Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro scrive Luis Sepulveda, scrittore cileno, e questa frase senza tempo e senza spazio, che si spezza tra le labbra e nel cuore mentre la si pronuncia, riattiva in realtà tutta una serie di ricordi, dolorosi quanto importanti, da continuare a diffondere, su cui è necessario riflettere sempre. Semplicemente per non dimenticare.
Il giorno 27 gennaio del 1945 venne liberato il campo di concentramento di Auschwitz dalle truppe sovietiche dell’Armata Rossa durante l’offensiva in direzione di Berlino e quel giorno viene ricordato ogni anno per riflettere, per ricordare. Come se bastasse ricordare per sanare le ferite che l’essere umano ha subito. Come se commemorare fosse sufficiente a restituire una parvenza di dignità alle persone umiliate, uccise, sterminate nel corso dell’olocausto, buco nero nella storia della Seconda Guerra Mondiale. Soltanto alla fine della guerra si seppe “effettivamente” cosa accadeva nei campi di concentramento; un libro dedicato alla Shoah è per esempio Traditi, dove i protagonisti sono 25 ebrei napoletani perseguitati, torturati e infine uccisi in un lager. La loro tragica storia, narrata grazie al giornalista Nico Pirozzi, comincia al binario 21 della stazione ferroviaria di Milano su un carro bestiame, perché bestie erano considerati gli ebrei napoletani dal 1926 al 1938.
Non possono essere iscritti al Partito nazionale fascista i cittadini italiani che, a norma delle disposizioni di legge, sono considerati di razza ebraica, questo è ciò che recita il Regio decreto del 21 novembre del ’38 che sancisce la fine di una militanza lunga dodici anni: improvvisamente la parola “ebreo” deve sparire; Traditi quindi dal fascismo, dal re e dal duce: il dramma degli ebrei ripudiati con sfondo la città di Napoli, una città bersagliata dalle bombe dei Liberators, assediata dalla fame e dalla miseria, dove la sanguinosa farsa della Repubblica Sociale Italiana costringerà alla fuga la famiglia napoletana descritta nel libro; Amedeo e Aldo Procaccia, i due ebrei napoletani fuggiranno con le loro famiglie, un bambino di 5 anni e due neonati, verso Cerasomma (frazione in provincia di Lucca – ndr), per poi essere catturati. Intrappolati i protagonisti di questo struggente libro, saranno costretti a subire le umiliazioni dell’arresto, dell’internamento, del carcere e della deportazione ad Auschwitz, un campo di sterminio polacco, la fabbrica della morte più temibile al mondo mai costruita prima.
Nico Pirozzi è un cultore appassionato delle vicende legate alla Shoah e agli ebrei perseguitati e uccisi negli anni ’30 e ’40. E se Primo Levi scrive: Considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no (…), Pirozzi cerca di restituire una dignità ai 25 napoletani, commemorando un giorno importante attraverso Traditi e facendo luce su un capitolo buio della storia sconosciuto anche ai napoletani stessi. Oggi VesuvioLive li ricorda tutti, uno ad uno.