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Il titolo di questo post è la citazione di un commento del Prof. Michael Chossudovsky, direttore dell’istituto Center for Research on Globalization di Montreal, Canada – con il quale l’inviato speciale in Tripoli, Mahdi Nazemroaya, collabora in qualità di ricercatore. Di Mahdi abbiamo già parlato nel post precedente sulle vicende di Tripoli, mentre sui commenti del Prof. Chossudovsky torneremo in seguito.
Succede in Tripoli
Per prima cosa, informiamo subito che è tornato in Libia il corrispondente storico di Press-Tv, Roshan Mohamad Salih, che poco fa dichiarava in diretta da Tripoli:
«Difficile descrivere cosa succede in Tripoli senza il supporto delle immagini. Difficile avventurarsi con troupe e telecamere per le strade perlustrate e razziate dai commandos stranieri, e teatro di scontri tra mercenari e forze fedeli a Geddafi. Rischieremmo di essere attaccati. La situazione è tesa e violenta. Vi parlo qui dall’hotel in cui alloggio, e negli ultimi due giorni, da quando sono arrivato, ho avuto la fortuna di potermi nutrire con datteri e bere acqua potabile: altro non puo’ offrire questo albergo, pur essendo un hotel a 5 stelle. I viveri scarseggiano in Tripoli. La popolazione non ha niente con cui nutrirsi. Nel pronto soccorso degli ospedali arrivano di continuo feriti gravi – libici e stranieri – e il personale medico è sovraccarico di lavoro. I nuovi ricoverati si aggiungono ai feriti degli ultimi giorni. Gli scontri tra le fazioni sono feroci. E i fedeli di Geddafi non si sono affatto arresi. Questa battaglia non è ancora decisa. La fine della guerra è lontana.»
Durante un collegamento successivo da un ospedale di Tripoli, Roshan dichiarava:«gli ospedali sono sovraffollati. Tra i tanti feriti alcuni dicono di essere stati aggrediti dalle forze di Geddafi. Nell’obitorio sono arrivate almeno mille salme negli ultimi giorni. La situazione in Tripoli è di totale caos, ci sono checkpoint ad ogni angolo e sparatorie senza tregua nelle strade. E’ difficile individuare e distinguere le forze in campo.»
* * *E’ difficile anche stare al passo nel racconto di quanto succede in Tripoli, per cui questo post verrà pubblicato a tappe, man mano che aggiungiamo informazioni o commenti. Oppure l’argomento si svilupperà in post successivi. In linea di principio, il senso di questo blog non sarebbe di sostituirsi ai canali ufficiali dell’informazione di massa, ma di fornire analisi e riflessioni nel tentativo di interpretare gli eventi che si manifestano ai nostri occhi – o meglio, che i media dovrebbero raccontare correttamente. Purtroppo però ci vediamo costretti anche a rincorrere le notizie perché quelle propinate dai media di massa servono al solo scopo di dis-informare, distorcere, distrarre e soprattutto nascondere la realtà, a volte con omissioni scandalose sulle guerre imperiali in corso di cui i gruppi di potere vogliono tenerci all’oscuro, come la guerra interna ed esterna condotta contro i cittadini del Bahrein.
E quindi vediamo cosa succede davvero in Tripoli e chi sono in realtà queste forze di opposizione chiamate collettivamente National Transitional Council che secondo i media sarebbero i ‘liberatori’ e che ora si preparano a prendere il controllo ufficiale della Libia. Vediamo soprattutto se saranno davvero loro a decidere le sorti del paese. Ne parlerà nella seconda parte di questo post Brian Becker, il direttore del movimento anti-guerra e anti-razzismo A.N.S.W.E.R. con base in San Francisco, ma con filiali ovunque negli USA – un movimento che manifesta sistematicamente contro Israele, guerrafondaia razzista, e contro le politiche americane, sia estere che interne, altrettanto razziste e violente.
