Treni regionali che viaggiano al rallentatore e che negli anni, anziché migliorare le loro performance, hanno allungato i tempi di percorrenza. Il tutto per cercare di strappare alle Regioni, obbligate a pagare un contributo alle Ferrovie in base alla durata dei viaggi, il più alto costo possibile.
La denuncia arriva da Assoutenti e dal deputato del Pd Ermete Realacci, che ha presentato in merito un’interrogazione parlamentare. Secondo l’associazione dei consumatori, sulla rete dei treni locali si registrano “artificiosi rallentamenti” legati proprio all’esistenza del cosiddetto ‘contratto di servizio’ o ‘contratto di catalogo’ con le Regioni, in base al quale più tempo ci vuole a percorrere una linea più il prezzo pagato dall’amministrazione locale sale.
Gli esempi non mancano. In base all’orario estivo del 1995 l’interregionale IR 2307 Firenze-Roma partiva da Santa Maria Novella alle 8.15 e arrivava a Termini alle 11.25. Oggi lo steso treno parte da Firenze alle 9.13 e arriva a Roma alle 13.23. Con il contratto di catalogo costa 2.408 euro, mentre 16 anni fa sarebbe costato 1.830 euro, con una differenza di costo, denuncia Assoutenti, “di 578 euro a favore di Trenitalia”.
Solo il 40% (pari a 231 euro) “si giustifica con l’utilizzo del personale per un tempo maggiore, gli altri 347 euro sono inspiegabili”. Allo stesso modo in base all’orario estivo del ’95 il treno regionale Bolzano-Verona partiva alle 11.40 per arrivare alle 13.30. Oggi parte alle 11.37 e arriva alle 13.52. Il costo e’ oggi di 1.300 euro, mentre nel ’95, se fosse stato applicato lo stesso catalogo, sarebbe stato di 1.060 euro. ”Si consideri – sottolinea Assoutenti – che ogni giorno in Italia si muovono circa 7.000 treni contribuiti dalle Regioni”.
Dalla denuncia dell’associazione, che sta valutando di fare ricorso all’Antitrust e alla Corte dei Conti, ha preso spunto anche Realacci che in un’interrogazione ha proposto, anche in seno alla Conferenza Stato-Regioni, l’insediamento di una commissione neutra ad hoc “per la valutazione del servizio ferroviario locale e la determinazione di tempi limite di percorrenza media per le tariffe percorse”.
Secondo il dossier Pendolaria 2010 curato da Legambiente, sottolinea l’esponente Pd, “il 2011 sarà l’anno nero del trasporto ferroviario in Italia”, visto che “al servizio pendolare, secondo i tagli imposti dalla legge di stabilità per l’anno corrente, mancano 800 milioni di euro rispetto al 2010, ossia il 4% delle risorse necessarie a garantire il servizio”.