Torta al limone di zia Lella

Da Jessiericetta
La zia Lella, come chi frequenta codesto blog ben sa, è una cuoca sopraffina. Come tutte le cuoche sopraffine ovviamente minimizza il suo operato con infinite declinazioni sul tema "ma è una sciocchezza che sanno fare tutti", le quali ovviamente non ingannano chi si dà del tu da assai meno tempo con i fornelli, e sta pian piano imparando a sue spese quanto quelle sciocchezze che sanno fare tutti vengano in maniera decente solo dopo non pochi e pazienti tentativi.
L'esempio primigenio della sciocchezzuola alla portata di tutti è la torta al limone. Quella di zia riesce alta come un cuscino sprimacciato, leggera, profumata, deliziosa, e si stacca dal suo quasi centenario stampo con buco al centro senza opporre resistenza e senza perdere nemmanco una briciola del suo involucro dorato. Quella di chiunque altro che si cimenti, giacché la zia a differenza della cuoca media è assai generosa e divulga le sue ricette molto volentieri, ha in genere l'altezza di un celebre economista degno del Nobel, la consistenza di una palla da tennis e l'aspetto di un campo dove si sia tenuto un congresso di talpe.
In molti mi hanno chiesto qual è il segreto della zia. E io rispondo che nulla può battere una lunga pratica (la quale si va perdendo, perché è assai più comodo comprare il dolce o la merendina al supermarket) e una preparazione che sia fatta con amore sia per la cucina sia per coloro che mangeranno il risultato dello spignattamento.
Codesta risposta viene considerata poco scientifica. Io la considero empirica in quanto basata sull'osservazione diretta, ma mi rendo conto che è questione di opinioni.
Come che sia la torta al limone di zia Lella, oltre a essere deliziosa e ottima sia come merenda che come dessert (in quest'ultimo caso basterà accompagnarla con una bella ciotola di crema pasticcera), è pure un ottimo banco di prova per testare l'accuratezza del proprio lavoro ai fornelli, elemento dal quale la riuscita di un piatto dipende più che spesso. Se ci si mette poi che è molto divertente e veloce da realizzare anche con i bambini, direi che gli incentivi per mettersi all'opera non mancano davvero.
Ingredienti:
350 grammi di farina
250 grammi di zucchero
tre uova
una tazzina da caffè di olio
la buccia grattugiata di un limone
una bustina di lievito
due o tre cucchiai di latte tiepido

Preparazione:
in primis accendete il forno a 180° in modo che si scaldi come si confà (col freschino di questi giorni un po' di tepore in cucina sarà cosa ben gradita) e provvedete a imburrare e infarinare uno stampo con il buco: nulla vieta di usare una normale teglia, ma per me la torta al limone è con il buco al centro e grande stile ruota di bici, per cui vi suggerisco quello.
Rompete le uova, separate i tuorli dagli albumi e tenete questi ultimi da parte, magari in una bella ciotola in frigo. Battete i rossi con lo zucchero fino a quando l'aspetto sarà chiaro e spumoso con notevole aumento di volume (allo scopo potrete usare uno sbattitore elettrico oppure, se siete di malumore, la solita cucchiara di legno: al termine dell'operazione sorriderete come bodhisattva). Quindi incorporate la buccia di limone, l'olio a poco a poco, la farina aggiungendola pian piano a cucchiaiate e il lievito sciolto nel latte, sempre mescolando con attenzione e con somma pazienza. Il risultato sarà un bell'impasto morbido e filante: diventerà ancora più morbido quando vi aggiungerete gli albumi montati a neve.
Per montare i bianchi (usate stavolta la tecnica moderna, o a fine operazione con la classica frusta avrete la serenità d'animo di un appassionato di blues che si trovi a un concerto di Gigi d'Alessio) la zia impiega il vecchio trucco del pizzichino di sale; i miei amici ingegneri suggeriscono quello del goccino di limone che, secondo la scienza, dà risultati di gran lunga migliori. Voi scegliete quello che più vi aggrada, e quando vedrete gli albumi della giusta consistenza - evitate la famosa prova della ciotola a testa in giù: diverte tantissimo i bambini, ma fin troppa neve di uova ho visto planare per terra - incorporateli a cucchiaiate nell'impasto con movimento dal basso verso l'alto.
Fatto ciò, versate il composto nello stampo (la zia si raccomando di evitare schizzi sulle pareti dello stesso, che cuocendo assai prima del dolce si carbonizzano con pessimi effetti) e mettete in forno sul piano intermedio.
Se avete fatte le cose come si confà, vedrete il dolce che cresce giulivo e dopo un'oretta circa diventa bello dorato in superficie (se non vi fidate del vostro naso che vi dice che è cotto, fate pure la prova stecchino). A quel punto tiratelo fuori dal forno, fate raffreddare per qualche minuto, acchiappate lo stampo con un bel canovaccio spesso, scuotetelo delicatamente dal basso verso l'alto per vedere se il dolce si stacca, e se è così rovesciatelo su un piatto (facendovi i complimenti se l'avete sformato alla zia Lella, ovvero del tutto integro) e ri-rovesciatelo su una gratella dove lo lascerete finché non si fredda del tutto, in modo che si liberi dell'umidità in eccesso.
Se non avete fatto le cose come si confà, pazienza. La torta sarà assai meno bella nonché più tosta da digerire, ma è buona lo stesso.
Ripromettetevi però di rifarla, stavolta con attenzione.
Primo, perché mica vorrete avere l'equivalente dolcizio di quel celebre economista da Nobel che vi guata dal piatto mentre fate colazione, quasi a spronarvi a correre al lavoro pena cose di tregenda.
Secondo, perché a furia di fare le cose con attenzione, dopo un tot di volte vi accorgerete che potete in contemporanea cucinare, badare al gatto, fare una coccola ai bambini, ascoltare la radio, rispondere a una mail e tenere con la cucchiarella il tempo della musica che state ascoltando senza perdere un colpo.
Scoprirete così perché, anche ora che hanno ottant'anni suonati, le vostre zie e nonne a multitasking vi stracciano, e se la cavano di gran lunga meglio di voi.

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