di Sara Nicoli. È una spending rewiev che ha tagliato profondamente la sanità. Ma solo quella dei cittadini comuni. Nemmeno Mario Monti, insomma, se l'è sentita di riportare a proporzioni più modeste una struttura sanitaria di alta eccellenza. E, soprattutto, veramente esclusiva. Stiamo parlando del cosiddetto “ufficio del medico competente”, cioè l'ospedalino interno a Palazzo Chigi dove lavorano stabilmente 12 medici specialisti, 9 infermieri, sette impiegati e cinque funzionari, 8 collaboratori e un numero imprecisato di consulenti che hanno a cuore solo la salute dei mille e 300 dipendenti della Presidenza del Consiglio. È una struttura che costa alla macchina dello Stato 3 milioni di euro l'anno, a cui vanno aggiunti i costi delle visite che vengono intascati dai medici comunque a libro paga di Palazzo Chigi. È un conto che, visti i costi delle strutture sanitarie esistenti sul territorio nazionale, può essere messo a confronto solo con un'azienda sanitaria privata con duemila dipendenti. C'è di più: grazie a un comma inserito dal governo Prodi nella Finanziaria 2007, i medici che lavorano nel piccolo nosocomio possono anche esercitare attività ambulatoriali esterne, vietate invece ai colleghi che lavorano nel pubblico. Insomma, parlare di privilegio, per chi ci lavora dentro e per chi ci si trova ad essere paziente, è dire poco. I “presidi”, poi, in realtà sono due: uno è proprio dentro Palazzo Chigi, al secondo piano, diviso in circa cinque stanze dove lavorano anche i funzionari addetti all'organizzazione della struttura. Poi c'è una “sede distaccata” in un altro palazzo della Presidenza del Consiglio a via della Mercede, dove ci sono altri ambulatori. Per un dipendente di Palazzo Chigi, basta prendere un appuntamento e la visita è garantita in breve tempo (anche il giorno dopo) ad un prezzo che si può considerare “politico” per i controlli (un controllo oculistico può costare anche soli 50 euro), ma che lievita in caso in cui siano richiesti accertamenti diversi. La struttura, si diceva, costa 3 milioni di euro, ma gli stipendi pesano su questa cifra per circa la metà. I 12 medici (assunti con il grado statale di dirigenti di seconda fascia) percepiscono uno stipendio di 81 mila euro l'anno, gli infermieri specializzati di 33 mila euro l'anno, gli impiegati 27 mila euro l'anno e i collaboratori complessivamente costano 798 mila euro l'anno. A dirigere la struttura è la dottoressa Bruna Vercelli, inquadrata come dirigente di prima fascia, moglie di Silvio Traversa, ex segretario generale di Palazzo Chigi all'epoca del governo Dini. Già, perché questi medici non sono stati assunti nella pubblica amministrazione per concorso pubblico, ma sono stati “chiamati nominalmente” dai vari governi che si sono succeduti negli anni. Tanto che, talvolta, si creano situazioni di “conflitto d'interessi”. Come quella del dirigente preposto al controllo della 626 (sicurezza sul lavoro) che si trova ad avere come “controparte” la moglie, dirigente medico di seconda fascia specializzata in medicina del lavoro, di stanza proprio nell'ospedalino. Che macina almeno cinquanta pazienti al giorno.
Magazine Politica Italia
Tre milioni di euro l'anno per l'ospedaletto di Palazzo Chigi!
Creato il 27 settembre 2012 da Freeskipper
di Sara Nicoli. È una spending rewiev che ha tagliato profondamente la sanità. Ma solo quella dei cittadini comuni. Nemmeno Mario Monti, insomma, se l'è sentita di riportare a proporzioni più modeste una struttura sanitaria di alta eccellenza. E, soprattutto, veramente esclusiva. Stiamo parlando del cosiddetto “ufficio del medico competente”, cioè l'ospedalino interno a Palazzo Chigi dove lavorano stabilmente 12 medici specialisti, 9 infermieri, sette impiegati e cinque funzionari, 8 collaboratori e un numero imprecisato di consulenti che hanno a cuore solo la salute dei mille e 300 dipendenti della Presidenza del Consiglio. È una struttura che costa alla macchina dello Stato 3 milioni di euro l'anno, a cui vanno aggiunti i costi delle visite che vengono intascati dai medici comunque a libro paga di Palazzo Chigi. È un conto che, visti i costi delle strutture sanitarie esistenti sul territorio nazionale, può essere messo a confronto solo con un'azienda sanitaria privata con duemila dipendenti. C'è di più: grazie a un comma inserito dal governo Prodi nella Finanziaria 2007, i medici che lavorano nel piccolo nosocomio possono anche esercitare attività ambulatoriali esterne, vietate invece ai colleghi che lavorano nel pubblico. Insomma, parlare di privilegio, per chi ci lavora dentro e per chi ci si trova ad essere paziente, è dire poco. I “presidi”, poi, in realtà sono due: uno è proprio dentro Palazzo Chigi, al secondo piano, diviso in circa cinque stanze dove lavorano anche i funzionari addetti all'organizzazione della struttura. Poi c'è una “sede distaccata” in un altro palazzo della Presidenza del Consiglio a via della Mercede, dove ci sono altri ambulatori. Per un dipendente di Palazzo Chigi, basta prendere un appuntamento e la visita è garantita in breve tempo (anche il giorno dopo) ad un prezzo che si può considerare “politico” per i controlli (un controllo oculistico può costare anche soli 50 euro), ma che lievita in caso in cui siano richiesti accertamenti diversi. La struttura, si diceva, costa 3 milioni di euro, ma gli stipendi pesano su questa cifra per circa la metà. I 12 medici (assunti con il grado statale di dirigenti di seconda fascia) percepiscono uno stipendio di 81 mila euro l'anno, gli infermieri specializzati di 33 mila euro l'anno, gli impiegati 27 mila euro l'anno e i collaboratori complessivamente costano 798 mila euro l'anno. A dirigere la struttura è la dottoressa Bruna Vercelli, inquadrata come dirigente di prima fascia, moglie di Silvio Traversa, ex segretario generale di Palazzo Chigi all'epoca del governo Dini. Già, perché questi medici non sono stati assunti nella pubblica amministrazione per concorso pubblico, ma sono stati “chiamati nominalmente” dai vari governi che si sono succeduti negli anni. Tanto che, talvolta, si creano situazioni di “conflitto d'interessi”. Come quella del dirigente preposto al controllo della 626 (sicurezza sul lavoro) che si trova ad avere come “controparte” la moglie, dirigente medico di seconda fascia specializzata in medicina del lavoro, di stanza proprio nell'ospedalino. Che macina almeno cinquanta pazienti al giorno.
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