“Il Burlesque dà modo di esprimere la propria natura di donna; è come giocare a mascherarsi ogni giorno”. Così è la maschera a farla da padrona, ma non quella che copre un volto. Le maschere in Tournèe diventano le piume, i boa che avvolgono corpi sgraziati ed imperfetti, le ciglia finte e i rossetti accesi. Tra risate sguaiate ed indecorose, i tacchi vertiginosi e gli squallidi hotel di città portuali, prende vita la storia di una compagnia femminile che gioca con l’idea dell’esser donna.
Un improbabile impresario francese, Joachim (Mathieu Amalric), malinconico, inquieto, irrisolto, spinto dal desiderio di riscattarsi, parte dall’America per tornare nel suo paese, armato solo della sua libertà. Interpretato dallo stesso Amalric, Joachim cerca di nutrire la propria malinconica inadeguatezza con la gioia e la spensieratezza dipinte sui visi esageratamente truccati delle sue spogliarelliste.
Dopo le numerose prove che lo hanno visto attore in diversi film di registi importanti, dall’acclamato film di Schnabel, Lo scafandro e la farfalla (2007) ad Adele e l’enigma del faraone (2010), l’ultimo lavoro di Luc Besson, Amalric esordisce con un’opera prima in cui mette in scena un piccolo film imperfetto, ma vitale, insolito ma necessario, tanto da aver ottenuto il riconoscimento come “miglior regia” all’ultimo Festival di Cannes.
Dallo schermo ancora nero l’eco di tacchi sempre più vicini introduce il film che si sprigiona, d’un tratto, nella luce abbagliante di una sala trucco di un camerino. Le luci si accendono e si riflettono in uno specchio nel quale una donna si guarda seducente, tanto colorata e truccata da riscattare il buio iniziale.
Un’alternanza continua si mostra come un fil rouge in Tournèe: ambienti scuri, grigi, in penombra sembrano riflettere Joachim e la propria malinconia, ed accanto colori vivaci, tra i quali il rosso sovrasta su tutti: quello dei rossetti, o delle poltrone dei teatri dove le donne si esibiscono. Un film svagato, onirico, giocoso, malinconico, le cui immagini appaiono spesso fuori fuoco, sottoesposte, Tournèe non appare né glamour, né esibizionista, né tanto meno sfarzoso come il trionfante Burlesque del regista Stive Antin – in uscita in questa stessa stagione – in cui i grandi nomi di Cher e Christina Aguilera mettono in scena una sontuosa coreografia americana.
Tra le figure felliniane delle artiste-burlesque e la disperata ricerca di riscatto di Joachim, Tournèe sembra voler raccontare come una maschera, che sia una risata od un costume, serva a smascherare se stessi, per diventare finalmente liberi di mostrarsi.
Martina Bonichi