Salve a tutti,
E’ un interessante periodo politico quello che sto attraversando in questo momento: qui in Québec ci sono le elezioni politiche il 7 aprile, mentre in Italia tra poco ci saranno le europee.
Delle elezioni del Québec vorrei parlare in un post separato. Oggi invece mi voglio dedicare a un argomento assai delicato su cui, dopo avere letto una quantità di materiale veramente notevole, finalmente ho una opinione precisa: il Movimento 5 Stelle è un terribile disastro politico che porta con sè i semi dei totalitarismi della peggiore specie.
Innanzitutto, patti chiari e amicizia lunga. Commenti incivili, volgari, non argomentati o fuori tema non verranno approvati. Per fuori tema intendo specificamente l’utilizzo di quell’artificio retorico che consiste nel rispondere su un argomento presentandone un altro, tipicamente per mera analogia o confronto paritetico. Oggi parliamo specificamente di M5S, parliamo di Grillo, parliamo della sua base e parliamo delle sue idee. Tutti gli altri argomenti non sono il tema di questa discussione.
Se non siete dotati di sufficiente pazienza, tolleranza, spirito critico o voglia di accettare una opinione diversa dalla vostra, saltate pure questo post. Tra qualche giorno posterò sulle elezioni qui in Québec, vi potrete fare una spensierata risata sui leghisti d’oltreoceano.
Per finire, faccio una premessa che ho fatto decine di volte in altri casi: non sono il depositario di alcuna Verità. Dico solo come la penso io personalmente. Non c’è alcuna pretesa di convincere nessuno.
Ora che abbiamo smaltito le precisazioni d’obbligo, veniamo a noi. Affrontare questo strano fenomeno è molto complesso e non si può fare in maniera molto superficiale. Preciso da subito che non trovo criticabile ogni singolo aspetto del M5S, il mio giudizio deriva da una valutazione globale che farò con voi alla fine.
Sono molteplici gli aspetti da affrontare, per comodità li voglio elencare da subito: Beppe Grillo, la comunità politica del M5S, i regolamenti e l’azione politica. Cercherò di tenere gli ambiti separati ma essendo una realtà piuttosto complessa è prevedibile un certo livello di commistione.
Partiamo dal grande protagonista, Beppe Grillo. Comico di grande successo, fa ridere primariamente perchè è chiassoso e si basa sul quotidiano. Trovate decine di video sulle prestazioni comiche di Grillo, trovo inutile fare un riassunto qui. Negli ultimi anni comincia a trasformare i suoi spettacoli in grandi arene politiche in cui condivide con i suoi spettatori un futuro basato sulle auto ad acqua e altri improbabili ritrovati. Qui avviene la sua prima terribile trasformazione: l’origine del pensiero “politico” di Grillo è proprio qui, costruiamo un futuro migliore basato su… scoperte “scientifiche” talmente incredibili che gli oscuri interessi di non si sa bene chi (massoni, Bilderberg, lobby, di volta in volta il bersaglio è diverso) vogliono assicurarsi che nessuno le possa diffondere.
Inutile dire che c’è un solo termine per definire questa matrice politica: complottista. La partenza non è delle migliori, anzi. Sono disposto a concedere a un comico di fare spettacoli complottisti effervescenti, a patto che chi ne ride si renda conto della loro assurdità e vada quindi a ridere DI Grillo, alla stessa stregua di quanto si farebbe per un personaggio pittoresco come ad esempio il “mago” Otelma.
Il secondo elemento che si mischia al pensiero politico di Grillo è la democrazia diretta attraverso Internet. Il modello di riferimento sembra essere il tanto decantato sistema islandese che ha permesso al piccolo stato artico di dotarsi di una nuova costituzione e di riscrivere sostanzialmente da zero le regole della società. Qui si potrebbe aprire il grande capitolo Casaleggio ma, contrariamente a quanto hanno fatto molti altri analisti, scelgo di non toccare l’argomento. C’è poca chiarezza dietro Casaleggio, la sua società e che cosa realmente fa. Ignoriamo pure questa sorta di eminenza grigia e affidiamoci ai fatti.
L’Islanda è un piccolo paese di circa 320,000 persone, ovvero ha la stessa popolazione della mia città d’origine, Bologna. Tramite un processo di collaborazione online molto profondo, questo paese si è dotato di una nuova costituzione. I capisaldi di questo processo sono stati l’estrema trasparenza, la visibilità totale di tutte le attività dell’assemblea costituente con tanto di accesso completo a documenti e registrazioni (anche in diretta) delle assemblee. Tutto questo, ripeto, applicabile a una relativamente piccola comunità di 320,000 persone.
