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Tridente, l'operaio amico di Lula

Da Brunougolini
Tridente, l'operaio amico di LulaÈ la storia di un operaio metalmeccanico diventato amico di Lula. E’ Alberto Tridente, già segretario nazionale della Fim-Cisl. Ha scritto un libro-romanzo: “Dalla parte dei diritti, settanta anni di lotta”. E’ una lunga “corsa” come la definisce, per cambiare la sorte dei salariati, non solo in Italia, ma nel mondo. Tridente, infatti, racconta la sua instancabile attività anche a livello internazionale, specie in America Latina, come dirigente sindacale e poi come parlamentare europeo.
Quel che colpisce nel documentato racconto è il ritratto di un cattolico che non rinuncia alle sue idee di sinistra, spesso di sinistra estrema (Democrazia Proletaria) ma nemmeno a quelle della propria amata organizzazione, la Cisl e del primo partito di appartenenza, ovvero la Dc. Ed eccolo rammentare, ad esempio la stima e l’amicizia con uomini come Giulio Pastore (fondatore del sindacato), Carlo Donat Cattin, Bruno Storti. Ed è proprio quest’ultimo che gli aveva detto, rammenta, “Un dirigente sindacale non può che essere di sinistra”. Una frase, osserva con amarezza, “quasi proibita nella Cisl di oggi”. I fatti gli daranno torto? Certo Tridente, come altri, cresciuti attorno a Pierre Carniti, hanno vissuto l’epoca dell’unità sindacale come una liberazione e una speranza. Era l’epoca, ricorda nella prefazione al libro Gian Giacomo Migone, di Pugno e Del Piano, Tridente e Aventino Pace, Pierre Carniti e Bruno Trentin, Pippo Morelli e Renato Lattes…
Erano i tempi di un sindacalismo d’assalto. Lui, l’autore, uscito da un’infanzia tra i fumi delle acciaierie, approda a quello che non considera un mestiere. “Eravamo stremati dall’immenso e continuo lavoro organizzativo…Si dormivano poche ore per notte, ci si nutriva a panini e quasi ci si addormentava in piedi, spesso in auto, durante le attese dell’uscita dei turni operai per distribuire i volantini”. Una febbre militante d’altri tempi che forse potrebbe (dovrebbe?) ritornare col precipitare di una crisi che costringe tutti a ripensare il proprio ruolo.
Non ci sono però nostalgie o rampogne nel libro di Tridente. Nel finale si limita a osservare la fine della Flm: “A Roma la Fim e la Flm sono rimaste in corso Trieste. Seppure nuovamente separate, le organizzazioni dei metalmeccanici coabitano nello stesso edificio di sempre”. E trova, comunque, parole di fiducia: “Non sento stanchezza né vivo delusioni di sorta, nonostante difficoltà non facili da superare. Il mio inesauribile ottimismo mi sorregge sempre, affidato non solo al mio carattere naturale, ma basato su quanto di nobile esiste nell’essere umano, che al meglio si esprime nella solidarietà e nel dono”.
Un libro da leggere. Potrebbe servire anche a coloro (Franco, Marchetto, Cosi, Pessa) che hanno deciso di aprire un sito dedicato a Mirafiori su un nodo centrale “Perchè abbiamo vinto e perché abbiamo perso”.

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