La trasfusione di sangue consiste nel trasferire una certa quantità di sangue, appunto, da un soggetto all’altro per via endovenosa: si parla a questo proposito di un donatore e di un ricevente. Le trasfusioni sono utilizzate per rimpiazzare il sangue perso durante un intervento chirurgico, oppure per una grave emorragia o per alcune particolari malattie. Durante la trasfusione il sangue del donatore, precedentemente raccolto in una sacca, viene infuso nella vena del ricevente. La procedura può durare da una a quattro ore, in funzione di quanto sangue deve essere trasfuso. La trasfusione può essere omologa, se il donatore e il ricevente sono due persone diverse, oppure autologa, se il donatore e il ricevente sono la stessa persona. In quest’ultimo caso, ovviamente si deve procedere alla raccolta di sacche di sangue prima del momento del bisogno, per esempio in preparazione di un intervento chirurgico programmato.
Sulla superficie dei globuli rossi sono presenti particolari molecole chiamate antigeni: la presenza di questi antigeni determina il gruppo sanguigno a cui si appartiene (vedi quesito sotto) e quindi la compatibilità del sangue trasfuso. Gli antigeni sono definiti dalle lettere A e B o dal numero 0. Le possibili combinazioni sono: persone di gruppo A, persone di gruppo B, persone di gruppo AB e persone di gruppo 0. A questi si aggiunge il cosiddetto fattore Rh che può essere o meno presente sulla superficie dei globuli rossi (Rh positivo o Rh negativo).
Gli scopi principali delle trasfusioni di sangue o di suoi componenti sono:
- intervenire in caso di anemia grave per mantenere il trasporto dei gas respiratori (ossigeno e anidride carbonica);
- correggere i disturbi della coagulazione o le emorragie;
- curare un deficit del sistema immunitario;
- mantenere la volemia, cioè la massa del sangue circolante, per evitare uno stato di shock.
Per quanto riguarda l’anemia non esiste un valore assoluto di emoglobina che imponga la trasfusione: ogni persona va valutata in base alla sua capacità di tollerare l’anemia (per esempio le forme croniche sono meglio tollerate di quelle acute).
Le trasfusioni di sangue sono comunque necessarie in caso di:
- incidente o intervento chirurgico con grande perdita di sangue;
- malattie o terapie che causano un’anemia grave.
Tutto il personale coinvolto deve essere pienamente consapevole della necessità di prestare costante attenzione e impegno nell’operare in conformità alle procedure prestabilite. Il professionista che effettua il prelievo deve riportare in modo chiaro e completo sulle provette contenenti i campioni: reparto di appartenenza, cognome, nome data di nascita del soggetto e data del prelievo. L’operatore che effettua il prelievo deve apporre la propria firma. Altrettanto fondamentale è il riconoscimento certo della persona da trasfondere e il controllo della sacca di sangue pronta per la trasfusione, che deve risultare compatibile con il gruppo sanguigno del ricevente.
Nella maggior parte dei casi le trasfusioni di sangue non determinano effetti negativi o rischi. In casi rari però si possono verificare:
- reazioni allergiche;
- infezioni virali;
- febbre.
Le reazioni allergiche si possono verificare anche se il sangue del donatore è compatibile con quello del ricevente. I sintomi in genere sono:
- ansia;
- dolore al petto;
- fatica a respirare;
- riduzione della pressione arteriosa;
- nausea.
Se compaiono questi disturbi occorre avvertire immediatamente gli operatori sanitari. Ai primi segni di reazione allergica, infatti, la trasfusione deve essere sospesa e, in funzione della gravità dei sintomi e della condizione, il medico valuterà il trattamento più appropriato.
Le infezioni virali (epatite B o C, HIV) sono molto rare, in quanto la normativa attuale regola in modo molto preciso e accurato la scelta dei donatori, riducendo quindi notevolmente i rischi di infezione virale nelle persone riceventi.
La febbre è la conseguenza più frequente delle trasfusioni; va trattata con un comune antipiretico come nelle comuni manifestazioni febbrili, ma deve essere sempre valutata perché potrebbe essere espressione di una reazione da incompatibilità.
articolo tratto dal sito IPASVI