C’erano tre cipressi, abbastanza alti, sul retro di un camioncino che percorreva la tangenziale. I vasi erano appoggiati sul pianale, le sponde sollevate impedivano loro di rotolare. I fusti erano inclinati, sostenuti dalla sagoma dell’abitacolo. Il camioncino piegava a destra e loro si inclinavano a destra chinando il capo, poi raddrizzava, e allora un’onda verde li percorreva tutti mentre tornavano in asse. Il camioncino accelerava: le chiome gia’ serrate si chiudevano ancora di piu’. Poi frenava e loro sussultavano nei vasi prima di risistemarsi per rprendere il viaggio. Li ho lasciati che viaggiavano verso ovest.
Una ventina di chilometri piu’ oltre ho incontrato un acero solitario in groppa ad un pick-up: le sue foglie lunghe e sottili si agitavano al vento, un tremolio di trasferimento urbano.
Anche gli alberi migrano, pare.