Riprendiamo il racconto da dove lo avevamo interrotto nel primo mattino dopo la strage provocata dai bombardamenti della NATO e la successiva smentita della cattura di Geddafi e figli. Ecco qui il link al resoconto di quelle 24 ore di guerra informatica, di bombardamenti e saccheggi. Il post termina con l’annuncio dell’inviata di Press-Tv che in collegamenti successivi tra le 02,30 e le 04.30 ora italiana informava in diretta che il figlio di Geddafi, Seif al-Islam, si trovava nelle piazze di Tripoli circondato da una folla in festa per la mancata cattura del leader libico e dei suoi figli.
Non mi è nota la versione che mandano in onda i media italiani sulle vicende di Tripoli e della Libia delle ultime 48 ore, ma immagino che tutti abbiano visto le scene del saccheggio della residenza di Geddafi.
Fin dal mattino si vedevano sugli schermi di RT e Press-Tv le colonne di fumo uscire dall’area intorno al compoud residenziale di Geddafi e successivamente le immagini dei ‘ribelli’ che distruggevano i simboli del potere libico nella residenza del colonnello.
Le scene sembravano il ‘remake’ del film già visto in Baghdad nel 2003, quando le forze di ‘liberazione’ della Nato entravano nella capitale irachena e un gruppo di ‘cittadini’ si vendicava sulla statua di Saddam Hussein, abbattendola al suolo. In seguito veniva rivelato dai giornalisti di inchiesta che si era trattata di una messinscena orchestrata dalle forze di invasione occidentali.
I gruppi di mercenari vandalizzano la città
Per l’intera giornata di martedì 23 agosto, sono passate sullo schermo le immagini dei ‘rivoluzionari’ che invadevano le strade di Tripoli disertate dai cittadini e sparavano raffiche di trionfo per mostrare ai media che ‘la Libia veniva liberata’ – una versione prontamente propagandata nei canali di news convenzionali.
Quelle che i media definiscono ‘forze rivoluzionarie libiche’ – che abbiamo visto in azione nel saccheggio dell residenza di Geddafi – erano entrate in Tripoli dal porto dove la Nato le aveva fatte sbarcare il giorno prima: mercenari di varia provenienza, in particolare dal Qatar e dai paesi confinanti con la Libia.
«Ma anche definirli mercenari è in realtà un’esagerazione», commentava Don de Bar, giornalista di New York, in contatto costante con gli inviati speciali che abbiamo presentato nel post sulla battaglia di Tripoli.
«In realtà si tratta di giovani disoccupati e disperati, provenienti dai paesi del Nord Africa – Chad, Mali, Niger, Sudan, Algeria, Tunisia, e soprattutto dal Qatar perché alleato con la NATO per l’occasione – padri di famiglia che non sanno come sfamare i figli e si fanno attirare dalla prospettiva di un sostanzioso guadagno, ignari di andare a combattere una guerra che non è quella dei cittadini della Libia ma solo della NATO.
«Nei mesi di preparazione all’invasione decisiva, sono stati reclutati e addestrati e ben equipaggiati con le armi più letali. Nelle ultime 48 ore sono sbarcati dalle navi della NATO, mentre ricevevano copertura dai bombardamenti su Tripoli, molto intensi proprio per permettere alle truppe di sbarcare indisturbate e organizzarsi sul campo. Non sono ribelli libici i guerriglieri armati fino ai denti che vediamo ora invadere le strade di Tripoli, saccheggaire tutto e terrorizzare la popolazione civile.»
Le forze al suolo che brutalizzano la Libia
«No, non sono ribelli e certamente non sono libici» – commenta il Prof. Chossudovsky. «In parte sono gruppi paramilitari di Al Qaeda, che da sempre collabora con le forze militari occidentali – non dimentichiamo che Al Qaeda è una creatura della CIA. E che non ci siano dubbi: i mercenari sono sbarcati in Tripoli insieme alle forze militari occidentali che li guidano. Perfino la CNN oggi riportava i commenti di un parlamentare americano che faceva notare l’impossibilità di evitare la presenza di forze di combattimento americane sul suolo libico.»
