“Introdotta nel bilancio la somma di un milione di euro per ogni Municipio. Saranno gli stessi presidenti dei municipi a chiedere ai cittadini quale opera vogliono che sia realizzata con quei soldi”
Ignazio Marino, dal sito di Roma Capitale , 30 dicembre 2014
Sulla Delibera per la vendita degli immobili di proprietà comunale, in discussione in questi giorni in Aula Giulio Cesare (1), è scoppiato un caso, che tra l’altro avevamo sollevato già dall’8 febbraio proprio noi – e il Movimento Cinquestelle Capitolino – chiedendo da subito alcune garanzie per la trasparenza. Nel solito battage però si mescolano come al solito aspetti diversi su cui, come al solito, è necessario fare un po’ di chiarezza, magari approfittando dell’occasione per allargare un po’ il campo e mettere alla prova tutti quelli che stanno cavalcando un tema di facilissima presa sulla pancia della gente (in una città che soffre più ogni altra dell’emergenza abitativa, sventolare case pubbliche affittate o vendute per quattro lire dà audience e consenso assicurati). Ci rivolgiamo quindi all’Assemblea Capitolina, maggioranza e opposizione, chiedendo di prendersi l’mpegno che la stessa trasparenza invocata – giustamente – per i beni comunali, venga garantita anche per le somme – anch’esse delle casse pubbliche – accantonate periodicamente nei bilanci capitolini per finanziare iniziative a discrezione dei consiglieri. E ci appelliamo ai Presidenti e ai consiglieri municipali perchè portino alla conoscenza dei cittadini i criteri e le risultanze delle scelte che proprio in questi giorni stanno prendendo su come spendere il milione di euro messo a disposizione dal Comune per ogni Municipio.
Cominciamo dai punti più caldi della discussione sulla vendita degli immobili comunali, una matassa ingarbugliata in cui i “deja vu” delle ricorrenti affittopoli della Capitale (2), si intrecciano alle oggettive difficoltà di gestione da parte del Comune di un patrimonio di centinaia di immobili, per lo più occupati, legittimamente e illegittimamente, con molti inquilini morosi e abusivi, pronti comunque a vendere cara la pelle a colpi di contenziosi e forti delle protezioni politiche godute, a quanto pare “bipartisan”. Una gestione neanche a carico degli uffici comunali, ma affidata, fino al novembre 2014, alla Romeo Gestioni, che, apprendiamo dalle parole dell’Assessore al Patrimonio Cattoi (3), “ha gestito il patrimonio immobiliare di Roma per 15 anni, percependo 10 milioni di euro l’anno” e che “in caso di non pagamento dei bollettini degli affitti evidentemente non prendeva misure coercitive“. Ecco, cominciamo a dire questo: se di “affittopoli” si tratta, non è un “ritorno” come titolano tanti quotidiani(4): affittopoli non se n’è mai andata, viene da lontano, dalle varie ammnistrazioni che si sono succedute da vent’anni a questa parte, che non hanno mai fatto nulla per sanare la situazione e che probabilmente invece l’hanno appesantita con ulteriori privilegi da dispensare a superiori e “clientes”. E vorremmo che, anzichè limitarsi ad “aprire la caccia al vip”(5), consiglieri e giornalisti cominciassero a porsi anche altre domande. Domande tipo come è possibile che per 15 anni nessuno si sia preoccupato – a partire dalla Romeo, ma anche negli uffici e tra i consiglieri comunali – degli affitti ridicoli, delle morosità, degli affidamenti farlocchi. E assai più interessante del “chi” ha goduto dei beni pubblici, ci sembra sapere chi quei beni ha affidato, sottraendoli a chi avrebbe avuto più diritto e rubando ai cittadini romani la differenza con gli importi corretti degli affitti che avrebbero dovuto essere versati nelle casse comunali, insieme ai canoni mai versati da affittuari benestanti e mai pretesi da chi avrebbe dovuto vigilare. Soldi rubati, che potevano diventare asili nido, assistenza ai disabili, manutenzione della città pubblica. E di certo, oltre a chiedere che si trovi rapidamente una strada normativa per impedire agli scrocconi di poter aspirare all’acquisto di un bene illegittimamente fruito per anni, cchiediamo che questa amministrazione faccia luce sui furbacchioni che hanno usato le proprietà di tutti per farsi belli con qualcuno. E pensiamo che i politici che sedevano in Consiglio nelle passate amministrazioni, di destra e di sinistra, se non altro per non aver mai mosso un dito per denunciare la situazione (quasi identica tra l’altro a quella prefigurata dalla precedente delibera di Alemanno (6), dovrebbero essere in prima fila per pretendere che venga fatta chiarezza e che, per una volta, la furbizia non paghi.
Quindi ci aspettiamo che si corregga la Delibera in modo da non far accedere alle compravendite chi ha goduto indebitamente (o morosamente) dei beni, e anche per non permettere di aggirare l’esclusione degli immobili di pregio dallo sconto del 30% prevista dalla legge 410 grazie al comma 13 , che lo ripristina in caso di ristrutturazione o rifacimenti anche esterni all’immobile stesso (7). E ci aspettiamo anche che Roma Capitale provveda a pubblicare tutte le informazioni sugli immobili trasmesse ai consiglieri e finite sui giornali (tranne i nomi dei privati, vedi sotto) sul sito, permettendo a chiunque di rendersi conto della correttezza delle stime e delle procedure.
