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Torchio, Milesi e Gramignoli per il Centro popolare lombardo e Ambrosoli: ecco il programma

Creato il 26 gennaio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Il Centro popolare lombardo, a sostegno di Umberto Ambrosoli,  candida Giuseppe Torchio capolista, oltre a Clarita Milesi e Matteo Gramignoli, inviando anche un’ampia sintesi del programma elettorale. Che merita lettura: è una forma di impegno e di chiarezza dei candidati. Giuseppe Torchio ha lunga storia politica ma per uno strano fenomeno appare assai vivace: le battaglie contro il centrodestra che domina la provincia di Cremona parlano da sole. Chiara Rita Milesi (per esteso), anche lei consigliere provinciale, è architetto lascia l’IdV e si candida con il Centro popolare, che attinge alla solida tradizione del pensiero democratico cristiano. Questo è un segno di vitalità nell’intento di rinnovare la Lombardia sconvolta troppi lustri di malgoverno formigoniano, culminati in una paurosa serie di inchiestre giudiziare che raggelano il sangue dei buoni, dei laboriosi, degli alternativi, dei riformisti, di chiunque abbia un cuore che chiede giustizia. Matteo Gramignoli, cremasco, è presidente di Hospital Services, proviene e rappresenta il mondo cattolico, è vicino al sindaco di Crema Stefania Bonaldi e offre la propria preparazione professionale al settore della sanità.

 

SINTESI DEL PROGRAMMA ELETTORALE

Cambiare la concezione del bilancio regionale

Occorre rivedere le priorità del Documento Strategico Annuale e rendere il bilancio di previsione uno strumento più realistico e partecipato affiancandogli nella sua gestione l’istituzione di un comitato permanente di monitoraggio in coordinamento tra la Giunta e il Consiglio che avvii l’inattuato Controllo Strategico.

Il Consiglio Regionale, nelle sue diverse componenti deve potersi riappropriare del bilancio come strumento di indirizzo, di programmazione e di controllo dell’esecutivo, correggendo il governatorismo e ripristinando la sua funzione di Parlamento rappresentativo che assegna all’esecutivo il budget necessario, non viceversa.

Rilanciare la concertazione con le parti sociali

Va rilanciata in Lombardia, dove sono più consistenti le risorse intellettuali ed economiche e più competitive le opportunità produttive, la concertazione con le parti sociali proclamando e convocando gli Stati Generali dell’Economia, per fronteggiare la gravità della crisi, coinvolgendo anche Università, banche, economisti ed altri,affinché vi sia il sostegno più alto possibile allo sviluppo e alla crescita per dare consistenza alle energie che non si rassegnano alla cultura del declino.

Cambiare le politiche di sviluppo

Concentrare le risorse di investimento e le politiche strategiche a sostegno della produzione e del lavoro per stimolare il più possibile la crescita e mitigare l’inevitabile effetto depressivo delle manovre di risanamento della spesa pubblica del Paese.

Ridefinire le grandi opere

Dare certezza di finanziamento e un puntuale crono-programma ai grandi investimenti sulle infrastrutture della mobilità e della modernizzazione competitiva del territorio che sono il più consistente volano regionale di sostegno allo sviluppo.

Expo 2015, in particolare, è un importante traguardo per completare il progetto della mobilità sostenibile di impostazione strutturale europea.

Sarà di fatto la spia che ci dirà se potremo restare in Europa con ruolo e prospettiva di affidabilità.

Nuovo patto con le imprese

Nella consapevolezza di non poter disporre di risorse pubbliche aggiuntive ma anzi di doverle contenere e concentrarle per priorità selettive occorre mettere in campo una rivisitazione rigorosa delle risorse regionali con le parti sociali. Vanno meglio finalizzate e ampliate, in particolare, le politiche di sostegno delle piccole e medie imprese, indirizzandole alla competitività globale con sostegni per l’internazionalizzazione, il risparmio energetico, la green economy, le nuove tecnologie, il made in Italy e Lombardy e le nuove prospettive turistiche e culturali.

Le PMI rappresentano la quasi totalità del tessuto economico lombardo, e in questa categoria occorre considerare il ruolo di assoluta rilevanza delle micro imprese fino a 9 addetti (l’88% del totale) e delle ditte individuali (oltre 400mila in Lombardia). In quest’ottica occorrerà ipotizzare:

  • ·l’accesso delle PMI di tutti i comparti ai fondi strutturali dell’Unione Europea programmati da Regione Lombardia;
  • ·la frazionabilità degli appalti pubblici per consentire la partecipazione delle PMI;
  • ·nuove e ulteriori misure di semplificazione delle procedure amministrative e di riduzione dell’eccessiva burocrazia.

Rinegoziare con le parti sociali gli investimenti per il sostegno alle imprese che vanno incrementati, anche garantendo più ampie disponibilità creditizie, per la riduzione della disoccupazione – specie quella giovanile – e politiche di formazione e ricerca.

