di Marilù Oliva
Uno: ‘Tu la pagaras!’, 2010.
Due: ‘Fuego’, 2011.
Tre: ‘Mala Suerte’, 2012.
Marilù Oliva chiude il cerchio uno e trino della Guerrera, al secolo Elisa Guerra, investigatrice per vizio, precaria per un ruvido gioco del destino, salsera focosa per necessità. Si, lo chiude. Tre libri in tre anni.
Dannata la grammatica che dà un senso a tutte le parole, inchiodando alla croce del libro numero tre la saga di una delle figure più estrose e originali dello sugarpulp contemporaneo italico. E dannate le fini, quelle che aspetti come rivelazioni d’anacoreta, come l’urlo d’un pezzo grunge, come lo sbuffo della ciminiera all’apertura della fabbriche e che, quando arrivano, poi materializzano un magone allo sterno grande quanto un pallone da basket.
Perché dalla Guerrera, specie da quella di ‘Mala Suerte’ (ancor più che da quella di ‘Tu la pagaras’ e di ‘Fuego’), è tremendamente difficile staccarsi. Un’eroina sfigata, Elisa Guerra, parte in causa dei casi che affronta da consulente della polizia bolognese. Sfigata e, ora, anche umanissima, intima, ferita. Toccata nel profondo da una vita che le ha messo di fronte prima la morte del padre, poi il suicidio della madre, quindi il calvario dell’adozione, cresciuta da una zia spietata e frigida, infine la tortura del lavoro che non arriva mai, arenato sulle secche della precarietà. Fortuna che c’è Catalina, l’amica di sempre. Fortuna – e neppure troppo – che c’è l’ispettore Gabriele Basilica, foggiano trapiantato a Bologna, padre padrone dei pensieri romantici della Guerrera. Fortuna che ci sono la capoeira, la salsa, la rumba, il raeggeton, la pista. Fortuna che ci sono le sigarette, le patatine, il rum, il caffè, disordini alimentari prole del disordine esistenziale. In questo contorcimento di caos, la Guerrera sguazza scapigliata. Zatteroni e maglie attillate, divora la vita a colpi di grinta. Impenetrabile anche di fronte all’omicidio di una vecchietta, uccisa con il cloroformio apparentemente da una gang di chicos latinos, un rito di iniziazione forse spintosi troppo in là. Il delitto, come un passepartout per il regno del noir, schiude il portone cesellato di un mondo barocco e ballerino, quello della Bologna sudamericana, dove ritmi honduregni, cubani, venezuelani, brasiliani rullano sulla pista incitando alla trasgressione, alla sessualità, erotismo che striscia e rimbalza da una nota all’altra, attraversa le linee degli spartiti, s’insinua sotto le gonne e penetra il tessuto dei pantaloni di lino chiaro. Un mondo che non s’arresta neppure quando anche una delle più belle attrazioni della pista, Alissya, viene rinvenuta morta, pure lei uccisa dal cloroformio.
Cupo e impietoso come solo un condor andino sabe y puede sér, ‘Mala Suerte’ si muove seguendo le correnti causate da questi venti americani. Fluttua sul mistero delle due morti, plana su storie d’amore consunte e forse mai sbocciate, infine si adagia sulla risoluzione delle une (le morti) e degli altri (gli amori), lasciando ovunque tracce dell’agguato. Un romanzo che affascina e sconvolge, che coinvolge e incatena. Di ‘Mala suerte’ non ci si può che sentirsene parte. Penetra le pagine e restituisce l’odore zuccherino dei mojito, l’acre sapore della scivolosità sudaticcia e oleosa di corpi ballerini in tiro, la fresca e schiaffeggiante umidità dei colli bolognesi, grazie ad una scrittura profonda come un pozzo di notte e intima come un tatuaggio sul cuore.
Fate largo, signori. L’Olimpo del noir italiano ha la sua regina.
Voto 8 / 10
Marilù Oliva è una scrittrice ed è più di una scrittrice. È una donna che ama. Ama la letteratura (quella da scrivere ma soprattutto quella da leggere), ama la storia contemporanea, ama il ballo, ama Dante, Catullo e Garcia Marquez, ama i fumetti, ama l’insegnamento. Bolognese di nascita e vissuti quotidiani, siciliana di spirito e di origini, vocazione da pasionaria, nella sua vita ha occupato svariati ruoli: internet ci restituisce i suoi trascorsi di insegnante di salsa, autista di autobus, impiegata, giornalista occasionale, presentatrice televisiva.
Da scrittrice ha composto racconti per il web, testi di critica e saggistica (l’ultimo e più rilevante è ‘Cent’anni di Marquez. Cent’anni di mondo’ edito da Clueb e dedicato, manco al dirlo, allo scrittore colombiano). Esordiente con ‘Repetita’ (Perdisa Pop), negli ultimi tre anni si è dedicata alla scrittura della trilogia dedicata alla Guerrera, al secolo Elisa Guerra, editata da Elliot. Dal 2010 ad oggi, così, sono venuti alla luce ‘Tu la pagaras’ (2010, finalista Premio Scerbanenco), ‘Fuego’ (2011) e ‘Mala suerte’ (2012). Oltre a tutto ciò, è redattrice per diversi blog, tra cui Carmilla, l’Unità e Thriller Magazine. Ha un blog personale e un sito.
Macondo Città dei Libri
- da Fralerighe Crime n. 5 -