Infine: si torna a parlare di di bilancio, che è un’altra, seria, partita. Il Sindaco a dicembre ha annunciato che a ogni Municipio sarà data la disponibilità di un milione di euro da investire nel terriotorio e, “buttando il cuore oltre l’ostacolo” , ha promesso che i Municipi avrebbero “chiesto ai cittadini quale opera vogliono che sia realizzata con quei soldi”. Certo, il bilancio partecipato è quanto di più democratico e nobile possa fare una saggia amministrazione. Ma noi, visti i tempi contingentati, ci accontenteremmo, per il momento, anche solo di una sana trasparenza nei criteri delle scelte, magari con un forum sui siti dei Municipi in cui i cittadini possano mandare qualche osservazione, e mettendo a disposizione di tutti le informazioni sugli interventi, sulle cifre destinate, sulle modalità di assegnazione.
E ci ripromettiamo, nei prossimi giorni, mentre continua il “toto vip” e il “toto svendite” degli immobili comunali, di andare a spulciare tra i fondi assegnati in più occasioni, con voto dell’assemblea capitolina, a voci del bilancio assai generiche, tipo “fondi per la cultura”, fuori dai budget degli assessorati deputati. Perchè siamo convinti che solo una totale trasparenza possa garantire ai cittadini che si finanziano interventi, iniziative culturali e quant’altro secondo il solo criterio dell’interesse pubblico e non secondo quello della ricerca del consenso.
Perchè la trasparenza vale sempre, per tutto e per tutti. Non può essere a “corrente alternata”…
Anna Maria Bianchi Missaglia
NOTA SULLA QUESTIONE “NOMI”. Anche se per primi abbiamo sollecitato, insieme agli altri dati, la pubblicazione degli intestatari degli immobili non residenziali – commerciali, direzionali etc- chi scrive, indipendetemente dalla legge sulla privacy, non condivide la posizione di chi vorrebbe i nomi degli inquilini privati da dare in pasto all’opinione pubblica. Il punto è far rispettare le regole, stabilire chi ha usufruito di privilegi, chi ha approfittato abusivamente, chi non ha corrisposto quanto dovuto, utilizzando beni della collettività, ed evitare di concedergli ulteriori regali e possibilmente obbligarlo a restituire il maltolto. Ma tutto questo lo può – e lo deve – fare l’amministrazione, valutando inevitabilmente il “caso per caso”. Ed è molto triste che finiscano invece nel calderone mediatico persone come Giuseppe Ferrara, il regista ottantunenne de “Il caso Moro”, Orso d’Argento al festival di Berlino nel 1986, che ha ottenuto uno degli immobili in seguito a una mobilitazione di artisti e intellettuali che hanno chiesto, nel dicembre scorso, la concessione dei benefici della legge Bacchelli. Ancora una volta: il fine non giustifica i mezzi. E la trasparenza, se è davvero il giusto anticorpo ai privilegi e alla corruzione, deve sempre accompagnarsi al rispetto della dignità delle persone. (AMBM)
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(1) Proposta n.88/2013 “Autorizzazione all’alienazione del patrimonio immobiliare di proprietà di Roma Capitale, indirizzi, criteri e modalità” scarica Proposta RC.2013.16580 (GRAZIE AL MOVIMENTO CINQUESTELLE DI ROMA CAPITALE)
(2) si veda in proposito la circostanziata disamina che Il tempo del 12 febbraio 2015 “Dal figlio del ministro alle sedi Pd. Quando la storia (dal 1989) si ripete La giunta capitolina ha annunciato che rivedrà le concessioni esistenti sulla gestione del patrimonio del Comune di Roma” propone delle vicende legate agli affitti e alle svendite di immobili pubblici a partire dalla Giunta Rutelli in poi : “…La prassi è sempre quella, insomma, da sempre. Nel 2001, ad esempio, e siamo in epoca Francesco Rutelli, salta fuori che gli immobili dell’Asl gestiti dal Comune di Roma facevano registrare, ad esempio, appartamenti in via dei Coronari, pieno centro, affittati a 230mila lire. Oppure 700mila lire per una casa di 270 metri quadri a piazza Navona. Ma nel 2011 il problema si ripresenta, quando emerge che nel biennio 2006-2007, case di pregio del Comune e dell’Ater sono state vendute a prezzo che con le regole del mercato non hanno nulla a che fare. E così a due passi da piazza Mazzini un appartamento di 96 metri quadrati viene venduto a 81mila euro; un altro in via della Farnesina, 74 mq, a 45mila euro; un terzo a piazza Navona, 113 mq a 400mila euro. La pacchia infinita”
(3) Repubblica 13 febbraio 2015
(4) secondo Il Giornale “non emergono nomi clamorosi… anche se non mancano spazi lasciati in bianco“ IL giornale 13 febbraio 2015 Affittopoli, ecco gli inquilini. E otto su 10 sono pure abusivi Il Campidoglio rende noti gli elenchi di chi occupa gli immobili che vuole svendere. Tanti i morosi, casa gratis al regista Ferrara. E Rifondazione comunista non paga
(5) scarica l’articolo
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(6) Deliberazione assembleare 43/2012 scarica DACDelib. N 43 del 04.10.2012
(7) Cinquequotidiano 12 febbraio Comune di Roma, Marchini all’attacco sul patrimonio: rischio svendita Alfio Marchini denuncia la mancata trasparenza della operazione e prepara l’opposizione, in aula e non solo