·Le aggregazioni sulla dimensione di impresa capaci di recuperare competitività, anche sui mercati esteri, vanno rilanciate. La Regione deve strutturare fondi consistenti capaci di favorire aggregazioni di sistema, politiche di distretti provinciali, sostegno reale all’export di reti di impresa, promuovere nuove relazioni sul territorio tra banche e imprese, con stimoli all’innovazione finanziaria, commerciale e organizzativa che compensino le riduzioni di intervento dei budget pubblici.

Nuovi fondi per favorire le reti di impresa (soprattutto attraverso lo strumento del contratto di rete) e i distretti (in Lombardia, in particolare, l’esperienza dei 200 Distretti del Commercio è strategica), e per avviare nuovi progetti in tema di città “smart” vivibili e sostenibili.

Sarà opportuno, nella X Legislatura, procedere ad una razionalizzazione di tutte le forme esistenti di partenariato pubblico/privato(non solo i Distretti ma anche i Sistemi turistici locali, i Gruppi di Azione Locale co-finanziati con risorse della comunitarie FSR, i Piani Integrati d’Area promossi nell’ambito della programmazione FESR): obiettivo sarà evitare le sovrapposizioni e impiegare meglio le risorse.

La promozione delle relazioni tra banche e territorio per sostenere lo sviluppo economico deve passare necessariamente dalla valorizzazione del ruolo dei Consorzi Fidi.

 

Una nuova politica per lo sviluppo

  • ·Vanno salvaguardate con le politiche fiscali e finanziarie le imprese di piccole e medie dimensioni che hanno una funzione essenziale per la crescita del PIL e che sono, ora più che mai, decisive per la tenuta e la coesione di una società che possa guardare oltre il cupo orizzonte della crisi.

  • ·Monitorare e rilanciare i principali progetti di lavori pubblici delle Provincie e degli enti locali per renderli cantierabili con maggiore rapidità e una programmazione certa. Passare velocemente dai progetti ai cantieri. Utilizzare più intensamente lo strumento della finanza di progettocon assunzione di una maggiore responsabilità da parte dei gestori delle opere, (come è stato fatto nel caso della Brebemi), in un coordinamento propositivo e costruttivo delle istituzioni locali.
  • ·Occorre una revisione delle procedure per l’assegnazione di contributi e di finanziamenti che privilegi la costituzione di fondi di rotazione destinati al mondo delle imprese, al sistema produttivo e al sistema delle autonomie locali. Non più co-finanziamenti, non più finanziamenti a pioggia, ma finanziamenti a tasso zero che con la riscossione delle rate annuali possano continuamente alimentare negli anni ulteriori investimenti.
  • ·I Comuni sono abbandonati a loro stessi, tentano con difficoltà di mantenere un livello decente dei servizi e, soprattutto, non hanno più soldi né per le manutenzioni né per nuove opere. Occorre unaalleanza delle autonomie locali lombarde con un consistente fondo di rotazione da destinare ai Comuni per le attività di progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva. Tutti gli amministratori sanno che se non vi sono progetti non è possibile accedere a qualsiasi finanziamento. Un fondo di rotazione per opere pubbliche solo per interventi la cui cantierabilità sia garantita almeno nei successivi sei mesi. Non è più il momento di disperdere risorse in mille rivoli, di tenerle vincolate per anni senza che le opere e i servizi partano. C’è ancora bisogno di formare ben altre alleanze con il sistema degli Enti Locali della Lombardia che vanno sostenuti non solo per rispettare i “Patti di Stabilità” con l’Europa – non invitati a disattenderli – perché sono in prima linea ad applicare rigore e contenimenti, e attorno ai quali ruotano le pur scarse risorse per attivare “patti di crescita”.

  • ·Più coordinamento e sussidiarietà con i Comuniche non possono subire, oltre i tagli nei trasferimenti governativi, ulteriori tagli regionali deprimendo l’erogazione dei servizi sociali in tempi in cui aumenta la richiesta per le nuove povertà sempre più diffuse.
  • ·Avviare un progetto regionale di dismissioni di patrimonio pubblico e di partecipazioni in Società Per Azioni, finalizzando le risorse ricavabili al consolidamento del debito regionale e alla sua gestione finanziaria fattasi più onerosa e al tempo stesso risanando ristrutturazioni urbanistiche di qualità di ampia portata.

Un nuovo patto con i comuni

Un patto per la coesione

Attenzione particolare nella rimodulazione delle politiche di welfare anche a settori capaci di garantire coesione sociale e tenuta di fiducia.

Per lo sport dilettantistico, in particolare, che rappresenta oggi una fondamentale funzione sociale ed educativa, dando anche un nuovo spirito di squadra al Paese, va avviata una nuova politica regionale che sostenga l’associazionismo, il volontariato, la pratica popolare diffusa, la collaborazione con le scuole.

