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Tomarse….un ba-g-no…

Creato il 02 aprile 2012 da Gianpaolotorres

Tomarse….un ba-g-no…

Edgar Degas -Pastello-Donna che entra nella tinozza..

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Tomarse.. un bano..     

In realtà sulla n ci vorrebbe una barretta,la gnà, che c’è sulla tastiera impostata per la lingua spagnola..così che ..bano..si legge bagno,come da noi,e potremmo tradurlo letteralmente..con.. andare a bagno con un affare ed in questo caso anche dirlo di uno che ha acquistato dei bonds argentini ..que se ha tomado un bagno..della madonna,che si è preso un bagno..della…come pure nel lasciarti con un amico..gli dici..scusa ti devo lasciare.. me voy a tomar un bagno..nel senso che vado a farmi un bagno, nella vasca.

Altrimenti dovremmo parlare di doccia..ducha..ducia..e con la compagnia cordialmente lasci perché devi andare a ..pegarte un duchazo..metterti un docciazzo..gergo per.. me voy a duchar..voy a ducharme..OK?

Ve ne fregherebbe qualcosa di mettervi un bel bagno caldo nella stessa vasca dove si è lavata anche la povera Elizabeth Taylor? Lo riterreste un privilegio,una semplice combinazione del destino o ve ne frega quanto a me?

Mi è successo,secondo la versione del vice direttore dell’hotel dove risiedevo a Londra,ma,forse, lo disse per aumentarmi il prezzo della camera..potrebbe infatti avermi contato la solita balla.

In realtà son più propenso a credergli in quanto qualche anno dopo,l’hotel venne messo in liquidazione,lo staff era principalmente italiano e perdevano un sacco di soldi…ci credo,e quindi vennero tutti buttati fuori.

Tu arrivi con un amico inglese in hotel senza prenotazione per te,ma erano altri tempi…e l’amico parla quell’inglese pronunciato con quell’accento leggermente sforzato come facesse fatica a parlare, quello che conoscono solo i ricchi inglesi o coloro che devono..farlo credere, era un cliente abituale,e viene servito all’istante,in inglese.

Io lo seguivo sulla strada del vizio per non dovermi trovare in un altro hotel più economico ma solo,e di star solo ne avevo già abbastanza.

Allora, il vice direttore,nostro compaesano,sbrigatolo..parla con me cambiando di lingua..e l’altro non capisce,anzi  si fa portare sù la valigia..e ci lasciamo con un..ci vediamo dopo..e l’italiano intanto mi fa..ci davamo del tu per l’età..guarda non so dove metterti..di singole non ne ho più,vuoi provare la stanza dove andava Elizabeth Taylor..?

Mi guarda..lo guardo..e gli faccio, dipende dal prezzo,non sarà troppo grande per me da solo..a parte che non me ne importa nulla se ci è passata Liz Taylor?..

..dai..dai..ti faccio il solito prezzo..la differenza eventualmente la carichiamo sul tuo amico inglese..che te ne pare?

A voi che ne parrebbe di andare in due in un hotel nel vostro paese..prendere due stanze..ed uno dei due,il locale,paga un quid in più per favorire voi che siete uno straniero?

Per il senso di ospitalità,ecco..così si fa,o si faceva..tanti anni fa.

Se poi insisteste per sapere come è fatta la tazza del gabinetto dove si è seduto per anni con le sue auguste chiappe..un principe austro-ungarico..potrei farvi riflettere..in quanto ho avuto anche modo di affittare un appartamentino..nelle Indie..economico..che era riservato alle visite dell’augusto personaggio con signora quando lei tornava a casa dal fratello..per passare qualche periodo in famiglia.

Ci vissi tre anni ed in sé..sì era ben arredato con gusto..una discreta libreria dove attingere qualcosa da leggere ma all’opposto del faraonico,era un mini mini appartamento allegato alla villa del padrone dove ero invitato senza biglietto avessi mai voluto farmi..un bagno..in piscina..aprivo una porta,ed ero a casa altrui,facevo una rampa di scale verso il basso ed ero in piscina.