L’idea di Grillo, unitamente ad alcuni altri concetti presi da altre iniziative online come l’utilizzo dei Meetup, è quella di introdurre questo processo in una comunità di circa 60 milioni di persone come l’Italia, con uno dei tassi di alfabetizzazione digitale più bassi del mondo occidentale. Non voglio qui che mi si taccia di disfattismo. Il mio scetticismo non deriva dalla rassegnazione che “tanto il tasso non migliorerà mai”. No, non è questo il punto. La conseguenza di questo attaccamento alla sacra Rete è che diventa in realtà uno strumento discriminatorio: se non sapete usare la Rete, per Grillo non esistete e non avete alcun diritto (dato che la volontà popolare per Grillo si esercita esclusivamente attraverso la Rete). A causa di questo utilizzo dittatoriale dello strumento non si ottiene affatto una democrazia, ma una oligarchia discriminatoria. In un sistema partecipativo per mezzo fisico infatti (come ad esempio il voto vero e proprio in un seggio elettorale), l’unica azione che l’elettore deve compiere è quella di presentarsi fisicamente in un luogo. Concentrare tutta l’attività politica su Internet, in un contesto in cui la Rete è poco diffusa e male utilizzata, ha come conseguenza la restrizione dell’attività politica a una cerchia ristretta, inevitabilmente la più motivata e quindi con ogni probabilità la più attiva, quando non zelota. In una lettura assai estremizzata, potremmo dire quindi che è un movimento in mano a una minoranza di scalmanati.
Parliamone un po’, di questi “scalmanati”, ovvero la comunità del M5S. Innanzitutto, non sono tutti degli invasati, anzi, la mia supposizione è che i veri zeloti siano una minoranza molto rumorosa che purtroppo ha influenza dominante a causa dell’approccio oligarchico del M5S.
Mi piace pensare che dei nove milioni di elettori M5S, la maggior parte sia fatta da persone del tutto comuni che si sono fatte incantare dalle parole chiave di Grillo: trasparenza, lotta alla corruzione, insoddisfazione verso la classe politica corrente, fine degli sprechi, ricambio generazionale, snellimento burocratico. Sono obiettivi generici e condivisibili che toccano nel vivo un Paese in cui la classe politica ha dimostrato di non essere assolutamente capace di fornire alcuna risposta convincente alla crisi economica, sociale e sopra ogni cosa morale.
Ecco quindi che i giovani professionisti incensurati proposti da Grillo sono improvvisamente simpatici e appetibili. Nessun pregiudicato, solo persone con un passato irreprensibile, scelte a mezzo informatico (parleremo di questo tra poco).
Questa comunità, che secondo la mia opinione è quella “originale” del M5S, ha contribuito a fare del movimento (per favore, risparmiatemi la patetica locuzione MoVimento, una idiozia infantile con lo stesso valore che si potrebbe dare a un ipotetico Partito della Cacca con capolista Alvaro Vitali, non me ne voglia Vitali) una realtà tutto sommato importante a livello locale. Tanti consiglieri comunali eletti, qualche sindaco.
Il successo a livello locale, specie in regioni dove l’amministrazione locale ha sempre funzionato piuttosto bene, si spiega facilmente e non è di certo una conseguenza del modus operandi del M5S: le azioni a livello locale sono molto più concrete perchè inevitabilmente legate al territorio. In altre parole, non sei in Parlamento dove ti puoi riempire la bocca di mille intenzioni che dopo sei mesi (forse) verranno concretizzate da un qualche decreto attuativo scritto da chissà quale tecnico.
Purtroppo per il M5S e per l’Italia, questa base del M5S non è l’unica. Coesistono altre due anime nel movimento, purtroppo chiassose e violente. La prima è quella degli zeloti, la seconda è quella degli estremisti.
Gli zeloti sono alquanto facili da individuare. Hanno fatto del tutto propria la modalità di comunicazione di Grillo. Rifiutano qualsiasi confronto. Si rifugiano costantemente dietro dichiarazioni assolute di generica categoricità, i vari “Basta ka$ta”, “Mandiamoli tutti a casa”, “Siete morti”, “Siete finiti”. Spesso attaccano in maniera volgare. Utilizzano in maniera retorica la distrazione: qualsiasi domanda venga loro rivolta non riceve mai alcuna risposta ma una contro-domanda che ha come oggetto qualcuno o qualcosa d’altro. E’ una forma mentis molto precisa che espone il movimento a facilissime critiche di monopensiero.
