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Tra una partito di Risiko e i mondiali di calcio...

Da Energieindivenire
SAPPIATE CHE SIETE SEDUTI SULLA TERZA GUERRA MONDIALE
Data: Sabato, 06 giugno @ 19:00:00 CDT
Argomento: Geopolitica

Tra una partito di Risiko e i mondiali di calcio...DI MANUEL FREYTAS
IAR Noticias
Le ragioni strategiche che trasformano il "triangolo del petrolio" - Eurasia-Caucaso-Medio Oriente – nella zona di teatro della terza guerra mondiale intercapitalista (alimentata possibilmente con armamento nucleare) per il controllo delle risorse strategiche che servono a garantire la futura sopravvivenza delle potenze capitaliste.
Nella “Grande Scacchiera” per il controllo geopolitico militare, la possibilità di una prossima guerra intercapitalista (come mostrano i diversi teatri di conflitto armato esistenti) conta su tre elementi detonanti interattivi:
A) L’esigenza degli Stati Uniti e delle potenze alleate (l’Asse Usa-UE) di generare per mezzo di un conflitto armato un nuovo modello di sviluppo produttivo (economia di guerra) con conseguente impiego di mano d’opera massiccia per poter superare la crisi finanziaria recessiva, che sta collassando le economie del sistema a scala mondiale.
B) Assicurarsi il controllo militare sul petrolio e sullle risorse strategiche durature del pianeta, che garantiscano loro la sopravvivenza come potenza egemonica.
C) Impedire che i nemici fondamentalisti d'Israele e del sionismo dispongano di un “grilletto” nucleare capace di lanciare un’Apocalisse sulle metropoli imperiali.
Questi tre principi centrali guidano la strategia estera delle potenze sioniste dell'asse Usa-UE, che utilizzano tattiche diverse di "cammuffamento" per evitare il confronto armato nel gran gioco della diplomazia internazionale, con le quali dissimulano le guerre per aree di influenza.
Questi tre principi (come detonatori) definiscono e cadenzano le linee guida dell'ordine capitalista internazionale in crisi, e hanno chiaramente tre attori principali:
A) USA, Unione Europea e “l’asse occidentale". (Blocco dominante del capitalismo che estende i suoi tentacoli per impadronirsi delle risorse energetiche, rotte e mercati di Eurasia, Africa e Medio Oriente).
B) Russia, Cina e “l’asse asiatico". (Blocco del capitalismo emergente (per ora) che disputa una guerra commerciale per aree di influenza con l'asse Usa-UE, che genera sfide e conflitti militari come quello della Gerogia e nel Caucaso).
C) Iran e “l’asse islamico". (Blocco dei paesi accomodati sopra più dell'80% delle riserve mondiali di petrolio e delle risorse strategiche in disputa).
Questi tre blocchi centrali definiscono (a modo di detonatori, e quando la crisi economica globale si retroalimenterà con la crisi energetica globale) uno scenario strategico da terza guerra mondiale intercapitalista, che avrà come causa scatenante i vari fronti di conflitto esitenti che si estendono oggi per Eurasia, Africa e Medio Oriente.
L'elemento fondamentale che definisce e dà sostegno alla contraddizione fondamentale (che va ad accellerare la detonazione) è il petrolio insieme alle risorse strategiche, come è il caso dell'acqua e la biodiversità, risorse essenziali per il funzionamento globale del sistema capitalista, le cui riserve si esauriscono senza aver ancora trovato alternative per sostituirle.
Tutti i conflitti che oggi si combattono nel pianeta (siano di ordine politico, militare o sociale) contribuiscono in modo sussidiario a quella guerra sotterranea intercapitalista per il controllo delle risorse strategiche essenziali per la futura sopravvivenza delle potenze capitaliste.
In generale, tutto quello che USA e UE presentano come "guerra contro il terrorismo” negli scenari dell'Asia, Africa o Medio Oriente, sono conflitti fabbricati (dalla CIA e dai servizi segreti occidentali), strategie di posizionamento su determinate fonti di risorse o zone di controllo geopolitico militare.
