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Tosto Sudafrica, impavida Inghilterra, grande partita

Creato il 11 giugno 2012 da Rightrugby
Tosto Sudafrica, impavida Inghilterra, grande partita
Ah, Sudafrica - Inghilterra ci voleva per appagare i nostri sensi rugbistici: bando ai gné gné di quelli "un po' stanchini a fine stagione", ecco una boccata di sano, vero, duro, sanguinoso rugby a muso duro; e tutto il resto è "amichevole"!  Onore ad ambedue le contendenti del primo atto al Kings Park di Durban nella triplice sfida tra Inghilterra e gli Springboks, finita 22-17: una bella partita appassionante combattuta fino alla fine, vero rugby insomma.
Tosti i sudafricani  versione Heineke Meyer, c'era da attenderlo visti i trascorsi Bulls del coach; al contempo impavidi gli inglesi messi in campo da Stuart Lancaster a sua immagine e somiglianza: da vero inglese freddo e imperturbabile, saldo come il reparto di giubbe rosse accerchiato a Rorke's Drift, capace di mutare in carica l'odio ambientale ("sarebbe bello che questa partita diventasse una rissa da strada": Bismark DuPlessis dixit) e trasformare un normale tour in una epopea simil-Lions. Niente sissies (mammolette) e niente scuse in campo, al prezzo di tanto sangue e qualche occhio gonfio. Vero rugby, da non far vedere alle mamme preoccupate per i loro piccini.
La vittoria nell'episodio uno della serie passa ovviamente dal pack, quindi dai piedi (quattro penalty per Morné Steyn e Owen Farrell, ma anche rispettivamente quattro e due punti mancanti nelle trasformazioni) e da tre mete provenienti dal reparto arretrato: Jean de Villiers capitano di giornata e Morné Steyn per i padroni di casa, Ben Foden a tempo di sirena per i "turisti", meta che chiude il punteggio e aggiunge interesse alle gare due e tre della serie.
Le formazioni schierate meritano un'occhio di dettaglio: vanno celebrati tutti, nessun guerriero si tira indietro dalla lotta. In casa Boks, al centro Meyer piazza l'ingrossato Frans Steyn, perfetto scoglio su cui far infrangere Manu Tuilagi che invece sarebbe originariamente indirizzato su DeVilliers, che invece come il sudafricano di nascita in maglia bianca Brad Barritt è destinato invece a giocare più di fino, sulle opzioni.
Al largo siamo in piena tradizione established by 2007: estremo Zane Kirchner a parte ci sono Bryan Habana in splendida forma con le sue corse a passo di ghepardo sotto le palle alte e JP Pietersen sempre più sagace e difensivamente prezioso; di fronte si sono gli amichetti Ashton - Foden, stavolta ai due lati, novità per lasciar spazio all'estremo Quins Mike Brown che darà brillante prova: bella coppia tattica in fondo, Foden-Brown, bella copertura,  piedi e ripartenze.
In mediana Meyer schiera la coppia Bulls che più gli offre garanzie, Francois Hougaard- Morné Steyn, entrambe confermano la bontà della scelta anche se nel secondo tempo l'ingresso di Ruan Pienaar offre spunti di riflessione per la fredda precisione chirurgica del mediano di Ulster; dall'altra parte Owen Farrell è precisione nei piazzati e coraggio, mentre Ben Youngs viene preferito a Lee Dickson ... non si sa perché, forse per l'esperienza di battaglie serie.
Posizione di Frans Steyn a parte, le innovazioni vere Meyer le riserva al pack, ma col copioso materiale a disposizione non può che cascar bene. Davanti nulla di nuovo, si affida alla prima linea Sharks con Mtawarira e i fratelli DuPlessis: prezioso Bismark come ball carrier e fetcher difensivo ma finalmente s'affaccia in panchina la vera alternativa, Adriaan Strauss uno sfondatore che in più ha un maggior controllo degli ormoni (B.DuPlessis è il singolo giocatore più penalizzato di tutto il SuperXV). Davanti trovano i soliti Cole e Hartley con a sinistra la novità Joe Marler, la rivelazione di questa Premiership; inizialmente si auto- penalizzano anticipando l'ingaggio, trucco in cui lo sveglio arbitro Welsh non casca; dopodiché mostrano di non averne bisogno, riuscendo a reggere decentemente la potente spinta dei sudafricani.
Il coraggio Meyer lo mostra in seconda linea: a fronteggiare il bravo Parling e il "l'oriundo" Mauritz Botha , forse quello che più ha "sentito" la gara assieme a Frans Steyn, che trattava Tuilagi come si fa coi vitelli nel rodeo, ci sono il giovane Eben Etzebeth e l'ex Saints Juandre Kruger, autori di una buona prova. Ma i botti arrivano dalla tradizionale terza linea: col solito skipper Pierre Spies il coach sudafricano schiera il già noto Willem Alberts , un vero blindside Boks a mio modesto avviso degno erede di Juan Smith e sul lato open un esordiente da paura, il ventenne Sharks Marcell Coetzee, un guastatore che si getta senza paura su tutto e tutti. E' qui che i pur validi Robshaw, Morgan e l'esordiente 29enne Tom Johnson perdono la partita, sia pure per una incollatura.
Il depth è garantito dall'inserimento in panca da carisma e neuroni di Keegan Daniel e dall'energia di Flip van der Merwe, più il giovane prop Coenie Oosthuizen e Patrick Lambie "tappabuchi" dietro, mentre Lancaster s'è portato gli affidabili Phil Dowson e Tom Palmer,  con Dickson e Flood per la mediana; in fondo c'è spazio per l'esordio del London Irish ventenne Jonathan Joseph, mentre davanti i cambi Mears e Doran-Jones sono un gradino più in basso in termini di potenza.