La terza frangia della comunità a cinque stelle è quella degli estremisti. Questi sono pochi, quasi tutti di destra e di ispirazione neofascista o in generale autoritaria/totalitaria. Sono i più volgari e soprattutto i più violenti comunicativamente parlando. Prosperano all’interno del movimento per un semplicissimo fatto: nessuno se ne sbarazza. Non vengono redarguiti. Non vengono emarginati. Sopra ogni cosa, Grillo non si dissocia dalle loro idee, causando un pasticcio politico di proporzioni epiche. Evitando di dissociarsi da queste frange incredibilmente violente del suo movimento, innanzitutto attira ulteriori personaggi del genere. Non solo, non sbarazzandosi di questo fardello autoritario implicitamente lo legittima: questo non significa automaticamente che sia daccordo, ma ammette l’esistenza dell’idea all’interno dell’attività politica del movimento. Questo mero fatto è gravissimo. Se volete un assaggio delle viltà che questi personaggi sono capaci di scrivere, vi basta andare sul blog di Grillo, potrete trovare a iosa commenti facilmente identificabili come violenti e oltranzisti.
Non so se l’avete notata, ma ho appena detto una cosa fondamentale per la comprensione del M5S. “Grillo non si dissocia”. Approfondiamo questo punto perchè è importante, ovvero i “regolamenti”. Il M5S ha uno statuto (nonostante si ostini a non farlo passare come tale, anche quello del Partito della Cacca è scritto sulla carta igienica, ma sempre di statuto si tratta) che descrive quali sono le regole del movimento.
Dai meri fatti che si sono svolti di fronte ai nostri occhi in questi ultimi mesi dopo le elezioni, indipendentemente da ciò che lo statuto dice, quello che avviene è che Grillo è il capo politico del movimento. Non è questa fantomatica e indistinta Rete, non è “il popolo”, non è alcuna altra entità imprecisata e indefinita: è Grillo.
Molte decisioni vanno, tecnicamente, prese collegiamente a mezzo digitale, attraverso una parte del sito del M5S (o meglio, del sito personale di Grillo) chiamata assai curiosamente “Sistema Operativo” (locuzione priva di senso nel contesto, opinione professionale). Mi ricollego qui a quanto dicevo all’inizio sull’oligarchia digitale. Si trovano facilmente in Rete decine di immagini che mostrano i numeri di queste votazioni. Quelle che ricevono grandissima attenzione raggiungono numeri (bassi) a cinque cifre. Per la selezione dei candidati alle elezioni europee, ho visto svariate immagini con solo tre cifre. Se confrontiamo questi ordini di grandezza con i famosi nove milioni di elettori del M5S, credo che la mia posizione sulla oligarchia che domina il movimento non sia così tanto infondata.
Tralasciando il fatto che il sito ufficiale del movimento sia il sito personale di Grillo, egli si presenta al mondo come il semplice portavoce del movimento. Di fatto (nonchè a norma di legge, visti gli atti depositati) ne è il proprietario totale ed è qui che si annida l’essenza più dubbia del M5S. Grillo decide quando votare e su che cosa, dato che formula i quesiti. I risultati vengono presentati esclusivamente dal punto di vista numerico, ma non esiste alcun modo per effettuare verifiche. Non mi riferisco a fantomatiche verifiche di terzi, ma più semplicemente a quelle interne a un movimento sano che fa della trasparenza la sua bandiera. Questa trasparenza nei fatti non esiste. Non solo, a causa del controllo assoluto della piattaforma digitale, Grillo è capace di collezionare in maniera precisa e puntuale l’espressione elettorale di tutti gli iscritti che utilizzano il suo sito.
Anche in Corea del Nord dove, si sa, la democrazia è predominante, è possibile votare liberamente. Sulla scheda elettorale il quesito ha forma simile a questa: “Vuoi tu, caro elettore, votare per Giangugliemo Vemochetinculo? SI / NO”. Tutti i coreani possono votare liberamente, tuttavia se si vuole votare No è necessario recarsi in una cabina elettorale apposita “per persone che votano No”.
La totalitarietà del movimento non si ferma al controllo totale del sito da parte di Grillo e del suo staff (ripeto, nel reame Casaleggio non entro nemmeno). Nonostante infatti Grillo sia, a suo dire, solo un portavoce, il M5S è da lui rappresentato ed è soggetto a tutti i suoi diktat.
La rappresentanza è palese, Grillo si è recato da Renzi per discutere della formazione del governo. Non entro neanche nel merito di quella pietosa scenetta, ma la sua sola presenza lo designa come rappresentante del movimento… in violazione del suo stesso regolamento. Non è infatti chiaro chi è che abbia messo Grillo al suo posto. Si tratta senz’altro di un fondatore del movimento, ma questo mero fatto lo autorizza automaticamente a essere la linea guida? Qualsiasi altro rappresentante del movimento deve essere designato, eccetto lui? Questo fatto è assai strano, specie se lo si associa all’altro fenomeno, i diktat.
