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Trattando con la Russia di Putin anche la coscienza si può mercanteggiare?

Creato il 24 maggio 2013 da Matteo
Anche la coscienza è una risorsa?
I liberali russi ed europei hanno discusso il futuro comune di Russia ed Europa. Peccato che i "grandi" leader per questo futuro abbiano i loro piani
20.05.2013
Nel disordine delle feste di maggio [1] del tutto ignorato dal pubblico russo e dai mezzi di informazione di massa a Helsinki si è svolta una grande riunione di liberali russi ed europei. Tra gli organizzatori – l'Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa (ALDE [2]), il Centro Liberale Internazionale Svedese (SILC [3]) e il Partito Popolare Svedese della Finlandia. "Jabloko" [4] ha rappresentato la Russia alla conferenza, l'intervento di Grigorij Javlinskij è stato il clou del programma.
"Il futuro dei rapporti russo-europei: uno sguardo liberale" – così largamente era significato il tema delle sedute di Helsinki. E ognuno degli intervenuti ha cercato di dare un'occhiata là, in quel futuro. Del futuro comune ha parlato anche Javlinskij: "Penso che tra 30-40 anni al mondo ci saranno due centri di forza economica. Uno di essi si troverà in America, forse includendo anche qualche paese latino-americano. L'altro centro sarà in Asia: Cina, Giappone, Corea… Quale sarà in questa architettura il destino dell'Europa? Potrà l'Europa concorrere con questi centri tra 30-40 anni? E che sarà della Russia? Che posto occuperà?" Grigorij Alekseevič fa una conclusione: è impossibile pensare al futuro dell'Europa senza la Russia.
Si tratta, certo, non solo della misura economica. Anche se nel corso dell'incontro i più diversi speaker nel contesto dello sviluppo dei rapporti tra Russia ed Europa più di una volta hanno sottolineato un fatto eloquente: la Russia per l'Unione Europea è il terzo partner commerciale. La Russia è un mercato enorme, ci sono enormi possibilità per l'esternalizzazione della produzione. Per non parlare di petrolio e gas, il cui giogo l'Europa, forse, si scuoterà un giorno – ma non ora. Javlinskij ha parlato molto della politica nei nostri confronti. Mi è sembrato che molti in sala abbiano fatto smorfie a causa della tesi conclusiva del suo discorso, tuttavia questi è risultato molto preciso: prima di insegnare alla Russia, per l'Europa non sarebbe male guardare a se stessa. Grigorij Alekseevič qui, certo, è estremamente lontano dal pathos putiniano sul particolare profilo della democrazia sovrana [5] russa. La sua considerazione è su tutt'altro.
All'incontro (come pure in tutti gli incontri del genere) per tradizione è stato dedicato molto tempo allo stato delle libertà in Russia. Lilija Šibanova di "GOLOS" [6] ha raccontato una storia kafkiana su come la sua organizzazione ha aperto la lista delle vittime della legge sugli agenti stranieri [7]. Valerij Borščëv, presidente di un'organizzazione no profit di Mosca, ha descritto nei dettagli la storia dell'omicidio Magnitskij [8]. Tutti questi racconti si appellavano a un semplice pensiero: signori europei, voi, quando collaborate con le autorità russe, sforzatevi di non dimenticare quali casi sono sul conto di queste persone. I diritti e le libertà dell'uomo (parole su cui sogghigna con disprezzo tutta la nostra élite) non possono effettivamente essere oggetto di commercio – anche nei colloqui sull'abolizione dei visti per i possessori di passaporti speciali, anche nei confronti della "lista Magnitskij" [9].
Hanno sostenuto questo pensiero anche gli speaker europei. "I paesi dell'UE effettivamente guardano alla Russia esclusivamente attraverso il prisma dei rapporti commerciali. E questa è un'annotazione importante e abbiamo bisogno di fare qualcosa in proposito", – ha concordato con i russi la deputata dell'Europarlamento Kristiina Ojuland, in passato ministro degli Esteri dell'Estonia. "Si possono legare i rapporti commerciali con i colloqui sui diritti dell'uomo? – ha chiesto retoricamente un altro eurodeputato, Olle Schmidt. E si è risposto da solo: – In nessun caso si possono chiudere gli occhi sui tentativi di limitazione della società civile".
E tutti quei discorsi da anime belle vengono presi sul serio finché un qualche ennesimo avvenimento di protocollo della vita del presidente russo non riempie di sé lo spazio informativo per due-tre giorni di fila. E allora diventa chiaro che non certo tutta l'Europa mantiene le stesse posizioni di principio dei liberali riunitisi a Helsinki. Molti leader europei in sua assenza criticano aspramente Putin per la sua politica da cannibale, tuttavia già presto i maggiori ministri si mettono sugli attenti davanti a lui sul tappeto rosso.
Per la Russia come per l'Europa, nel conto grande, storico non è affatto male, per esempio, che la Germania da noi apra sempre nuove fabbriche e che per l'Olanda, diciamo, la Russia sia il maggiore partner commerciale. E non è male neanche che gli europei non usino praticamente le carte vincenti che il commercio gli da per volgere la Russia ai propri valori originari europei. (Neanche la Cina, per esempio, li usa – e con ciò?) Il male è l'ipocrisia. Il male è quando le dichiarazioni pubbliche sul primato dell'Uomo discordano con gli accordi pubblici. Il male è quando tutto il mondo comincia a rendersi conto che nel paradigma degli attuali valori europei la coscienza è una risorsa come il petrolio e il gas. Se vuoi, apri di più il rubinetto, ma se sono cambiate le circostanze, puoi anche chiuderlo.
Ecco di cosa, mi pare, ha pure parlato Javlinskij. Ma certo non di una particolare via russa.
Ol'ga Bobrova, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/58190.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Il 1 maggio e il 9 maggio, giorno in cui ricorda la vittoria sovietica sulla Germania nazista. [2] Dalla dicitura inglese Alliance of Liberals and Democrats for Europe. [3] Dalla dicitura inglese Swedish International Liberal Center [4] "Mela", partito liberale il cui nome è formato dalle iniziali dei cognomi dei fondatori Grigorij Alekseevič Javlinskij, Jurij Jur'evič Boldyrev e Vladimir Petrovič Lukin. [5] Sorta di eufemismo con cui Putin e il suo entourage definiscono il loro regime autoritario. [6] "VOTO", associazione per la difesa dei diritti degli elettori. [7] "Agenti stranieri" sono state definite per legge tutte le organizzazione no profit russe che ricevono finanziamenti dall'estero. [8] L'avvocato Sergej Leonidovič Magnitskij, che lavorava per una finanziaria americana, dopo aver scoperto una malversazione ad opera di funzionari russi fu incarcerato per evasione fiscale e morì in carcere a causa di maltrattamenti nel 2010. [9] La lista dei responsabili della morte di Magnitskij, a cui è stato negato il visto d'ingresso negli USA.

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