TRANSNISTRIA: Quando le elezioni non significano democrazia

Creato il 11 dicembre 2011 da Eastjournal @EaSTJournal

di Astrit Dakli

da Il Manifesto, articolo tratto dal blog “Est est est” del giornalista Astrit Dakli, uno dei maggiori esperti di spazio post-sovietico in Italia

Dopo la Sud Ossezia e la Federazione Russa, si vota anche in un’altra singolare dépendance della Russia, la secessionista repubblica di Transnistria, già parte della Moldova ma mai realmente controllata dalle autorità di Kishinev, fin dal momento della disintegrazione dell’Urss.

Se non ci saranno altre sorprese, dovrebbe vincere facilmente – e ottenere il suo quinto mandato presidenziale consecutivo – l’attuale leader Igor Smirnov, al potere fin dal 1991 e a quanto pare intenzionato a restarci tutta la vita. I suoi avversari sono funzionari del suo regime, come lo speaker del parlamento Anatoly Kaminski e l’ex-speaker Yevgeny Shevchuk, cui si aggiungono il leader del Partito Comunista Oleg Horjan e quello del movimento Proryv (sfondamento)Dmitry Soin.

La Transnistria ha formalmente un regime multipartitico, ma finora l’unico potere che conta è stato quello del presidente, e le elezioni tenute regolarmente per la presidenza e per i 43 seggi del parlamento sono state regolarmente macchiate da pesanti sospetti di brogli e manipolazioni. Nella giornata di oggi, per la prima volta, dovrebbero esserci anche degli exit polls (finora proibiti) mentre i risultati del voto dei 400mila elettori verranno comunicati domani.

Negli ultimi tempi la tenuta del regime di Smirnov, considerato in generale come “il buco nero d’Europa” per l’altissimo livello di illegalità che vi regna, tanto da farne un vero porto franco per le più importanti organizzazioni mafiose della Russia, dell’Ucraina e di altri paesi dell’Europa orientale, ha visto formarsi qualche crepa, soprattutto per le crescenti difficoltà con i protettori di Mosca (la Russia mantiene un contingente militare in Transnistria, ufficialmente con compiti di peacekeeping rispetto al mai del tutto risolto conflitto con la Moldova).


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