Questo nuovo sostegno si rende necessario a fronte del rischio di smantellamento dei presidi organizzativi sul territorio del Coni, le cui funzioni vanno ripristinate e rese complementari.

Un patto per la distribuzione

Sarà indispensabile proseguire e ove possibile rafforzare l’esperienza positiva dei Distretti del Commercio, anche chiedendo un impegno della Regione per:

  • ·sostenerli con apposite risorse, anche da individuarsi nell’ambito della nuova programmazione 2014 – 2020 del FESR (almeno il 5% dei progetti strategici deve riguardare l’attrattività dei centri urbani);
  • ·supportare la nascita di reti di impresa nei distretti;
  • ·incentivare la formazione delle figure professionali in grado di governare le dinamiche di distretto (manager di Distretto);
  • ·introdurre forme di fiscalità di vantaggio per i Distretti, agendo sui tributi propri della Regione e sui tributi comunali;
  • ·sostenere le attività di Distretto particolarmente innovative (eccellenza dei Distretti lombardi) come fonte di attrazione di investimenti da parte di operatori anche stranieri.
  • ·Irrisolta è la questione dell’area metropolitana milanese che non è solo un problema di nuovi assetti istituzionali di governo del territorio ma è priorità socio economica nel considerare Milano capitale dell’economia mediterranea e capitale della borsa e porla al centro decisivo di modernizzazione nel flusso di uomini e merci per un nuovo rapporto tra minifattura, terziario, servizi e ruolo finanziario come naturale approdo del cambiamento e della competitività.
  • ·Il riordino delle Province sulle indicazioni di semplificazione e di riduzione dei costi del Decreto del Governo sollecita una valorizzazione delle autonomie locali soprattutto nella prospettiva della nuova dimensione degli Stati Uniti d’Europa, dei popoli e delle regioni. È necessario correggere anche centralismi e dirigismi regionali che si sono formati a discapito dei territori e dei comuni che devono ritornare centrali nella considerazione di ruoli, competenze e risorse adeguate per un autentico federalismo regionale europeo. Va meglio definito “chi fa e che cosa” nella pari sovranità tra Stato, Regione, Comuni, vaste Aree provinciali, nel governo del proprio territorio.

  • ·Riordino da subito degli assetti istituzionali a partire dall’area metropolitana e dalle dimensioni aggregative delle aree vaste e dei piccoli Comuni, che vanno meglio coordinati ma non soppressi, per produrre economie e reali tagli di costi semplificando anche la non più sopportabile duplicazione di ruoli e funzioni e l’ampliarsi della dimensione pubblica di società gestionali che si sostituiscono alle attività istituzionali degli enti locali.
  • ·Consapevoli degli standard del sistema sanitario regionale lombardo, tra i migliori in Europa, in termini di efficacia ed efficienza, risulta improrogabile una riforma dell’assetto di governo della sanità lombarda che riallacci la rete degli erogatori al territorio. Occorre, infatti, ricostruire un forte ruolo di programmazione dell’offerta sanitaria da parte degli Enti Locali in modo da evitare le distorsioni provocate dall’eccessivo accentramento regionale in tema di governance.
  • ·La seconda priorità in tema di sanità è rappresentata dall’urgenza di intensificare il lavoro di verifica ed analisi della spesa in modo da eliminare esistenti sacche di spreco o di inefficienza senza che ciò comporti un aumento dei costi per il cittadino. Ogni Euro erogato da Regione Lombardia, in sostanza, deve essere legato ad una responsabilità diretta di chi è chiamato a gestire una struttura o un servizio sanitario.

Riforma delle Istituzioni

Riforma della sanità

 

Riforma della burocrazia

Se la Lombardia avverte la necessità di una nuova politica “alta”, autorevole e credibile, sostenuta da un consenso largo ha bisogno anche di una burocrazia complessiva regionale che sia supporto efficiente alle scelte degli amministratori, che sappia far squadra con Stato, altre Regioni, Comuni e Provincie accorpate risolvendo e rimuovendo i troppi lacci e lacciuoli che da decenni appesantiscono l’appetibilità e la convenienza dell’investire in Lombardia.

Rimettere in moto la macchina agricola regionale

 

Una priorità per il rilancio delle attività economiche e per evitare il blocco della riforma della Pac con lo slittamento delle iniziative di sviluppo rurale, il ritardo dei bandi per i fondi europei e il blocco degli investimenti nel settore agroalimentare con il rischio di perdere le risorse stanziate da Bruxelles. Sempre in tema di politiche agricole occorre riportare trasparenza nel sistema delle quote latte e aggredire la questione dei nitrati di estrema attualità dopo le disposizioni introdotte con la legge di stabilità per mantenere il primato della nostra regione su scala nazionale


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