Leggendo la “vela”, molto istruttiva, che il simpatico linguista Gian Luigi Beccaria ha dedicato alla lingua italiana (La mia lingua italiana, Einaudi, Torino 2011) mi sono imbattuto in un Tolomei assai diverso dall’ominoso Ettore, famoso in Alto Adige-Südtirol e probabilmente solo lì. Quest’altro Tolomei si chiamava infatti Claudio, non era roveretano (cioè tirolese) ma toscano (di Siena) e sentite cosa scriveva a proposito del nostro idioma nel cinquecentesco volume Il Cesano della lingua toscana:
Non per forza, non per arme, non per essere altri obbligati a saperla, ma solamente per la bellezza e leggiadria sua è da forestiere genti amata, imparata, onorata in tal guisa che nel comune parlare nissuno si crede acquistar pregio di bel ragionatore che questa lingua non parli.