Il problema sorgeva se le scale le saliva lui.

Il cognato locale del principe non aveva più un becco di un quattrino e riusciva a stento ad avere un maggiordomo  di colore proveniente dalla costa ,come si dice alle Indie di uno che vive lungo il mare,un costeno,con la barretta sulla n..un costegno..ed il costegno,per tradizione,rappresenta la malizia più spregiudicata come se la brezza marina..avesse su di te una perfida influenza.

Il costegno ed il padrone di casa erano due ladri..di bottiglie.

Aprivano quella maledetta porta delle scale,infilavano il braccio,e mi vuotavano le bottiglie di whisky,gin,vodka e vino che loro non potevano più permettersi e che io tenevo in casa per le visite degli amici.

Notavo,infatti,come stranamente  il livello scendesse rapidamente nelle bottiglie appena stappate,senza avere avuto ospiti in casa.

Misi forzatamente un lucchetto e catenaccio per fermare queste incursioni e abbandonai la piscina di casa del vicino per ritorsione.

Poi,dato che quest’anno pare che sia di siccità,finisco con un episodio sempre delle Indie che coinvolge l’acqua e che auguro non vi debba mai succedere.

Infatti non ho mai potuto chiedere..ad uno zio..se mi avesse fatto uno scherzo..o meno.Quando mi son posto la domanda,era già morto.

Un giorno mi arriva una  lettera dall’Italia dallo zio in oggetto, menzionandomi un’incarico speciale di visitare una ragazza italiana di ottima famiglia, nipote addirittura di un grande cervellone.

La giovane era anche lei alle Indie ma non si sapeva bene per quale fine, era in attesa di impiego..direbbero oggi, e si era fatta una scampagnata fuori porta di qualche mese.

Ora,all’indirizzo datomi non risultava molto facile di mettersi in contatto telefonico con lei,era ad oltre un’ora di auto ai piedi delle Ande ma su di una strada non proprio tra le migliori del paese,dove non mi immaginavo quale italiana avesse voglia di vivere quando già i conforts locali,nella capitale,a volte lasciavano a desiderare.

Mio zio sottovoce.. mi faceva intendere che poteva.. perché nò..nascere..un qualcosa..come gliel’aveva contata una sua cugina anziana di quelle di cui se ti fidavi..eri un uomo morto!

La famiglia della giovane di qui..e..di là..sapete come possono essere le donne anziane quando si sentono in dovere di fare un articolo non richiesto su di una persona,antepongono volentieri a volte anche i quattrini ad altre considerazioni di carattere personale.
Ohi che.. disgrazia mi capitò!
Riuscii a stabilire un contatto con la fanciulla e sento al telefono la voce di un’addormentata..le parlo di un invito in città..ma notai la massima indifferenza…poi citai sua madre che la dava per dispersa..ed acconsentì che la vedessi.
Peste..me ne colse.
Tranquillamente un sabato dopo pranzo mi armo al solito,vestito con cura per fare una bella impressione,non si sà mai,accendo il motore dell’auto e mi metto in pista.
Su e giù lungo i tornanti del fiume Rimac che era ben limaccioso e pulito salendo,mentre in città diveniva una putrida pozzanghera puzzolente,e  salivo tranquillo,vi dirò che si arriva rapidi ai due-tremila metri di altezza anche in pochi kilometri.Lo senti dal motore che perde fiato.
La strada è ripida,ci sono un sacco di tornanti,si sale e poi si scende,l’aria è fresca,trovi una bellissima vegetazione con tanto di eucalipti e di bel verde,ed arrivo al luogo che mi era stato indicato.
Vedo una specie di ampio spazio entrando in un povero villaggio ed una compagnia di zingari accampati,fermo l’auto e posteggio.
Avevano l’aria non dico nostrana,ma bonacciona,di quella dei figli dei fiori.. di San Francisco.
C’erano uomini e donne come pure bambini ed animali al seguito.Una comune,tutti tirati su di un prato a contarsela su.
Chiedo della signorina ma l’illusione mi era già passata vedendo l’unto sulle guance di tutti,può succedere anche quello sulle Ande,molti vivono in capanne senza l’acqua corrente,sono a contatto con delle greggi e viaggiando  in treno,per le montagne delle Indie,puoi avere delle sorprese sull’odore circolante nelle carrozze,ma non te lo aspetti tra degli stranieri in visita per turismo.