Secondo il britannico Daily Telegraph, i soldati del 22esimo Reggimento delle forze speciali britanniche SAS sono in comando per dirigere le operazioni (caotiche e violente) dei ‘combattenti dell’opposizione’ su istruzioni specifiche del premier britannico David Cameron.
Secondo fonti del Ministero della Difesa, le forze speciali della SAS sono in Libia da alcune seettimane. Sono state inviate in appoggio alle forze di opposizioni libiche del CTN per stanare Geddafi e per dirigere le operazioni di attacco via aria e via terra alle installazioni militari.
Il Segretario alla Difesa britannico Liam Fox ha declinato ogni commento sulla presenza dei militari britannici sul suolo libico, ma ha dichiarato che in Libia sarebbero presenti «consulenti britannici esperti in comunicazioni, logistica e strategia di comando per assistere i ‘combattenti libici’ – provvedono a fornire dati di ricognizione raccolti dalla NATO per assistere la caccia a Geddafi e ai suoi fedeli.»
Oltre alle SAS bitanniche, altre forze speciali al suolo sono: la DELTA-force francese 2REP, le Jordanian Royal Special Forces – appunto della Giordania, specializzate in guerriglia urbana e cattura di installazioni fortificate – e le forze speciali del Qatar.
Non è ancora chiaro il motivo per cui le forze di invasione non abbiano incontrato una resistenza decisiva da parte delle forze di Geddafi, ma un esperto in strategia militare, intervistato da PressTv faceva notare che il livello di addestramento dell’esercito libico non è da paragonare allo standard delle forze militari occidentali, perché non era nelle politiche e nei progetti di Geddafi entrare in guerra con altri paesi, né si è mai profilata l’eventualità di un’insurrezione interna e tantomeno di una guerra civile in Libia».
La bufala dei festeggiamenti nella Piazza Verde di TripoliIn serata venivano mandate in onda le immagini trasmesse da Al Jazeera e riprese dai media alternativi in buona fede, che secondo la versione dei media mainstream rappresentavano “scene di festa nella Piazza Verde di Tipoli”. Le scene mostravano gruppi di guerriglieri e i presunti cittadini di Tripoli riuniti per festeggiare la “fine del governo Geddafi”. Eppure, guardando le immagini con occhio critico, era subito evidente che si trattava di piccoli gruppi non meglio identificabili, dall’aspetto centro-africano, che a mala pena risuscivano a occupare la parte centrale dell’enorme piazza che si vedeva nel filmato. In altre circostanze – all’inizio delle operazioni di bombardamenti NATO sulla Libia – avevamo visto la Piazza Verde strabordare di folle inneggianti alla Libia e al suo leader, sventolando le inevitabili bandiere VERDI, simbolo della leadership di Geddafi – mentre i gruppetti di ieri sventolavano la bandiera tricolore libica. Niente bandiere VERDI in vista.
«Le celebrazioni della ‘Piazza Verde’ di Tripoli sono una messinscena orchestrata dalla NATO?», è il titolo di un articolo di Paul Joseph Watson sul celebre sito Infowars.com, gestito dal famoso giornalista Alex Jones noto per la sua campagna mediatica e le manifestazioni nelle grandi città americane per informare sulle menzogne della versione ufficiale degli attacchi dell’11 Settembre 2001 al World Trade Center di New York.
Nel suo articolo, Paul Joseph Watson fornisce tutti gli indizi – anche per mezzo di immagini – per smascherare la messinscena di Piazza Verde.
Scriveva ieri Stephen Lendman nel suo blog:
«Quella dei presunti festeggiamenti nella Piazza Verde passerà agli annali della storia come una delle bufale più ciniche dei media compiacenti con il potere, che farà concorrenza alle immagini manipolate degli iracheni che abbattono la statua di Saddam Hussein dopo l’invasione americana del 2003.