Per esempio, lo sterminio in massa di migliaia di civili in Sri Lanka, non è stato determinato da una guerra contro il "terrorismo tamil" come si è cercato di fare credere, bensì da interessi geoeconomici e geopolitici militari strategici, che hanno a che vedere con il controllo dell'Oceano Indiano e le rotte del petrolio. Non è stato neanche un genocidio per questioni di origine "razziale", bensì di un massacro sistematico che si inquadra nello scenario della cosiddetta "guerra energetica", che si sta disputando per la sopravvivenza futura tra l'asse sionista Usa-UE ed il blocco Russia-Cina-Iran.
La stesso cosa che succede oggi in Sri Lanka (con diverse caratteristiche) sta succedendo in Somalia, in Tibet, Sudan, nel Caucaso, Chad, Etiopia, etc, dove le potenze armano e finanziano "guerre civili" o "guerre religiose" per giustificare interventi o invasioni militari.
Nella realtà (disintegratasi l'Unione Sovietica ed i processi della rivoluzione armata) oggi il sistema capitalista già non ha nemici strategici che rimpiazzino il vuoto con un’altro sistema, e conseguentemente, tutti i conflitti esistenti nei cinque continenti sono detonatori esclusivi delle contraddizioni e delle rivalità intercapitaliste.
Il sistema capitalista è rimasto solo, e la sua dinamica irreversibile di distruzione storica arriverà solamente dalle sue proprie contraddizioni (íntercapitaliste) dietro un modello di "autodistruzione" marcata dalla ricerca del reddito e dalla concentrazione del potere mondiale in poche mani.
Insomma, tutti i conflitti esistenti sono la sommatoria della lotta delle potenze capitaliste che competono tra sé per impadronirsi dei mercati e delle risorse strategiche, che sia già per mezzo di conflitti militari o di conflitti sociali attivati con fini di controllo politico.
Il petrolio e il gas (beni sempre più scarsi ed in esaurimento), il motore dei motori dell'economia mondiale, sono le risorse essenziali per la sopravvivenza delle potenze centrali e rappresentano l'asse esplosivo strategico dei conflitti militari in atto, che possono trasformare Wall Street ed i "mercati" in terra spianata ed in fiamme.
Come prodotto dei conflitti intercapitalisti per il controllo del pianeta, nello scenario geopolitico militare mondiale ci sono quattro fronti esplosivi a breve termine:
A) La risoluzione della crisi recessiva mondiale, B) L'attacco militare alle centrali iraniane, C) L'ampliazione del conflitto in Afghanistan, D) L'occupazione militare del Pakistan da parte degli USA, E) E un’altro conflitto armato nel Caucaso o in Eurasia (come parte del teatro della guerra fredda USA-Russia) e F) Un attacco "terroristico", o vari, simili all’11 Settembre, in Europa o USA (che servirà come argomento “giustificatorio” per le azioni militari degli USA e della NATO).
Una nuova esplosione militare della guerra energetica, tanto nel Caucaso (con la Russia come protagonista) come in Medio Oriente (con l'Iran come protagonista) si integrano nel quadro della crisi economica strutturale del sistema capitalista, che si prospetta come una minaccia di crisi ed esplosioni sociali che mettono in pericolo la governabilità del sistema su scala mondiale.
Attraverso i percorsi geopolitici di Afghanistan, Pakistan o Iran, si trasmettono e ritrasmettono i teatri di conflitto che attraversano i territori compresi tra Eurasia e Medio Oriente, il cui esito colpisce direttamente le frontiere energetiche ubicate tra il Mar Caspio ed il Golfo Persico, punti strategici del petrolio e dell'energia mondiale.
Dopo la disintegrazione dell'URSS, USA e Unione Europea si gettarono sui mercati e le risorse energetiche delle ex Repubbliche Sovietiche nell’Europa dell’Est, dell'area caucasica e centroasiatica, tradizionalmente sfera di influenza russa, ampliando così la loro rete di basi militari in tutta la regione.
L'importanza strategica dell'Iran, Afghanistan e Pakistan, nella scacchiera della guerra energetica, ha due ragioni principali:
A) Tanto il Pakistan (un gigante islamico con potere nucleare) che l'Afghanistan (dominato da un conflitto armato contro i talebani) fanno parte del piano strategico per il dominio e controllo militare del "triangolo petroliefero" (Mar Nero - Mar Caspio - Golfo Persico) dove si concentra più del 70% della produzione industriale mondiale di petrolio e gas, elementi indispensabili per la futura sopravvivenza delle potenze capitaliste dell'asse Usa-UE.
