Magazine Cinema
Ancora classifiche!
E per giunta clamorosamente fuori tempo massimo , visto che siamo al 2 dell'anno e il fine d'anno già ce lo siamo scordato come l'abbiamo trascorso.
Questa è l'ultima, almeno fino a dicembre di quest'anno.
Garantito.
Come è stata questa annata cinematografica ?
Complessivamente direi non male, abbastanza livellata verso l'alto con un sacco di bei film e con un paio di picchi straordinari che vedrete solo leggendo.
Cominciamo che l'ora è già tarda!!!!
10) GUARDIANI DELLA GALASSIA
Non sono un purista Marvel, ho letto poco e male i fumetti dei vari supereroi ma se dovessi scegliere di come vorrei un film Marvel direi che lo vorrei come questo, allegro, scanzonato, un po' cazzone e molto vintage come spirito, diciamo una botta di Guerre Stellari, ma quello del '77 che all'epoca fu un film di rottura e per me che lo vidi al cinema bambinetto, beh non vi dico che impressione.
Niente supereroi con superproblemi ma una masnada raccogliticcia di delinquenti galattici che ispira simpatia a pelle. Nonostante sia una megaproduzione da 170 milioni di dollari non viene fagocitata dagli effetti speciali e ha quell'autoironia manifesta che la rende veramente accattivante.
9) HER
Un modo di fare sci fi nuovo, intelligente e umanista o forse il nuovo film di Spike Jonze fa finta di parlare del futuro per diventare un apologo non sull'amore 2.0 ma sulla solitudine 2.0?
In più Her ha scenografie bellissime, minimal ma di grande effetto, sembra quasi di trovarsi in un museo di arte contemporanea, un attore favoloso che ha già dimostrato in passato quanto possa essere a suo agio in una parte difficile come quella del protagonista di questo film senza per questo diventare la caricatura di uno sfigatello cosmico in cerca di emozioni cibernetiche.
Nella versione originale dà voce al sistema operativo Scarlett Johansson, qui da noi Micaela Ramazzotti: nulla da dire sulla voce ma non è la stessa cosa immaginare che dietro quella voce ci sia l'icona erotica di una generazione di cinefili oppure semplicemente la Ramazzotti.
8) SNOWPIERCER
Cosa dicevamo a proposito del modo di fare sci fi di Her?
Ecco, pur essendo un film totalmente differente potremmo dire le stesse cose.
Intelligente e umanista, con spiccata componente politica e metaforica, Bong Joon Ho si sposta dalla Corea ad Hollywood e dintorni non snaturando il suo verbo, restando cocciutamente e orgogliosamente diverso.
Pur recitato da un cast internazionale e sorretto da una metafora semplice ed intellegibile ( il treno come simbolo della divisione in classi sociali del sistema) racchiusa tra le pareti di un bolide su rotaia perennemente in corsa su e giù per il mondo Snowpiercer mostra tutta la visionarietà di un autore come Bong Joon Ho e mostra di essere figlio di una mente e di una concezione di cinema diversi, trasversali ed imprevedibili.
E le scene di lotta sono girate come solo un maestro coreano le saprebbe girare.
7) NIGHTCRAWLER - LO SCIACALLO
E' stata la sorpresa di questo ultimo scorcio dell'anno: un thriller notturno fotografato in digitale solo come il dio dei fotografi sa fare , un viaggio in un abisso senza fondo di una società ultracompetitiva come quella americana in cui il protagonista, un Jake Gyllenhaal dimagritissimo, un fascio di muscoli e nervi con gli zigomi che sembrano quasi uscirgli dalla faccia e due occhi enormi , mobilissimi che danno l'esatta misura della psicopatologia del suo personaggio, vive il suo Sogno Americano.
Ma è un Sogno Americano marcio alle fondamenta.
Si parla anche di mass media e del potere che hanno: ma è nulla rispetto a quello concesso all'uomo, quel libero arbitrio che da qualunque parte lo si guardi puzza sempre di fregatura.
Il regista è all'esordio : ebbene raramente ho visto esordi così maturi stilisticamente.
6) NEBRASKA
Ovvero la sorpresa mancata alla notte degli Oscar, forse per il suo essere troppo tagliente e a tratti sgradevole.
Eppure è una sorta di commedia on the road, dove il termine commedia deve essere preso nell'accezione più ampia possibile visto che in cabina di regia c'è Alexander Payne, uno che di vetriolo nei suoi film ne sparge sempre a piene mani.
E forse questo non è piaciuto ai giurati dell'Academy probabilmente poco avvezzi a come Payne disegna una ragnatela di rapporti familiari impregnati di ipocrisia.
Nebraska è un viaggio alla ricerca di se stessi perchè il Nebraska è ovunque e in nessun luogo.
