"Trattato della Vita Elegante" di Honoré de Balzac
Scritto da Giuseppe Corasaniti
Giovedì 21 Luglio 2011 21:50
Può esser l’eleganza fondamento di una rivoluzione interiore, un tentativo di ribellione a quelle che sono le imposizioni classiste e sociologiche di uno stile di vita inquadrato al quale spesso soggioghiamo inermi, una proposta a discostarsi con classe dalle mode in voga fine a se stesse per riscoprire la propria unicità? E’ quanto Balzac riesce a disegnare con leggiadria e controversia nel “Trattato della Vita Elegante”, Piano B Edizioni in uscita il prossimo 23 luglio.
L’eleganza centellinata con armonia nel suo realizzarsi, come scelta di vita solo per pochi eletti aristocratici, pensatori o artisti. A primo impatto, il testo potrebbe sembrare il simbolo per eccellenza di un modo d’esser per pochi, rappresentato come un diamante prezioso difficile da intagliare per render ancor meglio la sua lucentezza. Un lavoro già di suo arduo che diventa impossibile per chi nell’agio, nella nobiltà e nell’arte del pensare ozioso non passa le sue giornate. Persone dedite al lavoro e sfiancate da esso come contadini, soldati o muratori, difficilmente potranno ambire ad una raffinata condizione di vita che solo l’eleganza può donare. Siamo nei primi decenni dell’800, in pieno fermento post illuminismo e la distinzione netta tra semplici lavoratori e aristocratici è un solco invalicabile che facilmente può ridimensionare l’eleganza a una dote prettamente nobiliare. Troppo facile sembrerebbe la riflessione fatta da Balzac: è quasi scontato posizionare tale scelta di vita a un modo d’esser per pochi, soprattutto se dovuta a una costrizione innescata dal proprio ruolo sociale. Nonostante il metter in risalto questo aspetto, nello scorrer delle pagine si denota con celata parvenza la volontà di mutare radicalmente questo schema imposto. Aristocratico non è eleganza per legge: anche l’artista, il pensatore nullafacente, hanno nei modi d’essere la potenza intrinseca della cura dell’eleganza, in maniera più particolareggiata, comprendente estro e una doppia faccia altalenante tra disordine affrettato ma pur sempre ricco di maestria e sfavilli di pura unicità. E’ una posizione forte quella di Balzac, contro il maltrattamento di tale scelta di vita ormai divenuta cosa meramente acquisita per status e assolutamente non ricercata come giusto che sia. E’ un sottile e resistente capovolgimento rivoluzionario della realtà elegante che da troppo viene accostata ad un mondo al quale conviene solo per pura forma.
“Trattato della Vita Elegante” insegna regole ben definite, semplici consigli a cui far riferimento per realizzare un’eleganza nel fulcro della sua reale unicità. Balzac ci trascina con forza nella sua personale lotta interiore alla riscoperta di un’eleganza individuale che lentamente sta morendo, ma che resta pur sempre raggiungibile solo a chi riesce nel distacco da imposizioni di massa fin troppo abusate, che ai giorni nostri sono il pane quotidiano servito in maniera decisamente pietosa. Eleganza come riscoperta del proprio io, abolendo sfoggio di mode di cattivo gusto come essenziale esperienza della bellezza caratteristica che ognuno di noi può avere solo se attuata in modo esclusivo. Un libro di un’attualità sconcertante, dove si scova la gioia di riappropriarsi di un’eleganza assopita e malamente trucidata da tempo.
Dalla prefazione di Alex Pietrogiacomi:
“Un libro “segreto” di cui si tramandano i precetti e di cui si vogliono conoscere le parole, una specie di Hagakure dello stile interpretato, recitato e ambito da snobs, dandies, gentlemen, intellettuali"
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