Credeteci perché è il 25 dicembre, e se non bastasse la data, guardate quel novello Mr. Scrooge intento a perforare la pietra per scovare il suo magnifico regalo…
Frutto di un percorso personale dedicato a questo argomento (vedere la filmografia del regista Jalmari Helander per credere), Rare Exports (2010) è un film che vuole smarcarsi dalle costrizioni che il cinema natalizio impone proponendo in chiave “nera” la figura di Santa Claus.
Non è certo la prima volta che ci viene offerto un ritratto dark della figura più amata dei bambini, ma è altrettanto vero che qui, nei fatti, non vedremo mai e poi mai Babbo in tutto il suo splendore (o orrore, visto che corna?) lasciando all’immaginazione, carburante indispensabile quando si trattano questioni del genere, il compito di guidare oltre il grigiore della razionalità.
Con sagacia il regista offre lo scettro del main character al più piccolo degli attori in scena: Pietari, che nonostante sia un bambino con relativo peluche appresso, ha come compagno di avventure anche un fucile, vero. Ma questo non basta a renderlo “adulto” perché il compagno di marachelle appena più grande lo chiama mezzatacca, e allora il suo piccolo riscatto, la sua crescita (abbandona il pupazzo prima del finale), avvengono grazie alla capacità di perseguire i sogni, di credere con tutto se stesso a quella che all’apparenza sembrerebbe un’innocua leggenda locale, ma che in realtà è una roba seria, una roba da grandi laddove i grandi, però, non solo non hanno tempo per credere a queste cose, ma una volta finiti dentro alla spiacevole situazione preferiscono badare alle loro frivole questioni, come il denaro e la possibilità di guadagno.
La cornice pressoché artica carpisce il mood che si respira più o meno ovunque nell’Emisfero Boreale in questa parte dell’anno, implementato ovviamente dal carico di significati che vengono ricondotti alla Lapponia. Pur attingendo notevolmente alle latte della fiaba, il quadro complessivo non lesina un paio di immagini che esulano dalla magia natalizia per regalare qualche microscopico ed inaspettato brividello. Quando infatti entra in scena il primo elfo, la sua magrezza, sporcizia, e immobilità, portano in altri territori, quasi horrorifici, il che anticipa la conclusione dove l’uso della CGI rende l’esercito di vecchi nudi e incazzati una poderosa armata di romeriana memoria.
Non esattamente quello che passa in tv durante il periodo festivo, ma nemmeno una rarità d’essai.
Godibile per i toni carini, lodevole per aver variato su un tema vecchio come il mondo, divertente anche grazie alla breve durata. Senza grandi picchi, ma nemmeno grandi pecche.
E mezzo punto in più perché a Natale siamo tutti più buoni.