Fuga surreal-visionaria in territorio nipponico del talentuoso trio Gondry (Eternal Sunshine of the Spotless Mind, L’arte del sogno), Carax (Pola X) e Ho-Bong (The Host, Memories of murder). Tutti uniti ed impegnati a dar via libera alla propria poetica cinematografica, rivisitata sotto la lente deformante delle ossessioni culturali del Sol Levante.
“Film è diviso in tre episodi: Interior Design racconta la vicenda di una giovane coppia che si trasferisce a Tokyo per motivi di lavoro: lui in qualche modo troverà una strada e un modus vivendi, lei… finirà con il trasformarsi in una sedia. In Merde una sorta d’incrocio tra un folletto e Godzilla emerge dalle fogne di Tokyo per gettare il panico in città. Shaking Tokyo racconta la storia di un uomo che da dieci anni ha scelto di vivere in totale isolamento all’interno del suo ordinatissimo appartamento, ma che deve rivedere le sue convinzioni quando s’innamora della ragazza che ogni sabato gli consegna la pizza a domicilio”
Gondry gioca con gli spazi urbani, angusti e soffocanti, della grande metropoli giapponese. Una realtà ipercinetica dove l’identità del singolo si amalgama con l’anima stessa della polis , travalicando il senso figurato per quello squisitamente panico, facendosi definitiva integrazione come il più raffinato dei complementi d’arredo. Idea che, senza dubbio, nelle mani di un qualunque altro regista si sarebbe rivelata solo ridicola che bizzarra. Il connazionale Carax strapazza il filone dei kaiju-eiga (mostri giganti che distruggono città) affidando provocatoriamente il ruolo di “scheggia impazzita” ad un aggressivo clochard dall’oscuro passato. Il geniale Joon Ho-Bong chiude il cerchio con un saggio di rara raffinatezza, incentrato sul fenomeno degli hikikomori (ragazzi che per anni vivono soli in casa, senza affrontare una reale vita sociale). A conti fatti, il risultato complessivo è, prevedibilmente, squisitamente imperfetto: la migliore prova è quella di Gondry, che riesce nel difficile equilibrio di divertire, sorprendere ed emozionare senza compiacersi. Il più debole, proprio in quanto prolisso ed inutilmente cerebrale, quello di Carax. Resta tuttavia la dolcezza ed il relativo intento sperimentale dell’intero progetto, che getta un interessante ponte artistico tra cinematografie tuttora ben distinte e caratterizzate. Inedito in Italia.
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