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Tragedia dell’Heysel: una pagina nera del calcio

Creato il 29 maggio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Oggi, 29 maggio, il popolo di fede juventina, e non solo, si stringe per commemorare le vittime della strage dell’Heysel avvenuta

La Strage dell'Hysel

Un’immagine del settore Z dello stadio

 esattamente 28 anni fa, il 29 maggio 1985. La tragedia prende il nome dal luogo in cui si è consumata, lo stadio di Bruxelles, che, quel giorno, ospitava la finale di Champions League tra Juventus e Liverpool.

La struttura era obsoleta, sprovvista di sufficienti uscite di sicurezza, instabile, insomma, inadeguata per dare luogo a un evento così importante e nonostante ciò, la scelta della UEFA ricadde su quest’impianto e venne criticata da entrambi i clubs che non avevano neanche torto a lamentarsi.

Oltre a due tribune centrali, lo stadio prevedeva anche due curve: una interamente presidiata da tifosi italiani, l’altra quasi completamente a disposizione dei tifosi inglesi. In uno spicchio, infatti, c’erano sia supporters bianconeri sia neutrali. Forse, anche se non si può cambiare il corso della storia, sarebbe stato meglio equilibrare/rendere omogeneo lo spazio a disposizione delle due tifoserie e lasciarne uno esclusivamente per gli italiani, uno per gli inglesi.

Tuttavia, questi episodi appartengono alla storia e non si può far altro che parlarne con l’amaro in bocca. La tragedia avvenne un’ora prima dell’inizio dell’incontro. Sfruttando le pessime condizioni dell’impianto, i tifosi inglesi più accesi, denominati Hooligans, caricarono a testa bassa verso le persone presenti nel settore attiguo vi fecero breccia, costringendo molti a cercare la fuga lanciandosi nel vuoto, per non essere schiacciati, o ferendosi nel superare le recinzioni.

Come lo stadio, anche le forze dell’ordine lasciarono molto a desiderare, non intervenendo subito o impedendo la fuga verso il campo ai tifosi in preda al panico. Il risultato fu di ben 39 morti – chi calpestato, chi schiacciato dalla massa o dal muro crollato per il troppo peso da sostenere, chi ancora ucciso mentre si dirigeva verso la via d’uscita – e più di 600 feriti.

Alla fine, nell’incredulità più totale, in un clima surreale, il match si giocò lo stesso e, quasi come indennizzo, che non può essere paragonato all’importanza che la vita ha per l’uomo, vinsero i bianconeri grazie a Platini, su calcio di rigore.

Quest’oggi, ogni 29 maggio il popolo juventino rende l’estremo omaggio alle vittime della strage, ponendo l’accento sui tifosi che hanno perso la vita, magari amici o parenti di chi è sopravvissuto, e non sulla vittoria di un trofeo, che, per quanto possa essere prestigioso, è macchiato di sangue innocente che ha rovinato ciò che poteva essere una festa gioiosa, sognata da chiunque sia appassionato di calcio.

Articolo di Alessandro Liturri.


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