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Tra passato e futuro, i Miami Heat ad un bivio

Creato il 20 giugno 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

I Miami Heat hanno appena vissuto un tragico incubo perdendo le Finals in sole cinque gare contro gli Spurs, senza nemmeno riuscire a giocarsela nelle ultime tre, ma il peggio sembra ancora dover arrivare in Florida.
Partiamo subito dalla nota più dolente. Parliamo della situazione contrattuale di Miami e delle partenze già annunciate o, comunque, probabili: Shane Battier e Chris Andersen, due dei più importanti uomini dalla panchina nelle rotazioni di Eric Spoelstra, oltre che tra i più esperti ed influenti nello spogliatoio degli Heat, lasceranno sicuramente la Florida a fine stagione, l’uno per appendere le scarpette al chiodo e ritirarsi, l’altro per diventare free agent e volare, molto probabilmente, ai Mavericks.

News @NBA: ufficiale il ritiro di @ShaneBattier dopo 13 stagioni; Ray Allen deciderà entro i prossimi giorni del suo futuro @MiamiHEAT

— Basketcaffe.com (@Basketcaffe) 16 Giugno 2014

Rumors @NBA: Chris #Andersen uscirà dal suo contratto con i @MiamiHEAT e diventerà #freeagent in estate.

— Basketcaffe.com (@Basketcaffe) 16 Giugno 2014

Ray Allen, che ha deciso il titolo di due stagioni fa con una tripla ormai leggendaria e che anche in questi playoff ha saputo segnare canestri fondamentali per le vittorie di Miami, sembra, come Battier, prossimo al ritiro, anche se la sua situazione rimane incerta; Mario Chalmers e Rashard Lewis, due giocatori che nel bene o nel male hanno avuto un’influenza decisiva in post-season, quando soprattutto il secondo ha fatto decisamente la differenza, diventeranno free agent a fine stagione e Chalmers, nonostante le dichiarazioni potrebbe partire.

Rumors @NBA: @mchalmers15 spera di ri-firmare con i @MiamiHEAT quest'estate e di mantenere il gruppo attuale.

— Basketcaffe.com (@Basketcaffe) 18 Giugno 2014

In particolare qualora l’interesse dimostrato da Pat Riley e soci verso la guardia dei Raptors, Kyle Lowry, venisse confermato e si traducesse in un’importante acquisizione; Greg Oden e Michael Beasley, due scommesse giocate in maniera fin troppo azzardata, saranno free agent e molto difficilmente verranno anche loro confermati.

No, non ci siamo dimenticati dei Big Three. LeBron James, Dwayne Wade e Chris Bosh hanno, tutti e tre, un’opzione sul contratto per la prossima stagione, per guadagnare circa 21 milioni di dollari a testa e restare a Miami per tornare a vincere l’anello. C’è, però, la possibilità che si svincolino fin da subito e si mettano sul mercato già da questa estate. I nostalgici, che vorrebbero James come figliol prodigo sulla via del ritorno verso Cleveland, non trovano molto riscontro tra gli esperti e, benché i Big Three hanno annunciato che si incontreranno prossimamente per parlare del loro futuro per decidere se separarsi definitivamente oppure giocare un altro anno insieme, sembra difficile che possano allontanarsi dalla Florida. Servirà, però, sicuramente assicurare un supporting cast di livello a James e Bosh, considerato il fatto che Wade pare ormai in parabola discendente e non potrà più essere il fattore decisivo visto in passato. Si potrebbe e dovrebbe partire dall’acquisizione di una point guard di livello assoluto, come il già citato Lowry, ma lo spazio salariale a disposizione sarà poco. E allora che fare? Cercare di convincere DWade ad uscire dal suo contratto per rinegoziarne uno più lungo ma cifre più basse, creando quello spazio di manovra per mettere a roster un altro giocatore importante? Questa potrebbe essere una via percorribile, contando che Flash ha da sempre giocato a Miami e non sembra intenzionato a cambiare indirizzo per chiudere la carriera, che ad ogni modo, sembra essere quella di un sesto uomo alla Vince Carter.

Le prime voci estive parlavano, addirittura, di un possibile arrivo a South Beach del free agent più desiderato di questa sessione: Carmelo Anthony. Melo, però, non pare l’innesto migliore nel sistema di gioco degli Heat e potrebbe non essere la soluzione ai problemi vissuti da Miami contro San Antonio, anzi. I “vecchietti” texani hanno insegnato che non conta quante stelle ci sono in un roster (vedi Kawhi Leonard), conta far diventare ogni singolo giocatore la stella di una squadra perfetta. Tutto ciò che gli Heat, ora come ora, sembrano proprio non essere.


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