Il mistero si infittisce, parte due. Se anche Francesco Maria Del Vigo, commentando l’allontanamento di Flavia Perina dal vertice del Secolo d’Italia, aveva scritto sul Giornale che “se Fli esce dal centrodestra e stringe accordi con Rutelli e Casini è difficilmente compatibile con lo spirito del Secolo d’Italia che, da sempre, rappresenta la destra nel campo dell’editoria”, viene allora da chiedersi se al giornalista del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti sarà venuto o meno un colpo prendendo in mano, questa mattina, la prima pagina del foglio d’informazione romano.
Il titolo, per chi considera ancora la storica testata dell’Msi (poi passata sotto l’influenza di An e, più recentemente, di Futuro e Libertà) un organo di partito di centro-destra, o per lo meno di questo centro-destra che da anni fa la guerra ai vari Annozero e Ballarò, non lascia proprio nulla all’immaginazione: “Giù le mani da Santoro”.
Messaggio forte e chiaro: dopo l’omaggio in prima pagina al Fatto Quotidiano questa volta – e ancora con maggior evidenza – il giornale vicino alle posizioni finiane sceglie addirittura lo spazio d’apertura per sottolineare con la maggior forza possibile la posizione del terzo polo sul tema dell’eventuale “bavaglio” per i talk show politici in vista delle elezioni. Con quella stessa mossa, inoltre, il Secolo d’Italia ribadisce il suo ruolo di mezzo di comunicazione “ribelle” rispetto alla linea editoriale che certi ambienti del Pdl vorrebbero ripristinare all’interno della redazione, accentuando ancora di più la spaccatura insanabile (non più solo ideologica ma anche evidentemente politica) tra Fini e il premier Silvio Berlusconi.