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Too big to fail: troppo grandi per fallire?

Creato il 06 novembre 2011 da Ciro_pastore
TOO BIG TO FAIL: TROPPO GRANDI PER FALLIRE?Assicurare le prossime retribuzioni non risolve i problemi strutturaliTOO BIG TO FAIL: TROPPO GRANDI PER FALLIRE?Il defaul pilotato di EAV è l'unica soluzione nell'interesse dei lavoratori del trasporto pubblico
Dopo qualche giorno di risveglio della protesta dei lavoratori, al primo flebile segnale di ripristino della tanto amata regolarità, ecco che tutti acclamano allo scampato pericolo, molti osannano la “straordinaria” compattezza dei lavoratori. Tutto bene ciò che finisce bene, potremmo concludere. Purtroppo, niente è finito: il pericolo non è assolutamente scampato. Se l'obiettivo era mangiarci tranquillamente il capitone, allora forse è stato raggiunto. Ma credo, e spero, che tutti i colleghi del gruppo EAV abbiano un obiettivo più ambizioso che gustare il saporitissimo anfibio fritto, ma le festività natalizie avranno un sapore diverso quest'anno. La paura, che qualche sempliciotto pensa di aver scacciato, incombe tuttora sui nostri destini. Le notizie ufficiali ed ufficiose (a proposito: risibile la polemica sulla congruità delle fonti e sulla loro utilità su CIRCUMVESUVIANANDO) annunciano un miracoloso accordo con le banche creditrici che dovrebbe assicurare le retribuzioni fino a dicembre. Poi, dovrebbe avviarsi la “salvifica e palingenetica” fusione e tutto andrebbe, per incanto, a posto. Tutto tornerebbe come prima, quel prima che tutti agognano come il paradiso in terra.
Ma proviamo, invece, a distinguere i desideri dalla realtà. Innanzitutto, domandiamoci perché le banche hanno attuato questa azione “dimostrativa”. La definisco dimostrativa perché altro non può essere, visto che in poche ore è stata con apparente forza messa in atto e poi, altrettanto rapidamente, ritirata. L'obiettivo reale era, indubbiamente, far comprendere alla classe politica regionale e ai vertici EAV che i tempi sono cambiati. Il costante incremento dei debiti del Gruppo, a cui si aggiunge la stretta creditizia operata a livello nazionale, fa sì che non sia più tollerabile l'attuale esposizione debitoria. Se qualcuno di voi avesse letto il Bilancio Circumvesuviana, e soprattutto i relativi allegati, saprebbe che le banche sono state finora più che indulgenti con la nostra azienda. Certo, non lo hanno fatto per spirito filantropico, visto che si sono premunite di applicarci tassi d'interesse per nulla “amichevoli”. Ora, però, che a livello nazionale tutte le principali banche vengono chiamate a ricapitalizzarsi, i dirigenti bancari locali non possono che stringere i cordoni della borsa. Peraltro, i fidi ci venivano accordati sulla base di un presunto credito nei confronti della Regione Campania che qualche mese fa si è provveduto a rinegoziare fortemente al ribasso. Né possono servire a gran ché le inconsistenti iniezioni di capitale: un bicchiere d'acqua in un mare di debiti. Sempre negli allegati al Bilancio, gli stessi Revisori contabili sottolineano come la situazione finanziaria appaia ”insostenibile ed incompatibile con la sopravvivenza stessa di Circumvesuviana”. I vertici EAV, invece, sembrano voler far passare la tesi che basterà avviare la fusione per far sparire i problemi. A me pare che tale ipotesi sia, invece, solo un maldestro tentativo dilatorio. Mi sembra quasi di udire l'infastidito gruppo dirigenziale EAV profferire le seguenti parole: “uffà, facitece fà natale in santa pace, po' all'anne nuove se vere”. EAV 2.0 come la panacea di ogni male, ma vi pare possibile? Fantasticano di mirabolanti economie di scala, che considerato che quasi l'80% dei costi è fagocitato dalle retribuzioni, paiono difficili, anzi impossibili. Gennarino I (alias Amm. Unico Circumvesuviana), venerdì scorso, preso d'assalto dai lavoratori Circumvesuviana, ha, addirittura, evocato un futuro fatto di assunzioni, sbandierando la risibile idea di una nuova infornata di padre-figlio. Ci mancava che assicurasse anche giovani vergini e fiumi di latte per farci sentire nello Janna, il paradiso islamico. Era disposto a dire tutto, tranne che la verità, pur di scrollarsi di dosso la insolita pressione di gente inviperita, compresa qualche signora ingioiellata, presente alla protesta per convincere gli astanti che anche lei è in difficoltà economica: poverina!
La mia versione dei fatti è, purtroppo, molto più crudele ma sicuramente più in linea con la realtà. Come vado dicendo da anni oramai, il buco è così grosso (almeno 500 milioni di euro) che non resta altra soluzione praticabile che il fallimento pilotato di EAV. Qualcuno obietterà che si sta lavorando alacremente (?) alla fusione. Ma una fusione potrebbe scongiurare il pericolo di fallimento solo, e soltanto se, le aziende da incorporare avessero differenti posizioni finanziarie. La tragica situazione, invece, riguarda tutte le fondenti, compresa la capogruppo. Allora, qualche sempliciotto si starà chiedendo, a che serve fondersi? Ovvio, l'obiettivo è quello di creare un colosso – seppure dai piedi di argilla – che nessuno vorrà, a quel punto, abbattere. La logica che ha portato, fatte le dovute proporzioni, il Governo americano a ricapitalizzare le grandi banche perché erano TOO BIG TO FAIL, troppo grandi per fallire. Qualcuno penserà che senza il fallimento anche i lavoratori saranno tutelati. Sciocchi, sapete chi sono i veri avvantaggiati? Banche creditrici e megafornitori, semplice. Sono loro, soprattutto, ad aver interesse a che il gigante dai piedi di argilla venga tenuto in piedi. Solo così, lentamente ma sicuramente, potranno recuperare quanto “spetta” (?) loro (ahinoi). La incredibile SANTA ALLEANZA sarà, peraltro, sostenuta anche dalla classe politica, compattata da interessi diversi ma opportunamente convergenti. Il centrosinistra, con la coscienza sporca per aver costruito il debito, sosterrà le ragioni del salvataggio nell'interesse dei “poveri lavoratori”. Il centrodestra, invece, cavalcherà le ragioni dei cittadini, a cui, nonostante tutto, non è possibile sottrarre un servizio così essenziale come il trasporto pubblico. I megafornitori, peraltro, sapranno opportunamente ricompensare tanta munifica prodigalità. Una straordinaria, ma classica, convergenza degli schieramenti politici che produrrà il solito pateracchio italico. Dopo una scenografica e poco durevole azione di risanamento, infatti, si procederà a riaprire nuovamente le danze continuando a ballare con la stessa musica del passato.
Ciro Pastore – Il Signore degli Agnellileggetemi anche su http://lantipaticissimo.blogspot.com/ e http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.com/  

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