B) L'Iran, che controlla lo Stretto di Ormuz, da dove passa il 40% della produzione mondiale dell’industria petrolifera (con la possibilità, inoltre, d’avere la bomba nucleare) mette in pericolo la sopravvivenza dello Stato d'Israele e la supremazia del controllo economico, geopolitico e militare strategico del potere imperiale Usa-UE nella decisiva regione del Medio Oriente e del Golfo Persico.
Così, come la Russia rappresenta per l'asse Usa-UE la "barriera" geopolitica e militare da vincere per la conquista dell’Eurasia e delle sue risorse energetiche (vitali per la futura sopravvivenza dell'asse Usa-UE), l'Iran è la pietra che bisogna rimuovere per completare il controllo sulle rotte e delle riserve energetiche del Medio Oriente.
Tra una partito di Risiko e i mondiali di calcio...
Queste sono le ragioni strategiche che trasformano il "triangolo del petrolio" (Eurasia – Caucaso - Medio Oriente) nel teatro obbligato della terza guerra mondiale intercapitalista (sviluppata possibilmente con armamento nucleare) per il controllo delle risorse strategiche del pianeta per la sopravvivenza futura.
Ed alla fine (se ci sarà che qualcosa che rimarrà vivo ed in piedi) i vincitori si spartiranno il bottino ed un nuovo "ordine mondiale" come nel 1918 e nel 1945.
Gli Stati Uniti possono solo soddisfare un 25% della propria necessità energetica (tenendo conto che le risorse si esauriscono), e l'Unione Europea è completamente dipendente per l’approviggionamento di gas e petrolio. Cina (come India, Giappone e le potenze Asiatiche) hanno bisogno di petrolio e di gas (vengono rifornite principalmente dai corridoi russi) per sopravvivere come superpotenze industriali.
Di conseguenza, come già sottolineammo, la Russia è l'unica superpotenza nucleare autosufficiente di gas e di petrolio (oltre a controllare la maggior parte delle rotte euroasiatiche) e rappresenta per l'asse Usa-UE la "barriera" geopolitica e militare da vincere per la conquista dell’Eurasia e delle sue risorse energetiche.
Ed il gigante petrolifero socio della Russia, l’Iran, è a sua volta la pietra che bisogna rimuovere per completare il controllo delle rotte e delle riserve energetiche del Golfo Pesco e del Medio Oriente.
Si capisce perché bisogna distruggere il cardine "dell’asse" del male? Lo scoppio della terza guerra mondiale non è il prodotto delle visioni di profeti, bensì un susseguirsi storico (inevitabile) di calcoli matematici per la sopravvivenza capitalista. Che è la madre di tutte le guerre.
Manuel Freytas è giornalista, investigatore ed analista, specialista in intelligence e comunicazione strategica. È uno degli autori più presenti e citati sul Web. Vedere i suoi lavori su Google ed in IAR Noticias.
Titolo originale: "Sepa porqué usted está parado sobre la tercera guerra mundial"
Fonte: http://www.iarnoticias.com


Nazzucau
...è un paio di settimane che i miei studi sugli scenari econimico geopolitici dei prossimi mesi per capire "concretamente" dove stiamo andando a parare mi stanno preoccupando molto.
Mentre i riflettori sono puntati sui Mondiali di calcio ora e prima sul disastro della BP nel Golfo del Messico, i porci fanno i loro comodi...il problema è che volevo presentare un riassunto ma la situazione è troppo complessa per essere inserita in un post. Ho deciso allora di presentare dei frammenti che presenterò nei prossimi post cercando di presentare un quadro. L'obiettivo non è spaventare ma far conoscere. Se un uomo sa allora può cominciare almeno a pensare sul da farsi.
Su possibili strade alternaive da percorrere...
Annibale (stratega militare)
Migliore e sicura è una pace certa di una vittoria solo sperata
Baruch Spinoza
La pace non è assenza di guerra: è una virtù, uno stato d'animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia.
l'unica soluzione al mondo è una rivoluzione interiore individuale (perchè solo un individuo può cambiare se stesso) ma collettiva ( cioè una società di persone che la hanno realizzata o che la perseguono). Ogni altra soluzione politica o di altro genere è destinata a fallire come la storia ci insegna.

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