di Marina Angelo
Pentiti con niente. Succede spesso, e sempre più spesso avviene anche che rimane con nulla anche chi denuncia la propria storia,da in pasto allo Stato nomi e cognomi, mette a repentaglio la propria vita e quella dei suoi familiari, come Luigi Coppola, in sciopero della fame con la moglie in attesa che qualcuno lo riceva e gli spieghi come mai è rimasto da solo e senza niente.
Lo sanno bene loro come si vive con la paura attaccata addosso. E lo sanno bene anche chi vive con altre vesti.
«La legge che dovrebbe tutelare i diritti dei cittadini ci porta alla morte sicura, silente, impassibile, nell’indifferenza di tutti. Eppure siamo in tanti, tutti con lo stesso destino» Ad aggiungersi a queste voci numerose ma silenti per lo Stato si aggiunge, infatti quella di Tiziana Giuda, moglie del collaboratore di giustizia crotonese Vincenzo Marino, che affida a Roberto Galullo, giornalista del Sole 24 Ore, in una lettera pubblicata stamane sul blog “Guardie o Ladri”. (mai nome fu più giusto come in questo caso)
«Lo Stato ci ha scaricato come zavorre dopo che mio marito ha dato allo Stato e ha preso in cambio condanne gravi che oggi pesano anche su di noi, che nulla abbiamo fatto di male tranne che amare una persona che a sua volta aveva sbagliato ma che voleva rimediare, riscattarsi, cambiare».
Questo afferma la moglie di Marino, che apparteneva alla cosca dei Vrenna - Bonaventura di Crotone, e che negli anni scorsi ha deciso di collaborare con la giustizia. Ora però, dopo una serie di presunte violazioni, il Viminale ha deciso di revocare il programma di protezione ed il collaboratore di giustizia si è rivolto al Tar del Lazio.
Nella lettera diffusa dall'avvocato Claudia Conidi, Tiziana Giuda evidenzia inoltre che «oggi io e i miei figli dipendiamo da un Tribunale amministrativo regionale, il Tar del Lazio, che deciderà se potremo continuare a vivere o, al contrario andare nella tana dei lupi da cui eravamo fuggiti. Si, perchè‚ tornare in Calabria significa morire: non tornare in Calabria significa essere scovati da chi ci darà la morte, come è successo a Lea Garofalo, nostra compaesana. Che abbiamo tanti nemici nulla conta per lo Stato che vuole solo raggiungere i suoi fini. Il contratto lo fa il pentito con lo Stato ma i suoi figli, sua moglie ne seguono le sorti, anche se non hanno fatto nulla di male».
«Si butta una zavorra anche se dentro ci sono persone innocenti, che hanno già patito ingiustamente: né casa, né assistenza sanitaria, né contributo economico, né istruzione, né documenti di copertura, né lavoro. Nulla. Solo la strada e i cecchini dietro l’angolo pronti a darti la caccia ovunque tu sia. Mi domando e ti domando Stato: è giusto tutto questo? La responsabilità penale in Italia è personale? In Italia è stata abolita o no la pena di morte? La legge che dovrebbe tutelare i diritti dei cittadini ci porta alla morte sicura, silente, impassibile, nell’indifferenza di tutti. Eppure siamo in tanti, tutti con lo stesso destino. Prima o poi. Senza pietà.
Io ho solo fatto la moglie e la mamma, non credo di meritare perciò la morte. Ho solo sperato di guardare il mondo con occhi nuovi, puliti, diversi, non impauriti, non velati dalla vergogna. Ho solo condiviso di stare dalla parte della legalità, finalmente. Eppure li dove eravamo ci siamo dovuti auto tutelare. Ti guardano e dicono: siete “pentiti”…? Perché arrivi dal nulla, non sei nessuno, non puoi parlare con nessuno. Devi saper fingere, mascherare il tuo accento calabrese e se non sei pronta cadi nel tranello. Ti “sgamano” subito E’ un gioco al massacro!!!.»
Già…ma forse lo Stato è abituato agli stati d’emergenza dove il sangue non può essere nè nascosto, nè silenziato. Forse, il messaggio che vuol lanciare è di aver fatto male a denunciare, per Luigi Coppola, e a parlare per il pentito Marino. In fondo se non avessero scelto la legalità, avrebbero ancora una vita…sbagliata, ma una vita.
Sfumature importanti capace di segnare le cose giuste da quelle sbagliate. Le stesse che si faticano poi a trovare per distinguere lo Stato dall’antistato. Lo confermano il silenzio di risposte e l'inerzia delle azioni.
Però facciamo le parate e le commemorazioni. Non serve a nulla commemorare la giustizia e i grandi uomini che l’hanno onorata se, come se nulla fosse, vengono riscritti o stracciati i contratti della legalità, della protezione, della garanzia.
Magazine Editoria e Stampa
Tiziana Giuda, moglie del pentito Vincenzo Marino: «Oggi divorzio dallo Stato, perché lo Stato mi ha tradita, perché ha ucciso la speranza di tornare a vivere. »
Creato il 19 marzo 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminalePossono interessarti anche questi articoli :
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