di Oliviero Beha. Tre domande serie per un Premier serio, dopo il suo “pesce di ferragosto” sull’Irpef non ridotta e la ripresa dei venti di “spread”. Ma non vorrei che fossero troppo serie…Nel caso, sarebbe Monti più sobrio che serio…
C’eravamo lasciati con gli auguri ferragostani. Poi c’è stato il “numero” comunicazionale ad effetto di Monti che ha lasciato dire e scrivere su una riduzione dell’Irpef non smentendo prima del 16 agosto, “per non rovinare un giorno di festa agli italiani”.
Pensa dunque che siamo un popolo di scemi? Pare di sì, e forse ha ragione, visto quello che “democraticamente” ci siamo fatti fare da una classe dirigente penosa. Italiani, votate il barone von Masoch… Ma adesso che torna la volatilità dei mercati, lo “spread” e insomma la dimensione economica ed economicistica della nostra crisi senza che si voglia guardare oltre tale naso “finanziario” per capirne un po’ di più, facciamo finta di essere seri, parafrasando il Gaber del “far finta di essere sani”. Vi propongo qui tre domande serissime, economiche, finanziarie, politiche, sociali ecc., del mio amico Elio Veltri, medico e politico ma soprattutto “cittadino”, alla francese. Papali papali. Sarebbe forse il caso che Monti, doppiato in Engadina il capo di Buona Speranza dell’Irpef che per ora rimane tale, rispondesse a queste tre domande. E rispondesse seriamente. Altrimenti dovrei pensare che pur alieno dai “bungabunga” di meravigliosa memoria, sia più portato ai “pesci” che alla semina politica, sia quindi più pescatore che agricoltore. E questo mi preoccuperebbe parecchio, dopo averlo sostenuto nei primi mesi di governo “per questioni di sopravvivenza di un Paese sfasciato”. Sfasciato anche da chi ha voluto Monti come primario di un Pronto Soccorso che sta diventando un ultra-discutibile stato continuo della salute/malattia italica (cfr.
il mio “Il culo e lo Stivale”, in libreria). Le domande sono dunque tre, semplici semplici, facili facili, almeno da recepire. Riguardano:
1)
Imposta patrimoniale oltre 1-1,5 milioni di patrimonio;
2)
Accordo con la Svizzera per tassare i capitali degli italiani che li hanno esportati illecitamente evadendo le tasse;
3)
Confisca e vendita dei beni mafiosi.
Siamo ben dentro il buco nero nel quale sta precipitando l’intiero Paese. E di sicuro la risposta pratica a queste 3 domande ci salverebbe, conti alla mano. E non stanno facendo forse solo conti, Premier e
Ministri tecnici? Vorrei intanto risposte teoriche, e pubbliche. (...) Le mafie, l’evasione, l’elusione. Veltri studia da decenni il fenomeno e dice: “Sul terzo punto nessuno ha fatto e fa proposte. Sono tutti contenti di leggere ogni tanto sui giornali che la magistratura sequestra beni mafiosi. Ma nessuno si pone il problema delle confische effettivamente eseguite, della necessità di incrementarle e di che fine fanno quei beni. Vedo che le informazioni sulla trattativa mafia-Stato infiammano la pubblica opinione, ma nessuno si pone il problema vitale che è il seguente: come mai le mafie italiane sono molto più potenti di 30 anni fa, anno di approvazione della legge Rognoni-Latorre, fatturano oltre 200 miliardi di euro all’anno, sono una potente mutinazionale che nuota come i pesci nell’acqua dell’economia globale e investe un terzo dei guadagni nell’economia legale?”. Vi assicuro che basterebbe tutto ciò a dare una svolta alla situazione. Ma Monti dopo i “pesci” ci vuol dire (e vuol fare) qualcosa al riguardo?