Venerdi', 18 giugno, il presidente e il procuratore generale del Tpi dell'Aja, Patrick Robinson e Serge Brammertz, hanno presentato il loro rapporto semestrale al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dedicato all'attuazione della strategia per la conclusione del lavoro del Tribunale, alla collaborazione con la Procura dei paesi di riferimento e ad altre questioni.
Va precisato che davanti al Tribunale dell'Aja sono in corso 16 processi con 38 imputati di cui nove casi con 18 accusati sono processi proprio in corso mentre 4 casi con 11 accusati sono quelli in appello. Secondo il rapporto di Robinson del 2009, tutti i processi dovrebbero concludersi nella prima meta' del 2011 e i casi di appello nel corso del 2013. Ad eccezione il porcesso contro l'ex leader politico dei serbi bosniaci Radovan Karadzic. Questo processo dovrebbe essere terminato verso la fine del 2012 mentre i ricorso in appello nel febbraio 2014. Nel mirino dell'attenzione pero' i due super ricercati dell'Aja, Ratko Mladic e Radovan Karadzic ancora in fuga. Il loro arresto potrebbe rinviare le scadenze per la conclusione del lavoro del Tribunale.
Serge Brammertz ha informato il Consiglio di sicurezza che la Croazia negli ultimi sei mesi generalmente ha risposto alle richeiste della Procura ma che la questione della scomparsa dei documenti importanti relativi all'operazione Tempesta rimane irrisolta. Nell'ottobre 2009, la Croazia ha istituito un gruppo di lavoro apposito per le indagini amministrative. Anche se e' stato raggiunto un generale progresso nella qualita' dei colloqui con le persone contattate, non e' stata data una piena spiegazione su dove si potrebbero trovare i documenti in questione, ha detto Brammertz. Il procuratore dell'Aja ha aggiunto che nelle ultime settimane ha avuto garanzie da parte del governo croato che le indagini amministrative verranno approfondite e ha espresso speranza che ci saranno risultati concreti.
Commentando le valutazioni di Brammertz, la premier croata, Jadranka Kosor si e' detta fiduciosa che dopo il rapporto e le reazioni positive dei membri del Consiglio di sicurezza seguiranno sviluppi positivi alla prossima conferenza intergovernativa che si svolgera' il 30 giugno. La recente valutazione relativamente positiva sulla collaborazione della Croazia con il Tribunale dell'Aja, illustrata da Brammertz lo scorso lunedi' alla riunione dei ministri degli esteri dei 27 a Lussemburgo, ha contribuito alla decisione dei ministri Ue di acconsentire l'apertura del capitolo 23 del processo di negoziati di adesione, relativo alla giustizia e diritti fondamentali.
Positivo ma critico dunque Brammertz per quanto riguarda la Croazia, mentre invece ha lodato la collaborzione della Serbia sottolineando che negli ultimi sei mesi Belgrado ha risposto con prontezza alle richieste della Procura e che attualmente non ci sono richeste aperte di aiuto. Brammertz ha puntato sul valore di prove dei diari militari di Ratko Mladic che le autorita' serbe avevano confiscato lo scorso febbraio e consegnato al Tpi dell'Aja. Il procuratore generale ha rilevato che la priorita' principale della Procura resta l'arresto degli ultimi due fuggitivi serbi, Mladic e Hadzic.
Sempre lunedi' 14 giugno a Lussemburgo i ministri degli esteri dei 27 dell'Ue hanno deciso di sbloccare la ratifica dell'Accordo di stabilizzazione e associazione (Asa) con la Serbia. La decisione e' stata presa a seguito della presentazione del rapporto del procuratore generale dell'Aja, Serge Brammertz. Dopo la riunione a Lussemburgo e dopo la valutazione alquanto positiva, Brammertz ha comunque sottolineato che bisogna fare di piu' per arrestare ed estradare i fuggitivi latitanti, pensando ovviamente all'ex generale serbo bosniaco Ratko Mladic e a Goran Hadzic. «Il loro arresto e' la massima priorita', 15 anni dopo il genocidio di Srebrenica e' arrivato il tempo di chiudere questo capitolo. Non c'e' alternativa all'arresto dei latitanti» ha detto Brammertz.
Va sottolineato che l'Olanda e' il paese dell'Ue che ha piu' a lungo bloccato la decisione relativa all'Asa con la Serbia e il ministro olandese Maxime Vehagen ha rilevato che la piena collaborazione con l'ICTY sara' la condizione per ogni passo verso l'Ue precisando che «sono rimasti ancora 147 di tali passi e ad ognuno di questi i paesi membri possono usare il loro diritto di veto. Non ci sara' ulteriore avanzamento verso l'Ue senza la piena collaborazione con il Tribunale» ha detto Verhagen.
La valutazione relativamente positiva di Brammertz non e' stata comunque sufficiente per la decisione ministeriale di dare il segnale verde alla Commissione europea di iniziare a preparare il parere sulla richiesta serba per la candidatura ufficiale all'adesione. Nelle conclusioni si dice che il Consiglio tornera' a questa questione successivamente.
Va ricordato che la Serbia, nell'aprile del 2008 ha firmato l'Asa con l'Ue. Ma a causa dell'insufficiente collaborazione con il Tpi dell'Aja, l'Ue ha subito congelato l'attuazione dell'Accordo temporaneo che viene firmato insieme all'Asa nonche' l'inizio del processo di ratifica del medesimo. Il primo passo avanti e' stato compiuto lo scorso anno quando nel dicembre 2009 l'Ue ha sbloccato l'attuazione dell'Accordo temporaneo mentre adesso ha dato il segnale verde per la ratifica del processo.
La buona notizia, almeno parzialmente, per Belgrado secondo il procuratore serbo per i crimini di guerra, Vladimir Vukcevic dimostra che «e' chiaro a tutti che Belgrado fa di tutto per arrestare i fuggitivi dell'Aja, Ratko Mladic e Goran Hadzic». Dal team di azione guidato da Vukcevic dichiarano di essere soddisfatti, scrive il quotidiano serbo 'Blic'. Quanto alle informazioni della TV di stato RTS, dopo il lincenziamento della nuora di Mladic dalla «Telekom» serba, il suo vicino amico e collega avrebbe fornito dei dati all'indagine che secondo fonti affidabili di questa casa mediatica – scrive Blic – avrebbero contribuito a svelare il ruolo di alcune persone nella latitanza di Mladic.
Il procuratore serbo Vukcevic non ha voluto commetare questi dati ma ha sottolienato che tutto e' sottoposto a controlli e perfino insinuazioni del genere. Dall'altra parte, la famiglia di Mladic cerca di sollevare un processo per proclamare l'ex generale serbo bosniaco accusato dei piu' gravi crimini di guerra e genocidio come persona morta. Secondo le dichiarazioni della famiglia di Mladic, in primo luogo di sua moglie, i lunghi anni di latitanza e considerando che Mladic e' gravemente malato di cuore, bastano per confermare che lui non e' piu' in vita.
(*) Il testo è la trascrizione di una parte della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 19 giugno a Radio Radicale