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Training Autogeno

Da Crudina
Lo osservo, e finalmente lo srotolo. Il mai dimenticato tappetino blu è ancora li, così infagottato in un vano dell'armadio, era a digiuno di un peso da troppo tempo.
Ci provo, seguo passo passo le istruzioni; mi sdraio e inizio a respirare, chiudendo gli occhi. Dicono che la respirazione deve essere profonda, perché sia davvero rilassante. Mi dà un gran senso di iperventilazione, perciò ritorno al mio ritmo normale.
Con gli occhi ormai chiusi, per rilassarsi, bisogna visualizzare ogni parte del corpo, e sentirla. Proviamo.
Parto dal braccio destro, respiro e immagino, immagino e respiro. Mah.
Provo col sinistro, ma continuo a non percepire. Ma il braccio è sempre stato li, attaccato, ormai è un'abitudine no?
Continuo, scendendo. Il busto, con questo benedetto diaframma che dovrebbe farmi respirare meglio, le gambe, i piedi. Niente, con me non funziona: la meditazione, il rilassamento e le visualizzazioni sono cose troppo astruse.
Apro gli occhi e osservo per un secondo la mano; quando ero piccola mi chiedevo sempre perché non avessi la mano a "Topolino", proprio come quella dei fumetti: a quattro dita e ben delineate da una riga nera. Eppure i bordi della mia mano sono trasparenti, un ammasso di molecole, di cellule, di particelle stranissime che mi fanno sentire quasi eterea.
Già mi sembra di sentirmi più leggera, di percepire la gamba che prude, una zanzara ha pensato bene di vampirizzarmi per un bel pò; ecco, ancora una volta, nemmeno me ne sono accorta.
Mi giro su un fianco, alzo il volume. Quella canzone, damn, adesso sento come un guizzo dalle viscere. Richiudo gli occhi e sento un brivido lungo la schiena. Ripenso a quando la ascoltavo col finestrino giu, mentre l'aria fendeva la mia faccia... che brivido.
La musica finisce e mollemente torno dritta. Provo a fare due addominali, sì è decisamente fastidioso.
Ritorno sul fianco, vedo la casellina rossa. Guardo, un messaggio. Adesso sì che sento il sangue che ribolle, parte dalle viscere, sale su gorgogliando attraverso le cellule, sembra un incendio, un fuoco che divampa all'interno, come delle palle di fuoco che attraversano lo sterno per raggiungere le mascelle: quasi uno scoppio. Il cuore che pompa come dopo una corsa a perdifiato se qualcuno ti rincorre e non vuoi farti prendere. Quasi quel gusto di sangue in bocca. Mi giro supina, finalmente vedo il mio petto che si alza, la gabbia toracica allo spasimo. Ora sì che respiro davvero.
Mi alzo e corro, corro a perdifiato.
Da te.

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