Con il torrente a pochi passi,in più, di acqua ce n’era in abbondanza.

Inizio a conversare con qualcuno di questi stravaganti dalle fogge appariscenti e salta fuori la signorina che non ricordo se era l’unica italiana o meno del gruppo,forse aveva un’amica o forse si accoppiava con qualche americano della compagnia,ma erano proprio figli dei fiori..genuini.
La signorina era di buona statura con quegli abiti lunghi in stile vintage che portavano negli stati del sud degli USA,ciabatte e piedi neri dalla sporcizia,capelli raccolti,unti come mai visti in vita mia,ma oltre ad essere sporca lercia,puzzava come un’asina.

Mi sorrise,e non poteva essere diverso,le faceva piacere in fondo forse di ricevere visite ma al mio invito di portarla in città per mettersi un po’ in ordine,non sembrava molto convinta dal dover separarsi dai compagni anche solo per poche ore,non per timore di essere circuita già che il puzzo che emanava avrebbe messo sull’avviso anche un santo..con la fame arretrata,ma bensì perché non lo riteneva necessario.

Beh,mi dissi tra me e me,a nascer parenti di scienziati non l’aspettavo proprio una sorpresa di questo tipo,ma poi avrei dovuto riferire allo zio e lui ci teneva che fossi ospitale.

Andò che infine, sorridente, e gentile si decise a prendere  quattro stracci e montò in auto.Si faceva quattro parole per strada e mi informavo sul suo rifiuto del sapone e dell’acqua,compreso quello per la società su cui non veniva fuori un granchè di risposte serie,salvo che credo si facessero.. dei cannonazzi  del diavolo..da fumare e chissà che altro,ma il tutto in cordiale allegria,pareva proprio felice di questo cambio..di quota..rispetto  alla  noiosa vita cittadina all’italiana.

Senza offenderla accennai ad aprire tutti e quattro i  finestrini per cambiare l’aria nell’ auto,qui si parlava ormai di mesi..senza un bagno e c’era un tanfo orripilante che si estendeva rapidissimo a tutta la mia povera auto.

Come arrivammo al mio appartamento di città,quello del principe tedesco,cercai di evitare che si sedesse nel soggiorno e con fare amichevole quanto deciso l’accompagnai alla stanza da bagno,le diedi degli asciugamani puliti e la pregai di non chiamarmi avesse mai necessitato un po’ di spazzolone sulla schiena.

Mentre si lavava e ci volle il suo bel giusto tempo,forse raccontai chi avevo in casa a qualche vicino di casa,ridendomela come un matto di come mio zio dall’Italia m’ avesse inviato un buon partito..tramite parentele..per farmi compagnia.

Nel frattempo si faceva sera,e volevo togliermela dalla balle in fretta.

Lei impiegò il giusto per mettersi un po’ più in ordine dalla testa ai piedi,e non dico che uscì profumata dal bagno ma perlomeno,sopportabile.

Le offrìi qualcosa da bere e poi le chiesi se le dispiaceva di accontentarsi di un mio servizio in auto solo sino alla locale stazione ferroviaria di dove in poco tempo avrebbe raggiunto il suo porcile.

Io infatti ne avevo già abbastanza,non ero in grado di invitarla oltre,ma lei si era già scusata di non voler restare.

Le diedi quindi ogni informazione dove poteva trovarmi avesse mai avuto di bisogno,ma capii che nel suo ambiente non le mancava nulla,e ne ero felicissimo per lei.

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