Magazine Diario personale

Toledo Blues.

Da Leucosia

Toledo Blues.

Quando a quindici anni i tuoi passi sono leggeri come quelli di un’eterea ballerina in tulle, e gli occhi brillano nell’avventura di un sabato pomeriggio di festa, con i compiti ancora da fare rinchiusi nello zaino ed il pensiero rivolto verso i binari della metro, la meta è una soltanto: via Roma. Ciarlanti e con la gomma rosa ben ciancicata tra i denti e l’apparecchio, l’abbonamento mensile stretto nel palmo della mano, minuscolo e rettangolare lasciapassare verso il mondo delle favole e delle possibilità, siamo un piccolo esercito rosa. Con i seni che sbocciano, i capelli che si trasformano in nuove e avventurose architetture, l’aria un po’ spaesata nel clamore della stazione,  quasi perse nel vento che scorre irruento sui binari. Uscire finalmente  dai confini del quartiere, dal perimetro rassicurante di quei 500 metri familiarmente distribuiti tra panettiere-scuola-chiesa-palestra e piombare nella via più scintillante di negozi dell’incantevole Partenope. Sbucare dal Vecchio Forno della Pignasecca e andando incontro al monumento di Salvo D’Acquisto col cuore in subbuglio, ammirando le vetrine, i colori e i suoni. Procedendo dritte come fusi, ammaliate dalla luminosa e candida insegna della Rinascente, varcando il suo ingresso con un sorriso compiaciuto rivolto alla guardia giurata, bighellonare per la profumeria, provare l’ultimo ombretto, saggiare il penultimo deodorante, e poi inforcare di corsa la scala mobile fin su al piano preferito, quello dedicato alla moda al femminile, quello con le firme più di tendenza. Nel periodo pre natalizio era una tappa obbligatoria: abbacinate da quell’abbondanza di abiti da gransera, stile Barbie Luce di Stelle, facevamo a gara nell’indossarli, plissettando le pieghine, accorciando maniche, aggiustando un orlo, mentre lo specchio restituiva l’immagine riflessa di un gruppo di adolescenti vocianti in un camerino in preda a una pseudo sindrome di stendhal modaiola.  uno sguardo allo scontrino e la magia svaniva. lasciavamo il luogo dei nostri desideri pret a porter ributtandoci nello shopping vacanziero, le narici assalite dall’odore di mandorle caramellate e zucchero filato, caffè nero bollente e kinder bueno, in un baretto di poco conto, appena un’ombra tra MaisonMagic e Onyx. Ci si sfiancava di risate e di camminate, di coca-cola e di sbuffi di sigarette segrete,  fin giù verso l’Augusteo per poi risalire, perchè Chiaia era destinata ad altre scorribande, a quelle della primavera. Si recuperavano le forze accanto all’ultima edicola prima della metro, giusto il tempo di un ennesimo scambio di gomme da masticare, di una scheda telefonica da collezionare, prima dell’assordante frastuono del treno in frenata libera sotto il tunnel di Montesanto.

(foto tratta da qua)



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