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Tralasciare quello che è transitorio

Da Marcofre

Ecco cosa: un romanziere, un artista, deve tralasciare tutto quello che ha un significato transitorio.

 

Chissà cosa vuol dire quel “transitorio”. In realtà Cechov ha le idee abbastanza chiare su cosa sia il transitorio. Per comprenderlo anche noi, forse dobbiamo spostare la nostra attenzione sulla prima parte di questa affermazione. Quando lo scrittore russo parla di un romanziere, un artista.

Chi scrive e ha talento, ha degli obblighi differenti; per prima cosa è anche un artista. O forse è soprattutto un artista. Mi sembra che in alcuni autori, tra i quali Flannery O’ Connor, e Cechov, ci sia sempre questa idea che la scrittura di un certo tipo è una tensione verso l’arte. Non è solo scrivere, o intrattenere il pubblico.

A questo punto salta fuori il solito interrogativo: che cosa è l’arte? Non ne ho idea, ma di certo credo di poter espormi con l’affermazione che non tutto è arte. Per zia Flannery, arte significa scrivere con efficacia e valore. A una prima occhiata si tratta quindi di “robetta”. Che ci vorrà mai a scrivere con efficacia e valore?

Se pensi sul serio che non ci voglia granché sei fuori dai giochi, o almeno da quelli importanti.

Il punto è che se la propria ambizione è l’arte, diventa inevitabile pensare che le cose non sono tutte uguali. E che ce ne sono alcune, prive di valore, che in realtà sono preziosissime.

Questo è il punto che fa la differenza. L’uso dei sensi non è piegato a una banale opera di raccolta di quello che serve per la storia. Bensì ci si mette da una parte, si osserva e si fa una cernita accurata.

In seguito, il lavoro da svolgere riguarda la sorveglianza, cioè fare attenzione che l’aspetto egocentrico di chi scrive stia distante. Non è affatto semplice (ricordo che scrivere è comunque un atto di presunzione notevole), ma di solito la rilettura aiuta a individuare tutto quello che soddisfa appunto chi scrive.

Perché gli aspetti transitori sono spesso conti in sospeso che chi scrive ha con qualcun altro. In apparenza non fanno niente di male, e parliamoci chiaro: spesso questi aspetti transitori ci fanno piacere. Perché l’autore si dimostra uno di noi, e fa piacere avere con lui qualcosa da spartire.

E forse è inevitabile. Tuttavia, diventa importante educare se stessi a questa abitudine: pensare all’arte. O almeno tendere a essa, in una realtà che non sa che farsene e che la celebra nei musei. Non certo nella vita.


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