Magazine Lavoro
Eccoli, con le loro foto da prima comunione, chi posato e serio sul solito fondale azzurro, chi falsamente sorridente come una iena che attende la morte della sua preda, chi in giacca e cravatta, chi con le maniche rimboccate come se dovesse davvero fare qualcosa che non ha mai fatto in vita sua, cioè lavorare.
C’è chi non esita a fregiarsi del logo e, probabilmente ad utilizzare i fondi, del Comune di Milano, come quello che si definisce, ahimé, “Un poliziotto in Comune”, cosa che suscita una certa apprensione.
Lui non si accontenta del solito volantino formato busta, no, per uno come lui serve una brochurina formato mezzo A4, piena di fotografie di un sessantenne invecchiato male, in divisa da poliziotto e l’aria tra l’ammiccante e il minaccioso.
Ma più delle foto, a far davvero paura, è il contenuto del libretto, inviato a mia moglie in virtù “della napoletanità che ci accomuna”.
Ecco qualche esempio:
“Vi ricordate? Avevo scritto: stop alle bande giovanili ubriache di birra il sabato sera. Fatto”.
“Vi ricordate? Avevo promesso: farò quanto servirà per consentire ai Cittadini di Milano di tornare in Piazza nelle tiepide sere di maggio ...dopo il rosario. Fatto”.
“Unico caso in Italia a Milano abbiamo introdotto il ‘Patto di legalità e socialità’ nei campi nomadi per garantire il rispetto delle norme di convivenza civile! E questi sono i risultati: 405 sgomberi di insediamenti e campi nomadi abusivi, 2.600 costruzioni illecite abbattute, 6.500 nomadi allontanati da Milano”.
Minchia, signor tenente!C’è poi quell’altro, sempre al servizio di un sindaco sciagurato, che si propone come un prosciutto, o un mobilificio brianzolo, con lo slogan “Professionalità e competenza” che è un po’ come dire “Qualità e cortesia” oppure “Comfort e convenienza” che mi ricordano tanto gli esordi di Berlusconi con Telemilano 58. A proposito, come mai su YouTube si trovano sigle e programmi Rai che risalgono ai primi anni sessanta, ma niente, assolutamente niente, che ricordi gli esordi televisivi del cavaliere?
Ma chissenefrega, per tornare al candidato “Professionalità e competenza”, dirigente, tra l’altro, di un reparto dell’ospedale di Niguarda Cà Granda, va ricordato almeno in parte il brillante curriculum che snocciola in così poco spazio:
Maturità classica presso l’Istituto Gonzaga, antipatica quanto prestigiosa istituzione privata della Milano bene, di cui si vanta di essere un componente direttivo dell’Associazione ex allievi. Un modo come un altro per non disperdere conoscenze importanti e influenti, in poche parole e, alla faccia di ciò che pensa l’esimio Gustavo Zagrebelski, una delle tante caste che se la cantano e se la suonano alle nostre spalle.
Ma non basta, Canino - così si chiama, perché nasconderlo? - si laurea in Medicina e chirurgia con specializzazione in ginecologia e istologia patologica, con tanto di master in sessuologia. È inoltre presidente dell’associazione cattolica operatori sanitari della diocesi di Milano, segretario della società lombarda di ostetricia e ginecologia e fiduciario per la Lombardia del sindacato medico FESMED. Più altre varie cariche nel Pdl e in associazioni, compreso ‘sto cazzo di Rotary Club, che non ho ancora capito a che cavolo serve, anche se ho il dubbio che sia un po’ come una specie di P2 che, con la scusa delle opere di volontariato e amenità simili, non fa altro che raccogliere l’ennesima casta degli affari. Ma a scanso di equivoci, qui lo dico e qui lo nego, potrei anche sbagliarmi...
E poi tutti gli altri peones della politica che, improvvisamente, si accorgono di essere nostri carissimi amici, concittadini, compaesani e compagnia bella, compreso il solito consigliere comunale che a natale mi invita sempre a mangiare una fetta di panettone in qualche prestigioso albergo milanese e che, questa volta, ha il piacere di invitarmi in un albergo in zona Centrale per “...uno scambio di idee in vista della prossima scadenza elettorale...” alla presenza addirittura dell’onorevole Mariastella Gelmini.
Sì, è proprio lui, l’unico che risponde alle mie email, quello che promette sempre di interessarsi al mio caso, ma che riesce sempre a non ricevermi.
Penso che gli scriverò anche questa volta. Per me è ormai diventato un gioco, un gioco in cui lui fa la parte del gatto e io del topo e che, in tutta onestà, mi diverte non poco.
Alla luce di tutto questo, credo che questa volta sia davvero giunto il momento di tornare a votare dopo anni di disinteresse e disillusione totali. Non tanto perché ho riacquistato fiducia nella politica, anzi, ma per evitare almeno che gente come questa occupi posti dai quali possa dirmi cosa fare o non fare, come vivere, quali valori insegnare ai miei figli.
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