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tornando verso casa

Creato il 03 marzo 2011 da Luci

salgo sul treno a novara, abbandonando con molto piacere il binario gelido spazzato dal vento.

sono con le pive nel sacco perchè di mercoledì tutti i “gorgonzolai” sono chiusi e quindi niente formaggio da portare a casa.

pazienza, lo compro alla coppe e amen.

dopo poco sono a milano, di nuovo, come il giorno prima ma in direzione contraria.

non cambia la sensazione di estraneità, di troppo grande, di freddo e di fretta.

il cartellone mi dice che l’eurostar potrebbe subire dei ritardi, non mi va per nulla. quando si è sulla strada di casa ogni minuto da aspettare sembra troppo.

salgo sul treno, di nuovo in prima classe, stavolta in cima al treno.

noto dopo pochissimo che sono una delle tre donne, l’unica colorata. ho una sciarpa rosa pallido e un maglioncino viola. strido col nero degli abiti da affari degli uomini grigi che mi circondano.

i primi venti minuti è un colossale tetris umano.

per fortuna prendo posto nel mio sedile e mi immergo in un libro.

quante volte un libro mi ha salvato dagli sguardi altrui…

intorno a me è tutto un incasinamento di uomini d’affari che vogliono star seduti insieme ma non hanno fatto insieme la prenotazione e si siedono dicendo “se poi arriva qualcuno ci muoviamo”. ma è una prassi talmente generalizzata che quando, due minuti prima della partenza, sale la signora numero quattro, da sola, con tre valigie e si vuole sedere dove le spetta, che tutto intorno è occupato, il castello crolla.

e chiudi il computer e prendi la giacca e sposta la valigia, e tira il trolley e mi scusi signora e mi scusi signore e guardi questo è il mio posto e allora come facciamo andiamo nella carrozza ristorante anzi no restiamo qui anzi compriamo la carrozza numero due e occupiamola fino a bologna e scusi quel giornale è il mio ah no, pensavo, scusi mi passa la giacca, proprio adesso deve suonare il telefono, si la richiamo dopo, sono in riunione su un eurostar.

io penso che di lavorare per oggi ho finito e che il viaggio per tornare a casa quello ha da essere, niente di più niente di meno.

decido perfino di mangiare.

sapevate che sull’eurostar servono il cinghiale in umido?

sapevatelo!


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