tits and Ass.
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