Primo tempo in equilibrio: scarsi automatismi nei Boks appena allestiti ma c'è qualche abbozzo di gioco alla mano dal respiro più ampio del tradizionale fino all'ala Pietersen, mentre Habana va a caccia delle palle alte e ha licenza "da estremo", riportando il gioco tattico in mezzo alla difesa ogni volta che la veda salire sgranata. Gli inglesi si àncorano alla sicurezza della rimessa laterale, mentre gestiscono la mischia chiusa inizialmente male, da furbetti: l'arbitro non ci casca. Al 20' M.Steyn gestisce "alla sudafricana" la seconda infrazione della mischia inglese: calcio alto e tutti sotto, dagli sviluppi Hougaard trova un buco e col supporto di Spies arriva nei pressi della linea di meta inglese. Mancano però gli automatismi e l'iniziativa viene spenta dalla bravery della difesa inglese. Al 25' è Ben Morgan a sfondare a sostegno di Johnson fino a 5 metri dalla meta, dove gli inglesi guadagnano la punizione, pareggiata poco prima della mezz'ora per il  6 pari con cui si va alla sosta. Da segnalare alla mezz'ora una profonda incursione di Ashton di quelle sue di un tempo mai viste sinora sotto la gestione Lancaster, proponendosi al centro a Youngs.  A tempo scaduto, Steyn fallisce un piazzato angolato. Poco altro da dire sul primo tempo: squadre solide e guardinghe.
La ripresa inizia com'era finita la prima parte, in equilibrio con un pizzico di iniziativa inglese in più. Nel frattempo si registrano le prime vittime della durezza dello scontro: l'estremo Kirchner lascia il posto a Lambie, mentre Habana rientra dopo una sostituzione per sangue.
La partita i Boks se la prendono al 46' con una accelerazione improvvisa: allargano veloci una palla recuperata, un duetto Habana-de Villiers lungo l'out sinistro guadagna metri, Hougaard apre veloce all'incursione centrale di Alberts prima, di Jannie DuPlessis poi che arriva sotto i pali; dopo un paio di ruck sulla linea di meta, Morne Steyn trova il buco e marca la meta che spacca la partita.
L'apertura dei Bulls fallisce la trasformazione, è "solo" 11-6 ma in mano Bulls ooops Boks dovrebbe esser vantaggio solido. Invece Hougaard commette una leggerezza che potrebbe costar cara: dopo una serie di portate di palla veementi di Frans Steyn, Alberts e Bismark che produce un piazzato sotto i pali, lui batte veloce per cercare la meta, risultato palla persa. Tsk tsk, gli déi del rugby non gradiscono, 'ste cose di fanno contro Tonga o l'Italia, non mai contro Lions, All Blacks o Inghilterra, le partite "vere".
Tant'è, Meyer prende il walkie talkie e coi cambi  davanti - Oosthuizen per Jannie ferito prima, poi per The Beast Mtawarira al suo posto preferito a sinistra, Flip van der Merwe per Etzebeth - ne approfitta per sostituire il mediano col più freddo Ruan Pienaar. La durezza dello scontro produce sul lato inglese vittime più che cambi tattici: Barritt esce con un occhio chiuso, entra Toby Flood e anche uno scosso Botha cede il posto a Palmer.
I sudafricani nel frattempo si sono venduti metà del campo e insistono a premere: Frans Steyn, Habana, gli uomini del pack orrchestrati da Pienaar, fin che al'ora di gioco capitan De Villiers finalizza in meta, da ala destra sull'angolo. M.Steyn sbaglia anche questa trasformazione, è 16-6.
Gli inglesi si sa, non alzano mai bandiera bianca e mentre Phil Dowson rimpiazza un esaurito Ben Morgan, con una rinnovata pressione nel giro di 5 minuti mettono Owen Farrell nelle condizioni di piazzare due calci di punizione, erodendo il margine fino al 16-12, nuovamente sotto break.  Al che i sudafricani si rimettono a spingere, approfittando dell'ingresso di Adriaan Strauss per Bismark: c'è un altro bel ball carrier in campo, assieme all'infaticabile Alberts e al "pulitore" Coetzee, nel mentre i leonini Frans Steyn e Pat Lambie duettano "in punta di clava" che è una meraviglia.  Lo sforzo produce al 70'  il piazzato del 19-12 ma non basta, la pressione Boks continua sotto la direzione d'orchestra di Pienaar, gli inglesi nuovamente perdono la metà campo avversaria oltre l'orizzonte. E' la mischia ordinata pilotata da Strauss che schianta quella inglese "declassata" dai cambi, a procurare al 77' il piazzato del 22-12.
Il concetto di "garbage time" agli inglesi non si applica, preferiscono il "mission impossible": ci provano lo stesso nel paio di minuti che rimane. E' connaturato in loro ma è anche intelligente, nell'ottica della serie. Così negli ultimi istanti si mette in evidenza il giovane Joseph con una profonda penetrazione orchestrata dalle aperture del subentrato mediano Dickson, poi è Parling a incidere sulla sinistra; il successivo allargamento all'estrema destra consente a Ben Foden di sorprendere Habana sul lato debole e marcare la meta finale. Giusto quel che serve per insaporire la minestra delle prossime due sfide.
Può anche non piacere ma questo è il vero rugby che bisogna saper reggere prima di poter dire, gné gné il gioco espansivo moderno ...

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