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Tra vita e morte: ricordando una linea troppo sottile

Creato il 09 febbraio 2011 da Alessandro @AleTrasforini
Con la scelta di fissare il 9 febbraio la "Giornata degli stati vegetativi", si è contribuito ancora una volta alla perfetta dimostrazione inerente al non aver compreso i motivi attinenti alle scelte personali ed alle libere decisioni sul fine-vita.
In un articolo riportato sull'Unità di oggi, il membro della Consulta di Bioetica dell'Università di Torino Maurizio Mori riporta convintamente i motivi di questa (ennesima,nds) mistificazione:
"[...]In neurologia si usa la Gos (Glasgow Outcome Scale, nds) per classificare gli esiti degli insulti cerebrali in modo operativo: prima ci sono tre tipi di coma (1 mild 2 serious 3 severe), poi lo Stato Vegetativo (4) e infine la Morte (5). Come si vede, lo stato vegetativo è declinato al singolare, anche se poi può assumere modalità diverse ed essere persistente o permanente. Decretando la "Giornata degli stati vegetativi" il governo compie una doppia mistificazione. La prima sta nella declinazione al plurale: non c'è più lo stato vegetativo al singlare, ma ci sono gli stati vegetativi, ossia varie situazioni simili e non sempre facilmente distinguibili [...] La ridefinizione serve per insinuare l'idea che non si deve mai perdere la speranza nel risveglio e quindi mai sospendere le terapie. [...] L'altra mistificazione sta nella preposizione specificativa <degli>. Se è vero che l'individuo in stato vegetativo ha perso la capacità di relazione col mondo esterno, più appropriata sarebbe stata una <Giornata per o sullo stato vegetativo>. Usando <degli> si lascia intendere che è analoga alla giornata dei disabili, cosicchè quella di stato vegetativo non è più una sistemazione del tutto peculiare, ma diventa assimilabile ad altre, a forme gravi di disabilità. [...]"
Al di là delle opinioni e dei pareri, è opportuno trovare su temi come questi una risposta capace di adattarsi al meglio alla libertà di scelta di ogni vita umana. Con un Testo Costituzionale capace di promuovere in primo piano i diritti fondamentali della persona, la sua dignità ed identità (Art.2), la libertà personale (Art.13) e il diritto alla salute (Art.32), è necessario guardare all'essere umano e non alle barriere imposte da consenso politico, dogmi religiosi e subdoli compromessi.
Un problema così complesso, in una data così potente e carica di significati, ha il dovere di esigere una risposta altrettanto complessa e non strumentale.
Laddove l'accanimento terapeutico vada a legarsi con il libero arbitrio di un individuo, è inevitabile pervenire ad un cortocircuito di idee, convinzioni ed opinioni.
Una delle poche certezze in argomenti come questi è esclusiva: chi non sa cosa voglia dire non può parlare, nè tantomeno legiferare in termini assoluti.
Serve fermarsi, facendo più di un passo indietro, per riflettere.
Pensare al dosaggio da applicare al rapporto tra scienza e religione, meditare con attenzione sulla possibilità di infierire sul dolore vero di chi rimane ad assistere persone costrette a rimanere attaccate a macchine, nonostante la loro volontà.
Serve riflettere sulle libertà di scelta, sulla necessità di tutelare anche chi vuole usare la tecnologia per sperare, fino all'ultimo, in un estremo risveglio.
Più che tutelare gli stati vegetativi, è necessario tutelare con estrema attenzione la linea sottile che fa rima con autodeterminazione della vita stessa.
In un anniversario pesante, è opportuno ricordare il dolore di una ragazza rimasta per 17 anni in condizione di stato vegetativo permanente. In un anniversario così pesante, è necessario ricordare la battaglia e l'amore con cui una famiglia hanno intrapreso crociate per vedere realizzato un desiderio di una figlia:
"[...]mai avrebbe voluto vivere senza priva di coscienza e mai avrebbe tollerato la continua profanazione del suo corpo. Noi genitori le abbiamo dato solo voce: se avesse potuto esprimersi lo avrebbe fatto lei[...]" (dall'elenco letto da Beppino Englaro a "Vieniviaconme")
In terreni come questi ed in giorni così si giocano le partite per non infangare e calpestare questa così invisibile ma potente linea sottile. La tecnologia, se assente, avrebbe eliminato la parola naturale dal campo semantico del mantenere in vita.
La politica, se presente, dovrebbe tutelare i diritti minimi Costituzionali di cui sopra; dovrebbe tutelare le esperienze di tutti coloro che hanno maturato, attraverso certe vicende, dolori così prepotenti da non poter rimanere sordi.
Servirebbe riflettere, meditare profondamente.
Nel resto, nel vento, un ricordo di ragazza sorridente ed ora felice.
Dietro di lei, un padre con qualche ruga d'amore e speranza.
Un contributo di riflessione, in un giorno come questo, è opportuno: nessuno può permettersi di dare opinioni assolute su argomenti così afferenti all'intima essenza della vita personale.
TRA VITA E MORTE: RICORDANDO UNA LINEA TROPPO SOTTILE

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