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Uso una parafrasi del titolo dell'articolo che Furio Colombo ha scritto sul suo blog nello spazio de Il Fatto Quotidiano perché penso che davanti a certe affermazioni di persone che rappresentano esse stesse meglio di qualsiasi altro argomento la restaurazione del potere delle grandi famiglie dell'establishment industriale e finanziario nazionale, con legami internazionali, e delle consorterie massoniche, è difficile rimanere indifferenti e sereni circa l'evoluzione della crisi economica e soprattutto istituzionale che stiamo attraversando.
Perché si può anche gioire della caduta del nemico, come fanno a Il Fatto Quotidiano, ma non si può nascondere che siamo in presenza di un gravissimo vulnus costituzionale, le cui conseguenze non sono ancora calcolabili.
L'ottuagenario senatore Colombo si compiace del ritorno allo status ante Banana, figlio ormai anziano del regno di Giovanni Agnelli, detto l'Avvocato, e poi politico di lungo corso nelle fila del centro sinistra italiano, non può non sentirsi sollevato del riemergere del sistema del potere nel quale ha vissuto e prosperato, ma certo che spacciarlo per l'inizio di un nuovo orizzonte politico ci vuole coraggio, oltre ad una notevole faccia di bronzo che però al nostro di certo non manca.
Ma è tutta l'impostazione della prima pagina del quotidiano di Padellaro e Travaglio a dare l'idea di quello che sarà l'indirizzo della stampa "libera e indipendente" italiana nel prossimo anno che, sebbene proprio nei giorni scorsi il direttore Antonio Padellaro si sia affannato ad affermare che il suo giornale non farà sconti al governo dei "professori", indica chiaramente un atteggiamento più che incline alla comprensione davanti ai suoi provvedimenti, sviando l'attenzione dei suoi affezionati lettori su altri argomenti meno scottanti.
Sono così relegati in angoli non molto visibili gli articoli sugli aumenti delle tariffe e sull'effetto della crisi della moneta unica, mentre ignorati sono le vicende che a Napoli vedono protagonista il sindaco preferito del quotidiano, quel Luigi De Magistris, che tante ne dice e pochissime ne conclude.
In compenso i lettori del quotidiano e del sito possono discutere accanitamente sulla decisione del giudice di Mantova sul nome da attribuire ad una italiana, ma residente in Francia. Il giudice ha infatti obbligato, sulla base di una legge vigente, a modificare il nome Andrea, in quanto prettamente maschile secondo un uso millenario e come tale riconosciuto perfino dalla versione inglese di Wikipedia, in Andrèe, la sua versione francese al femminile.
Una scelta se non altro di buon senso, ma che non è stata ben accolta dai lettori de Il Fatto Quotidiano, che tra strafalcioni linguistici, affermazione tra il ridicolo e grottesco di libertà di scelta individuali da garantire, hanno dato, per ben due volte ( art 1; art 2) perché, visto il successo, al giornale hanno avuto la bell'idea di dedicare all'argomento ben due articoli, l'ampia dimostrazione di come la scuola italiana versi in condizioni disastrose.
Un anno difficile ci attende dunque, tra difficoltà economiche, sacrifici finanziari e tranelli mediatici, con una grande stampa di regime pronta a cloroformizzare un'opinione pubblica che appare incapace di comprendere quando sta accadendo, e pronta a reagire solo a comandi che ne hanno ormai condizionato pesantemente le facoltà.
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