Tokyo è davvero una città piena di vita, ma di vita ce n’è troppa e tutta insieme. Milioni di persone tutte concentrate in uno stesso posto che, per quanto grande sia, è sempre e solo uno. L’aria è sempre quella e le cose belle sono anche loro sempre quelle. Sono contate. E si consumano all’istante. Il tempo di afferrarle e sono già svanite.
Il mio primo incontro con Tokyo, circa un anno fa, fu molto diverso da come lo immaginavo. Avevo già vissuto a Kyoto per sei mesi, e quella città immensa era sì Giappone all’ennesima potenza ma comunque, inequivocabilmente, Giappone. L’impatto sarebbe stato certo differente se, arrivando per la prima volta da turista a Narita, fossi sbucata improvvisamente nel caos di Shinjuku e quello fosse stato il mio primo colpo d'occhio sul Sol Levante. La sensazione che mi è rimasta più impressa, invece, è un vago senso di familiarità, che si è acuito nelle mie due visite successive. Tutto era in un certo senso già impresso nella mia memoria, istintivamente sono riuscita a orientarmi subito tra le linee della metro, e ogni luogo che visitavo mi sembrava in qualche modo già noto.
Il celebre incrocio di Shibuya mi lasciò una leggera insoddisfazione, o meglio un senso di sfasamento tra l’aspettativa e la realtà, in tutto simile a quello che provai molti anni or sono davanti a Notre Dame a Parigi: pensavo fosse più grande. Forse erano le persone che risucchiavano coi loro corpi ogni centimetro di spazio. Tuttavia, Shibuya mi ha dato l’impressione di un luogo in cui sentirsi soli, soli veramente, sarebbe estremamente facile. Per Laura (e per la sua protagonista Sara) invece, era proprio il posto in cui andare per sfuggire alla solitudine, per trovare nel contatto coi corpi estranei, pressati contro il proprio, un po’ di quel calore umano di cui è facile sentire la mancanza, a migliaia di chilometri da casa.
Shibuya
La metropoli protagonista di Tokyo orizzontale non sembra quasi la stessa di cui si parla su Giappone mon amour. Mentre sul blog, nato quando il romanzo era in gran parte già stato scritto, Tokyo è il luogo del cuore, i cui difetti passano in secondo piano perché l’amore per lei è troppo, nel libro la città è un po’ amante e un po’ aguzzina, è bella ma sa colpire senza pietà. Forse è l’equilibrio, prima perso e poi ritrovato proprio tra le strade di Shibuya e Shinjuku dall’autrice stessa, la chiave dietro alla differenza di sguardo.
Ci sono periodi in cui quel che siamo non ci basta, e andiamo cercando negli altri quello di cui facciamo difetto. Sopraffatti dalle insicurezze, troviamo conferme della nostra esistenza solo attraverso gli occhi, le mani, il desiderio di qualcun altro. Scioccamente, ci affanniamo nella ricerca di quel sentimento inafferrabile che arriva da solo, quando vuole, e fargli fretta non serve a niente. Non tutti passano per questa fase, ma ci sono passata io tanti anni fa, e credo di poter dire che ci è passata anche l’autrice. Ci si fa un po’ male, ci si manca di rispetto anche, ma le cose che si imparano su se stessi valgono ogni ferita. Una delle conquiste più importanti nella vita è la capacità di essere soli e stare bene lo stesso, ma questo lo si capisce solo molto dopo.
Dal Tokyo Metropolitan Government Building
La stessa Laura ha raccontato, durante la presentazione del libro, che nelle due protagoniste femminili c’è tanto di lei. Sara e Carmelita sono in una fase inquieta di passaggio, non possono tornare indietro ma hanno troppa fretta di correre avanti, anche a piedi nudi se necessario, inciampando a ogni passo. Si imbatteranno in Hiroshi e Jun, e tra le strade di una Tokyo calda e sensuale, piena di corpi e parole e occasioni di contatto perdute, in tre giorni si giocheranno il tutto per tutto, incoscienti come solo due giovani donne in fuga dai legami del passato possono essere.
Potete seguirle tra la folla, o osservarle dallo Starbucks di Shibuya, cogliendo piccoli scorci di tante vite brulicanti tra le parole accuratamente cesellate di Laura. Dopo, forse, avrete voglia di gettarvi anche voi in strada, ovunque siate, e vivere altrettanto voracemente.
Tokyo orizzontale
Laura Imai Messina
Piemme
COMMENTI (1)
Inviato il 17 dicembre a 16:34
il libro piu brutto del 2014 (e non solo)... cartastraccia