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Tre Ave, Pater, Gloria e 7 eurocent, fratello

Creato il 30 agosto 2012 da Lundici @lundici_it

Balzello differenziato per il frutto del peccato. Dopo tabacco e superalcolici, ecco la “bollicine tax”, introiti certi per il governo con una facciata etica. Riuscirà o no San Balduzzi a sconfiggere lattine e videopoker?Chissà cosa avrebbe fatto Oscar Wilde. Cedere alle tentazioni, seppure il miglior modo per resistervi, gli sarebbe costato una fortuna. Del resto, il peccato di omossesualità il buon vecchio Oscar lo pagò a caro prezzo, nella prigione di Reading.

Tre Ave, Pater, Gloria e 7 eurocent, fratello
Oggi però nessuno vuole inquisizione, processi o sbarre, quello che serve sono i denari. E le tasse sul peccato sono un mezzo rapido ed efficace per raccoglierne. Ad esempio, quella che l’Undici battezzò come bollicine tax potrebbe essere (o non essere) sul tavolo del consiglio dei ministri di domani. Potrebbe, perchè contro il “decretone Balduzzi”, che oltre alla bollicine tax regola tante altre faccende, si sono levati diversi scudi. C’è chi dice che è incostituzionale, chi che è in conflitto con le norme UE e (soprattutto) chi dice che non ci sono i soldi per coprirne i costi.

La bollicine tax. E’ una tassa di sette eurocent al litro (poco più di due centesimi per lattina!) sulle bibite gasate zuccherate. Che fanno male alla pancia, perchè sono gasate, e favoriscono i chili di troppo, soprattutto per i più giovani. E’ chiaro che non saranno i 2 centesimi a lattina a scoraggiare o snellire i grandi bevitori di bibite. Non l’avessero chiamata tassa, fosse stato un semplice aumento di prezzo, avrebbe a malapena raggiunto il livello di inflazione generale, figuriamoci le prime pagine dei giornali.

Niente a che vedere col tabacco. Alle tasse su sigarette e tabacco si riconosce un ruolo fondamentale nella riduzione del fumo. Ma la tassa sulle sigarette è al 58% del prezzo, quella sulle bibite non arriverebbe al 3% del prezzo al supermercato (molto meno per quello al bar, essendo al litro e non in percentuale). Non ci vogliono grandi modelli economici per capire che l’aggregato di consumi, mal di pancia e chili di troppo non cambierebbe di una virgola. Per lo meno non per il prezzo. Quello che la Coca-cola e le sorelle temono è sicuramente l’effetto etichetta, ossia uno Stato che dice che le bibite fanno male, come l’alcol, le sigarette e il videopoker.

Meglio della benzina. Certo è, che se l’alternativa è far cassa sulla benzina, non è difficile

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trovare consenso nell’opinione pubblica tassando i vizi. Se vogliamo dare i numeri, in Italia i consumi sfiorano i 3 miliardi di litri di bibite gasate all’anno. Che a 7 centesimi al litro fanno 210 milioni di euro all’anno nelle casse dello stato. E se anche i consumi calassero del 10% tra effetto prezzo ed effetto etichetta (difficile crederlo), Balduzzi potrebbe celebrare un piccolo successo nella lotta all’obesità infantile e nel frattempo intascare comunque 190 milioni di euro.

Dove finiscono i soldi. Non solo, la bozza di decreto Balduzzi ha un altro grande merito: gli introiti della bollicine tax sarebbero vincolati a sostenere la sanità pubblica, in particolare l’assistenza per le persone non autosufficienti e per le persone affette da malattie croniche, malattie rare e – udite udite – per coloro che sono dipendenti da gioco d’azzardo patologico.

Già, il gioco d’azzardo compare varie volte nel “decretone”. Non deve essere vicino alle scuole (500 metri di distanza), non deve essere facilmente raggiungibile dai minori, e nelle zone colpite da ludopatia (la peste del ventunesimo secolo) il ministero può intervenire imponendo chiusure e coprifuoco.

Per il resto si tratta dei soliti peccati. Per quanto riguarda il fumo (quello legale), chi viene colto a vendere ad un minorenne dovrà sborsare 1000 euro la prima volta, 2000 la seconda. Per quanto riguarda l’alcol, dai miseri 7 centesimi al litro si passa a mezzo euro al litro, e forse qua un effetto prezzo ci può stare. Se volete leggervi tutto il decreto, che regola anche il mercato dei farmaci o le attività private dei medici ospedalieri, leggete qua.

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Resterà un bozzolo? Chi non vuole la bozza? La destra, la sinistra, il centro… Perchè si toccano interessi economici di un certo livello e la politica nostrana è stata sempre sensibile a certe lobby. Vale la pena ricordare che la impôt sur le bulles in Francia esiste già da quasi un anno, che l’ammontare è esattamente quello italiano (al secondo decimale, 0.0716 euro al litro), e che la Coca-Cola ha minacciato di ridurre gli investimenti su suolo francese. Per la multinazionale che ha creato Babbo Natale il pericolo è che il virus delle tasse diventi mondiale, che riesca alla bollicine tax quello che non è (ancora) riuscito alla Tobin tax.

Ad esempio non la vogliono Maurizio Gasparri e il PDL, non la vuole Maroni (“ci tasseranno anche l’aria” ma non è vero, perchè respirare non è peccato), ma le critiche sul decretone arrivano anche da CGIL e da Ignazio Marino. Si sono arrabbiati anche i gestori del gioco d’azzardo, con un argomento ormai classico, anche perchè la sfida ha ereditato molti degli slogan della (anti-)lotta al tabacco. Se si tassa, si colpirà l’offerta “legale e controllata” a vantaggio di quella di contrabbando.

Chi è dalla parte del povero Balduzzi? Trattandosi di peccati, potrebbe ad esempio aiutarlo il presidente della CEI Cardinal Bagnasco. Balduzzi è docente dell’Università Cattolica ed è stato presidente del “Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale” (gli intellettuali dell’Azione Cattolica) dal 2002 al 2008. Dopo le bocciature al suo decretone, il suo nome ha guadagnato spazio sui giornali di ieri più per la bocciatura della legge sulla procreazione assistita, proprio accanto a quello di Bagnasco.

Ma per due centesimi a lattina vale la pena scomodare le tavole di Mosé o l’antiproibizionismo? Si sta semplicemente riproducendo in Italia, con mesi di ritardo, un tipo di misura già applicata in Francia, ma anche in trenta stati americani (sin dagli anni Sessanta!), dove questo tipo di mini-tasse fruttano quasi un miliardo di dollari all’anno. Ma anche in Danimarca, dove oltre le bibite sono stati colpiti anche gelati e dolci al cioccolato (con aumenti fino al 25%), e parallelamente sono state diminuite le imposte sulle bibite senza zucchero, o anche in Ungheria, dove l’imposta sulle bibite è al 10%.

Una tempesta in un bicchiere di gazzosa.


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