Ma forse tutti noi nel cuore ne abbiamo un pezzettino.
Bruce Dern ad altezze siderali.
5) FATHER AND SON
Il ritorno di Hirokazu Koreeda, uno dei registi giapponesi più amati qui a bottega , coincide con un altro grandissimo film, di quello che propone dilemmi etici pesanti come macigni e che lo spettatore si porterà in cuor suo ben oltre il termine dei titoli di coda.
Il bambino è di chi lo ha generato biologicamente o di chi lo ha cresciuto?
Su questa domanda a cui è praticamente impossibile rispondere, almeno per me, si muove una storia di uno scambio in culla di due neonati che per sei anni hanno vissuto in famiglie diverse dalla loro: da una parte un'algida famiglia ricca, dall'altra un gruppo familiare con mezzi economici molto più modesti ma pieno di allegria, di voglia di stare insieme e di senso d'appartenenza.
Koreeda si dimostra ancora una volta straordinario nel raccontare di famiglie disfunzionali e questo film ti lascia svuotato, inebetito soprattutto se hai in casa un paio di bimbetti che ti chiamano papà.
Un film più vero della vita reale.
4) WE ARE THE BEST !
Se avessi fatto parlare solo il cuore e la simpatia che questo film mi ha ispirato fin da subito , sarebbe stato primo senza discussioni, anzi mi spiace che l'ho visto un po' trascurato nei vari classificoni di fine anno.
Moodysson si ripresenta con un film che racconta quella fase che è il limitare dell'adolescenza e dimostra ancora una volta la sua bravura , come nel suo capolavoro Fucking Amal.
Qui siamo alle prese con tre ragazzine che vorrebbero riscrivere le regole del punk, siamo in quel di Stoccolma nel 1982, e , complice una sala prove comunale , riescono a fare musica pur non sapendo neanche l'ABC del suonare uno strumento.
O meglio solo una di loro è una vera musicista.
Quello che conta è però lo sfondo, questo film è una fotografia , una specie di autoscatto, per chi in quegli anni aveva 13 / 14 anni.
Come Moodysson.
E come il sottoscritto che si è identificato abbestia nelle tre protagoniste.
3) THE BABADOOK
Presente già nella classifica di ieri , non ho nulla da aggiungere.
Solo un consiglio di vederlo, possibilmente in originale per apprezzare le acrobazie vocali di Essie Davis .
Un horror australiano che ha quasi rischiato di essere il film dell'anno.
Erano decenni che non succedeva...
2) THE RAID 2 : BERANDAL
Diciamo che i posti numero uno e numero due di questa classifica sono intercambiabili, alla fine il numero uno è stato assegnato per ragioni di...anzianità.
Avevo già apprezzato e parecchio il primo The Raid e credevo che eravamo arrivati all'ultima frontiera dell'action e invece quel bisteccone gallese trapiantato a Jakarta di Gareth Evans mi stupisce ancora una volta portando l'asticella del filmabile ancora più in alto, dove probabilmente al momento non lo può raggiungere nessuno.
Neanche sua maestà Quentin Tarantino.
E vi assicuro che non sto bestemmiando.
Questo è capace di girare una megarissa quindici contro uno dentro un bagno di un metro quadrato oppure una maxi lotta nel fango tutti contro tutti in cui abbondano braccini e gambine spezzate a favore di .
camera.
E stavolta non ci sono solo le armi bianche , si spara anche, in un film più articolato del primo.
Dopo averlo visto uno si chiede come diavolo abbia fatto a girare tali sequenze.
1 ) THE WOLF OF WALL STREET
Il re quest'anno è lui: il piccolo grande Martin Scorsese con il suo film più bello da almeno un ventennio a questa parte.
Il re è lui e non DiCaprio trombato come suo solito nella corsa alla statuetta da lui più ambita.
Chissà tra una trentina d'anni gliene daranno una alla carriera, oppure tra un centinaio, una in memoriam.
Quest'anno è incappato nella prova monstre di McConaughey e sinceramente l'Oscar ci poteva stare
Film che ha scatenato molte polemiche perché da più parti è stato visto quasi come un'agiografia di Jordan Belfort, truffatore milionario alla cui vita si ispira questo film.
Niente di più sbagliato: Scorsese firma un apologo sul denaro che rovina le coscienze, un film non su un Gordon Gekko del nuovo millennio ma su un cialtrone masticato e risputato dalla sua vita di eccessi, alcuni veramente difficili da raccontare.
Oltre al contenuto anche la forma: erano anni e anni che la regia di Scorsese non era così impetuosa e virtuosistica.
Una gioia .
Ok ci si sente per la fine dell'anno sperando che questo 2015 sia un bastimento carico di grande, grandissimo cinema.
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