Eccolo il nuovo premier. Giulio Tremonti. Giulio come Andreotti. Tremonti come Alpi, Appennini e Mezzogiorno.
Ieri Giulio Tremonti è andato da Milano fino a Reggio Calabria. Alta Velocità fino a Napoli, Intercity e regionale da Lamezia Terme fino Reggio Calabria. Da Salerno a Reggio Calabria 7 ore. Con Angeletti e Bonanni che, sicuramente, non gli avranno reso più semplice e divertente il viaggio.
Ma questa è un’investitura. Giulio fa sul serio. E si candida per sostituire il barcollante Silvio. E’ l’uomo dei conti, che piace a Lega e PD. Che dà concretezza in un periodo di così grave crisi economica e una buona immagine all’estero. Di cui abbiamo un gran bisogno.
Il Giulio conservatore, già paragonato a Nitti e Cavour, a grandi e piccoli federalisti dovrà farci dimenticare, in fretta, grandi e piccoli federali.
Il viaggio al Sud non ha niente di letterario. Né Goethe, né Rumiz. E vogliamo sperare che Tremonti non avesse in programma un incontro con Cetto Laqualunque che gli avrebbe senz’altro illustrato le sue pelosissime idee per rilanciare il Mezzogiorno.
Ma è un segnale forte di chi vuole posizionarsi al centro della politica nazionale. In treno a capire i problemi infrastrutturali, logistici del paese. Che già nella sua lunghezza da Nord a Sud ha il germe delle più strutturali difficoltà.
Non a caso nell’anno del centocinquantenario dell’Unità assistiamo alle più forti ed acute spinte secessioniste. Alle più forti tensioni contro l’Unità Nazionale. Il risveglio di un’insofferenza di matrice secessionista che unisce Nord e Sud.
Per Tremonti, moderato leghista, rigoroso economista, acuto tributarista servirà più di uno spindoctor per essere credibile a Nord come Sud. Per tenere unito un convoglio in cui molte regioni, come le carrozze di coda, non hanno più freni e i bagni molto, troppo sporchi.
Tremonti si è lamentato con Moretti dello stato dei treni. Non sarà l’unico esponente dell’attuale burocrazia manageriale ed amministrativa che dovrà fare i conti con il nuovo premier.
Giulio non voleva aprire alla Cina. Quante volte l’aveva detto e scritto. Ma Marchionne anziché girare a destra, andrà a sinistra. Negli Stati Uniti. La prossima settimana, in un incontro che è già un passaggio di consegne, Tremonti e Berlusconi cercheranno di arginare la spregiudicatezza del top manager Anglo-Americano-Svizzero-Torinese.
D'altronde, Silvio (Dorian) conserva la sua faccia pulita mentre Bossi (il ritratto) porta su di sé i segni della decadenza morale e della corruttibilità del primo. La lega non potrà permetterlo a lungo. E per salvare il ritratto, farlo tornare bello come un tempo, dovrà eliminare il perduto Dorian.
-------------------------------------------------------------
vg