Dal blog di riferimento infatti, Grillo si scaglia in accorate filippiche contro persone, enti e giornalisti. Di questi ultimi c’è addirittura una lista nera che col fascismo non ha in comune solo il colore. Il dissenso viene sempre marchiato come servile rispetto a un qualche indefinito potere. Alle dichiarazioni non si associano mai fatti precisi ma affermazioni assolute che sembrano quindi vere per rivelazione, costruendo quindi sempre di più il culto personale di Grillo che porta in ultimo all’infervoramento ulteriore dei sopracitati zeloti.
Finora quindi il panorama è questo: abbiamo un movimento politico, contro ogni establishment politico, animato da un personaggio incoerente con sè stesso il cui pensiero politico deriva da radici complottiste e radicali implementate in maniera alquanto autoritaria, seppur mascherate da democrazia diretta. La base è fatta di idealisti, zeloti ed estremisti.
Questo garbuglio che cosa ha prodotto? Finora, un partito intransigente che rifiuta qualsiasi confronto politico perchè ritiene di voler rimanere “al di fuori del gioco politico”. Questo approccio è farsesco per il semplice fatto che la politica è fatta di compromessi e confronti. Rifiutarsi unilateralmente di stare al gioco, operando una semplificazione ideologica brutale quanto inefficace, è segno di immaturità e soprattutto di incapacità di formulare correttamente una linea politica.
E’ questo forse l’aspetto maggiormente responsabile dell’inefficacia più totale del M5S a livello politico: l’assenza di una qualsiasi linea politica. Questo mantra generico del “voteremo di volta in volta” non permette di determinare con precisione quale sia l’atteggiamento politico del movimento, dato che di fatto l’azione politica viene pilotata in toto da Grillo. La fedeltà assoluta dei nominati è l’unico criterio che Grillo sembra avere a cuore, nominalmente “perchè chi viene votato ha sottoscritto di rispettare lo statuto”. Apprezzabile, ma quando lo statuto comincia a contenere clausole vessatorie di nessuna validità, come la proposta penale di 250,000 euro per chiunque sia espulso dal M5S al parlamento europeo, ci si può legittimamente chiedere se lo statuto sia uno strumento di garanzia o sia in verità l’ennesimo strumento di controllo di Grillo verso la propria creatura.
In ultimo insomma, il problema del M5S è l’esistenza di Grillo, un ometto che vuole imporre le proprie regole pur, secondo le stesse, non avendo alcun titolo a farlo. Non c’è nulla di male nel volere più trasparenza nella politica, o nel volere una nuova classe politica che sia più onesta, più sincera, più diretta nella comunicazione, più vicina al proprio elettorato. Ma se il costo di queste conquiste di facciata deve essere il servilismo più totale verso una entità oscura che nessuno ha votato o legittimato, si apre la strada a una cosa sola: il totalitarismo.
A chi di voi sia attivista del M5S, un accorato appello. Sbarazzatevi di Grillo. Ha dato una spinta propositiva e ha indubbiamente spinto tante persone a una partecipazione politica più attiva. Non fatevi abbindolare dai proclami fragorosi di Grillo. Il fatto di avere fondato l’iniziativa non lo rende infallibile, lo rende solo uno come tanti (terminologia che credo vi sia cara). Sbarazzatevi degli estremisti e degli zeloti. Se siete davvero per l’onestà e la trasparenza, ammettete l’esistenza di posizioni diverse dalla vostra e sappiatevi confrontare con chi civilmente può avere esigenze diverse dalle vostre. Questo rifiuto della “politica” in quanto tale è sciocco e non ha alcun senso: lo diceva perfino Aristotele, l’uomo è un animale politico. Siamo milioni, ognuno con idee ed opinioni diverse. Secondo Grillo chiunque non voti per lui è “morto/finito/zombie”, dunque mi permetto di interpretare questo ragionamento come “tutti la devono pensare esattamente come me”. E’ il totalitarismo la nuova democrazia per la quale avete votato?
Non c’è assolutamente niente di nuovo in Grillo, non è affatto il nuovo che avanza. E’ l’ennesimo tentativo di insurrezione popolare imbrigliata. Questa volta non si usa la radio o la tv, si usa la Rete nel modo peggiore possibile, ovvero per incanalare l’odio (verso la “ka$ta”, verso i giornalisti poco graditi, verso i critici, verso chiunque sia ”altro” insomma) e per creare una elite oligarchica ciecamente fedele.
Sono fermamente convinto che possiamo fare meglio di così.