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Tourist Trophy La corsa proibita. Mario Donnini

Da Motociclistidatavola
Ecco, fatto, ho colmato la lacuna. In vista dell'incontro del 23 ottobre ho recuperato e letto il primo libro di Donnini sul tema del Tourist Trophy. Ormai è introvabile e questo aveva complicato tutto. Però questa estate l'ho preso e questa settimana l'ho letto. Il titolo vero è “Tourist Trophy la corsa proibita” ma i più lo cercano come “Tourist Trophy la corsa maledetta”...e trovarlo diventa impossibile...Forse hanno sbagliato titolo dato che tutti lo ricordano con quello sbagliato. Chissà. Veniamo a noi, il libro è del 1999 e alcuni record e alcune statistiche non sono aggiornate. Joey Dunlop era ancora vivo, tanto per dirne una. Però non sposta nulla sull'opera. Son passati 14 anni, rispetto alla biografia uscita a Giugno. La scrittura di Donnini è sempre piacevole ma si coglie che è un'opera prima, manca ancora della consapevolezza e della maturità che i riscontri positivi dei lavori gli hanno dato. Non è vero, ho scommesso con uno che dicevo una roba del genere e dovevo farlo, ho vinto un caffè. Torniamo seri: il Donnini scrive bene, è piacevole e preciso senza essere gigione. Certo, in questo primo libro è un po' più timido ma il libro si divora. Ho apprezzato il fatto che lo stile non si sia “ingigionato” con gli anni. Tourist Trophy La corsa proibita. Mario Donnini Inizio dal giudizio finale: se avete sentito parlare del TT e volete capirci di più questo è il libro più interessante. Non so se è il più bello ma di sicuro è il più interessante per uno che deve scoprire il TT. Fossi l'Ente per il Turismo dell'Isola di Man sarei molto grato all'autore per il lavoro. Si parte con una introduzione al TT, all'isola, ai miti ed alle leggende. Se per gli altri libri vi avevo detto di lasciar perdere se non eravate amanti della corsa per questo vi dico: leggetelo, se pensate che siano dei pazzi, e leggetelo tutto, fino in fondo e poi provate e non farvi emozionare dalla leggenda di Kenny Blake. Mario, mi rivolgo a te: hai fatto un ultimo capitolo in grado di emozionare anche un muro. Ribadisco da tempo che solo chi riesce a metterci emozione riesce ad arrivare sempre alle persone. Attenzione, non parlare di emozioni ma metterci emozioni. Il libro mi è piaciuto, ovviamente, ha una struttura snella, piacevole, si passa da racconti a personaggi, da informazioni anche dettagliate ad interviste con personaggi, da miti a leggende. Fra i tanti capitoli cito quello su Honda, giusto per citarne uno. Molto bello, preciso, utile, curioso. Insomma, un libro dove trovare tutte le informazioni che servono per poter capire tutto di questa corsa. Avrei dovuto leggerlo per primo, forse l'avrei apprezzato ancora di più. Faccio fatica a continuare a scrivere di questo libro. E' un vademecum sull'Isola di Man, sulla sua storia, sui suoi risvolti. Insomma, non c'è molto da dire. Donnini ha fatto un bel lavoro di raccolta, ricerca, interviste, non si è risparmiato ed ha trovato tutte le risposte e ha fatto tutte le domande senza timore anche davanti a campionissimi. E' meno epico, meno affascinante rispetto al “TT muori o vivi davvero” o della biografia di Dunlop però, a mio modestissimo parere, è il più interessante. Ho preso un mucchio di appunti, mi son scritto un mucchio di cose, è un libro da cui partire. Recuperatelo e leggetelo, non ve ne pentirete neppure una riga. E vi servirà per apprezzare di più tutti i libri sul Tourist Trophy. Come sempre, finito il libro, se ci si alza un attimo e si guarda l'opera dall'alto, si apprezza come l'autore abbia gestito tutto, informazioni, ritmo, emozioni, come ci abbia incuriosito all'inizio, come abbia soddisfatto ogni curiosità, ogni dubbio lungo il libro e come abbia calato un paio di assi sul finale. Io di libri non capisco un cazzo, sono solo un lettore mediocre ma non ne ho trovati tanti di autori che avessero il controllo della loro opera come Donnini. E' la cosa di lui che apprezzo di più, come ogni progetto sia gestito con equilibrio nel suo complesso, come si sviluppi in maniera organica. Questo libro è così, poi c'è Kenny Blake, poi ci sono le ultime righe. Poi c'è uno che scrive bene in Italiano. Finalmente.

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