Paola Pluchino. Elisa Lenhard e Francesca Solero, sono le curatrici della quinta edizione di Torino Over12, progetto espositivo itinerante che ha aperto i battenti con una mostra collettiva al MAO (Museo d’Arte Orientale), visitabile fino al 15 luglio proponendo anche una serie di interventi site-specific in giro per le metropolitane di Torino. I video proiettati, percorreranno poi, dal 30 giugno le rotte di Edimburgo, Maribor, Rotterdam, Bordeaux, Tirana/Himare e Glasgow. Un progetto imponente ad opera dell’associazione culturale Elle contemporaryprojects, che ha coinvolto moltissimi partner culturali. Rilasciano per The Artship un’intervista, spiegando ai lettori il perché di questa iniziativa.
Know how
Elisa Lenhard. Su quale rapporto gioca l’arte nei confronti di fenomeni quali turismo, economia e politica?
In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, promuovere l’arte contemporanea attraverso eventi culturali credo sia importante per stimolare e favorire il turismo rimettendo così in gioco le dinamiche economiche di questo settore che purtroppo non sta vivendo un momento facile.
Francesca Solero. In che termini deve svecchiarsi l’idea della curatela, soprattutto in rapporto agli studi sulla museografia e della fruizione artistica?
La scelta di inserire la mostra in un museo di arte orientale sperimenta l’incontro tra ricerche espositive diverse. È un’operazione insolita dal punto di vista della collezione e conservazione del MAO, ma capace di generare nuovi spunti di riflessione e amplificare la fruizione dell’intero patrimonio artistico presentato, storico, archeologico, contemporaneo, immaginario.
Torino Over12 il progetto
Elisa Lenhard. Torino Over12 è un progetto complesso, agli occhi degli studiosi, pieno di interessanti risvolti teorici. Da una parte troviamo un’esposizione collettiva d’arte contemporanea in un luogo – il Mao – solitamente poco incline ad ospitare questo tipo di mostre, dall’altra abbraccia il territorio urbano, intervenendo con piglio sicuro, all’interno di quel contesto sociale che a Torino sembra trovare il luogo di ideale traino italiano. Ci vuole raccontare più specificamente?
La mostra, in quanto evento collettivo, cerca di essere un momento per mettere a confronto realtà artistiche nazionali ed internazionali. È partecipe dell’importanza di inserire Torino all’interno di un circuito culturale aperto ai contatti con altri paesi, uno stimolo per tutte le istituzioni culturali a procedere in questa direzione. Il tema del viaggio ben si adatta a questo fine e il percorso museale del MAO, che evoca luoghi lontani, risulta molto suggestivo in questo senso.
Francesca Solero. Torino Over12 esprime tutta la potenza delle nuove generazioni di artisti nel loro essere erranti, incapaci di cementificarsi esclusivamente in realtà istituzionali. Ci vuole raccontare dei protagonisti?
Molti tra gli artisti invitati, sia per la sezione video che per la parte installativa, hanno biografie ricche di esperienze di mobilità . Progetti concepiti all’interno di un viaggio o ancor più spesso viaggi esperiti in funzione di un progetto. La scelta degli artisti è stata comunque eterogenea per non omologare dinamiche espressive ed espositive in un’unica direzione.
In realtà non abbiamo incontrato, da parte degli artisti, resistenze di inserimento delle opere in un contesto istituzionale. Anzi, anche nel caso di artisti soliti alla ricerca sul campo, alla restituzione intima e visionaria delle esperienze “dell’andare”, il dialogo tra le opere e la collezione museale si è rivelato stimolante e di alto profilo. La qualità delle operazioni presentate, anche nel caso di 1 Year Tour, rivela figure di artisti capaci di relazionarsi professionalmente con la realtà delle cose senza compromettere la profondità delle proprie ricerche. La libertà non sta nel non avere costrizioni ma nel riuscire a far emergere la propria ricerca espressiva, senza deviazioni o compromessi, in consonanza con l’ambiente e la cultura che la accoglie. Il viaggio è questo. La propria voce nell’incontro e nella relazione.
Un lungo dibattito
Elisa Lenhard. come siete riuscite ad organizzare questo 1 Year Tour, che abbraccerà tante realtà territoriali, tra di loro molto diverse?
Semplicemente aprendo un dialogo di reciproco scambio con le realtà coinvolte.
Francesca Solero. All’occhio vergine del passante potrebbe sembrare che le installazioni video presentate siano contenuti pubblicitari, un’ originale rèclame; c’è la volontà di posizionarvi per differenza? E come riuscite a far concepire allo spettatore che quello che vede è un prodotto artistico?
Non credo che si debbano sempre anteporre le etichette ai prodotti. Le opere video sono presentate per essere fruite da un pubblico multiforme, sia che riconosca immediatamente la dimensione artistica del progetto sia da chi, ignaro o frettoloso, non ne inquadra la tipologia e fatica a posizionarlo. Le immagini e le storie parlano da sole, offrono visioni e poetiche personali.
Elisa Lenhard. La video arte, nella vostra interpretazione pubblica seduce per la scelta di allargare il bacino dei fruitori. Quale circolo virtuoso pensate possa generare questo intervento?
La video arte non viene proposta in questo contesto solo con il fine di coinvolgere un pubblico più vasto. Essa è un mezzo artistico come può essere la scelta di un artista di usare la creta, la fotografia, ecc… Inoltre la video arte diventa un sistema per poter rendere la mostra itinerante, fruibile in altri contesti internazionali con i quali si vogliono creare nuove sinergie.
Francesca Solero. Quale documentazione sarà prodotta, cosa si conserverà di questa iniziativa?
Stiamo ultimando una pubblicazione, una sorta di “magazine di viaggio” che conterrà la documentazione degli eventi e sarà presentato il 3 luglio al MAO e a Spazio Ferramenta.
Un auspicio comune
Ci auguriamo che il progetto abbia un risvolto positivo nel panorama culturale della città, che susciti curiosità, interesse, e che sia di impulso alla promozione di eventi volti a valorizzare la cooperazione e l’integrazione tra il territorio e altre realtà internazionali.