Torch Song Trilogy (1988)
written and performed by Harvey Fierstein
Arnold Beckoff: I think my biggest problem is being young and beautiful. It’s my biggest problem because I’ve never been young and beautiful. Oh, I’ve been beautiful. And God knows I’ve been young, but never the twain have met. Not so as anyone would notice anyway. Y’know a shrink acquaintance of mine believes this to be the root of my attraction to a class of men most subtly described as old and ugly. I think he’s underestimating my wheedles. See, a ugly person who goes after a pretty person gets nothing but trouble, but a pretty person who goes after a ugly person gets at least cab fare. Now, I ain’t sayin’ I never fell for a pretty face, but when les jeux sont fais gimme a toad with a pot o’ gold and I’ll give you three meals a day, cuz honeys, ain’t no such thing as a toad when the lights go down. It’s either feast or famine. It’s the daylight you gotta watch out for. Well face it, a thing of beauty is a joy ’til sunrise. (drags on his cigarette) There’s another group you gotta watch your food stamps around: The hopeless. They break down into three major categories: married, just in for the weekend (wink) terminally straight. Those affairs are the worst. You go into them with your eyes open, knowing all the limitations, accepting them maturely. Then WHAM BAM, you’re writing letters to dear abbey and you’re burning black candles at midnight. And you ask yourself “Wah happened?” I’m gonna tell you “Wah happened?” You got just what you wanted. The person that thinks they’re mature enough to handle an affair that’s hopeless from the beginning is the very same person that keeps the publishers of gothic romances up to their tragic endings in mink. (holds a scarf up to his face) What do you think? Gorgeous, huh? (pause) Gimme a break, it’s still under construction. For those of you what ain’t yet guessed, I am an entertainer, or what’s left of one. I go by the name Virginia Ham. Ain’t that a kick in the rubber parts? You should hear some of my former handles: Anita Mann, Fonda Boys, Clair Voyant, Fay Ways, Bang Bang La Desh. Yeah, I’m among the last of a dying breed. Well, once the ERA and Gay Civil Rights Bills have been passed, me and mine will find ourselves swept under the carpets, like the blacks done to Amos, Andy and Aunt Jemima. Hey, that’s all right. With a voice and a face like this, what do I got to worry about? I can always drive a cab. You know there are easier things in this life than being a drag queen. But I ain’t got no choice. See, um….Try as I may, I just can’t walk in flats. (laughs) You know there was one guy once. His name was Charlie. Aw, he was everything you could want in an affair and more: he was tall, handsome, rich, deaf. The deafness was the “more.” He ain’t never yelled at me, never complained if I snored. All his friends was nice and quiet. I even learned me some of that deaf sign language. Oh I…I remember some. “Cockroach.” Means “fuck.” Oh this here’s my favorite. Means “I love you.” And I did too. But um…“not” “enough.”(pause) You know, in my life I’ve slept with more men than are named and or numbered in the bible, old and new testaments put together. But not once has someone said “Arnold, I love you.” That I could believe. And I ask myself: “Do you really care?” You know the only honest answer I can give myself is “yes.” I care. I care a great deal. But, “not” “enough.”
Io credo che il mio problema maggiore sia quello di essere giovane e bello… Hmm, è un problema perché non sono né giovane né bello. Oh, sono stato bellissimo e sono stato anche giovane, ma mai le due cose insieme. Tanto non se n’è mai accorto nessuno! Vedere, uno psicanalista amico mio ritiene che sia questa la ragione dell’attrazione che esercito su certi uomini sottilmente descritti come vecchi e orrendi. Secondo me sottovaluta la mia mignottaggine. È che a un tizio brutto che va dietro a un tizio carino rimedia rogne e basta, ma una persona carina che corteggia un tizio brutto i soldi del taxi almeno li rimedia. Anch’io mi sono invaghito di un bel faccino… ma quando les jeux sont faites… datemi un rospo con una pignatta d’oro e io vi assicuro tre pasti al giorno, perché, tesori, tanto sono tutti quanti rospi quando si spegne la luce: o è abbondanza o è carestia. È della luce che dovete aver paura. È la verità. Una cosa bella te la godi fino a che non spunta l’alba. C’è un’altra specie dalla quale dovete molto alla larga: i disperati. I disperati si dividono in tre grandi categorie: gli sposati, quelli di passaggio per il fine settimana, gli irrimediabilmente eterosessuali. E queste avventure sono le peggiori. Uno ci si arrischia con gli occhi bene aperti, conoscendone tutte le limitazioni, accentandole con grande maturità e, patapumfete!, ti ritrovi a scrivere alle rubriche dei cuori infranti o a consultare decine di chiromanti e vai in giro chiedendoti: «Ma che mi è capitato?». Te lo dico io che ti è capitato: hai avuto quello che cercavi. Uno che si crede tanto maturo da poter gestire un rapporto già disperato in partenza è un masochista come chi fa arricchire gli editori di romanzi dell’orrore solo per il gusto di leggere roba che li spaventa. Hmm, che ve ne pare? Favolosa, eh? Un po’ di pazienza, i lavori sono ancora in corso. Per quanti di voi non l’hanno ancora indovinato, io sono un travestito… o quello che ne rimane… Sono nota col nome di Virginia Ham, come a dire Virgina la Prosciuttona, ma ce ne ho avuti tanti di nomi di battaglia: Allah Melomett, Cuccami L’Ano, Chiara Veggente, Gola Profonda, Ban Bangladesh. Sì, sono un esemplare di una specie in estinzione. Quando la Costituzione riconoscerà ai gay l’uguaglianza, io e quello come me ci ritroveremo spazzati sotto il tappeto, proprio come i neri hanno fatto con lo Zio Tom. Ma va bene così. Ehi, con questa faccia e questa voce di che cosa mi sto a preoccupare? Posso sempre fare lo scaricatore di porto. Ci sono cose più facili a questo mondo del mestiere del travestito. Ma io non ho altra scelta, perché, per quanto io ci provi, non riesco a camminare senza tacchi. (Ride) Sapete, una volta c’era un tizio, si chiamava Charlie. Oh, aveva tutto quel che si poteva desiderare per un rapporto. Era molto alto, bellissimo, ricco, sordo… la sordità era il meglio. Non ha mai strillato con me, non si è mai lamentato perché russavo, aveva amici calmi e tranquilli. Ho anche imparato qualcosa del linguaggio a segni. Oh, me ne ricordo ancora qualcuno. Scarafaggio! Questo è fottere. Ah, questo è il mio preferito, vuol dire io ti amo… e io l’amavo davvero… però non abbastanza. Vedete, nella mia vita sono stato a letto con più uomini di quanti ne nomini la Bibbia, Vecchio e Nuovo Testamento insieme, e mai una volta che uno abbia detto “Arnold, io ti amo” in modo convincente e allora io mi domando: «Ci tieni sul serio?» E in fondo l’unica risposta sincera che riesco a darmi è “Sì, ci tengo. Ci tengo moltissimo”… ma non abbastanza.