Dieci progetti, dieci idee sono nate per rilanciare Torino. Idee che nascono dal piano strategico creato da Valentino Castellani, sindaco di Torino negli anni Novanta e fino al 2001, sotto la dirigenza di Anna Prat. Il piano, denominato “Torino Strategica”, deve essere ancora ultimato e ambisce a giungere all’avviamento completo entro il 2025. Ciascun progetto sarà gestito da un manager specificatamente delegato. Il piano è suddiviso in alcune macro aree, il Comitato Scientifico, la Commissione sviluppo economico e la Commissione Territorio metropolitano.
I progetti si snodano attraverso ambiti diversi, atti a far rinascere Torino come città dalle mille risorse. I punti chiave si possono illustrare con il tentativo di far avvicinare nuove realtà imprenditoriali, anche estere, alla città, ridurre la burocrazia e aumentare la specializzazione delle conoscenze. Tra gli altri progetti vi è la possibilità di offrire garanzie a potenziali investitori e, ultimo ma non ultimo, rendere Torino un esempio vivente di perfetto bilinguismo. L’idea di una città che padroneggia perfettamente due lingue è sicuramente un segno di desiderio di apertura e possibilità per il futuro.
Torino potrebbe infatti diventare una città effettivamente internazionale, a partire dagli investitori e finendo con il linguaggio. I vantaggi sono diversi, e uno tra i tanti è proprio la possibilità ancora maggiore di rendere la città un polo più appetibile per gli investitori di nazionalità straniere. I tre pilastri su cui si basa l’idea, ognuno dei quali è a capo di tre progetti specifici, sono, come già accennato, una ferrea specializzazione dei lavoratori, l’attrazione di nuovi investimenti e una rivoluzione per una pubblica amministrazione ed una burocrazia più snella ed agile. Tutto questo potrebbe essere utile a far sì che Torino possa ambire a diventare una specie di “piccola Svizzera”, nelle parole di Prat, anche attraverso acceleratori per favorire la nascita e lo sviluppo delle startup.
Il programma è stato presentato dall’attuale sindaco Fassino al forum Ambrosetti di Cernobbio. Il sindaco sostiene che: -Esiste un “caso Torino”, ed è l’esempio di come nella crisi una città che si è ritrovata nel giro di vent’anni con 10 milioni di metri quadri di fabbriche abbandonate, è stata capace di trasformare se stessa e di trovare una nuova identità e un nuovo modello di sviluppo.- E’ quindi importante puntare sulla -ricerca di nuove vocazioni, di una pluralità di vocazioni. La storia di Torino non è finita.- Vocazioni che però non possono più essere generiche, come ha confermato Anna Prat: -Torino non sarà mai come Milano, una città dove trovano servizi indistinti e misti, ma sarà una piazza in cui sviluppare dei servizi legati a produzioni specifiche.-
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Torino e i dieci progetti per rinnovare la città
Creato il 09 settembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_onlinePossono interessarti anche questi articoli :
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