«Al Jazeera ha commeso la sua ennesima frode, mandando in onda immagini false, con la giornalista Zeina Kodr che dichiarava ‘la Libia è nelle mani dell’opposizione’, sapendo bene di mentire perché il filmato è stato prefabbricato negli studi del Qatar. Ci sono ora le truppe del Qatar sul suolo libico in appoggio alle truppe americane e alle forze speciali britanniche.»
Nel sito di Global Research.ca il Pof. Chossudovsky scrive: «E’ una strategia mediatica di vecchia data che conosciamo bene. Creare l’illusione di un inesistente supporto massiccio per la Nato e per i ‘ribelli libici’ serve a scongiurare la resistenza contro l’invasore.»
Parla il Pof. Chossudovsky
«Non rappresentano il popolo libico, le forze di invasione che abbiamo visto in azione ieri in Tripoli, mentre depredavano la città e terrorizzavano la popolazione» commentava oggi il Prof. Chossudovsky collegato via Skype con Press-Tv. «Il mio collaboratore Mahdi Nazemroaya mi informava per telefono che i cittadini di Tripoli sono sotto shock, nessuno si azzarda ad uscire per strada. Stanno piangendo i loro morti, in Tripoli, e assistono i feriti. Nessuno è in vena di festeggiamenti – si profila un futuro incerto e violento per la Libia.»
In precedenza il prof. Chossudovsky aveva commentato in diretta:«Il mio collaboratore Mahdi Nazemroaya, si trova ora prigioniero nell’hotel Rixos di Tripoli, dove viene tenuto ostaggio insieme a Thierry Meyssan e Lizzie Phelan. I media dicono che sono i fedeli di Geddafi a tenerli in ostaggio, ma non è vero. Sono i collaboratori della Nato che occupano l’albergo. Vogliono impedire che si sappia la verità su quanto succede. Nell’albergo ci sono anche i giornalisti dei grandi media che hanno collaborato con la Nato fornendo le coordinate di bersagli sensibili da bombardare. Loro non sono in pericolo, mentre Mahdi e Thierry e Lizzie sono sorvegliati a vista e sono perfino stati minacciati negli ultimi giorni dai loro colleghi della stampa che collaborano con la Nato. I giornalisti dei media collusi raccontano di essere prigionieri delle forze di Geddafi e mentono.»
Scriveva il prof. Chossudovsky sul sito del Centro di Ricerca: «Mahdi è in pericolo perché dal centro di comunicazioni dell’albergo stava raccontando la verità su Tripoli, in solidarietà con il popolo libico che ora viene massacrato nei bombardamenti aerei sugli obiettivi civili, tra cui ospedali e scuole. La sua vita è in pericolo perché Mahdi smascherava i crimini della Nato.»
«La NATO vuole fare della Libia una società orwelliana, in cui la Guerra è Pace, la Schiavitù è Libertà, l’Ignoranza è Forza, la Menzogna è Verità. Orwell aveva scritto: in tempi di inganno universale, raccontare la verità diventa un atto rivoluzionario.
«Sono i giornalisti onesti e coraggiosi come Mahdi, Lizzie, Thierry e Franklin Lamb che ci permettono di conoscere la verità mettendo a rischio la propria vita in una zona di guerra perché hanno a cuore la sorte del popolo libico. E rischiano altrettanto perché rappresentano una minaccia al consenso pubblico per la Nato.»
Un pensiero estemporaneo. Chossudovsky sembra un uomo che sa apprezzare l’opera dei propri dipendenti. Mi piace. Pensate come sarebbe una società in cui i dipendenti sono davvero gratificati per svolgere attività che nella maggior parte dei casi sono pesanti o ripetitivi e spesso alienanti. Davvero sarebbe un altro mondo. Si lavorerebbe con gioia.
Il prof. Chossudovsky in questi giorni viene spesso interpellato dai media alternativi, che hanno temporaneamente perso l’accesso alle fonti primarie sul campo. Scrive Stephen Lendman: «Mahdi, Lizzie, Thierry e Franklin sono stati liberati dalla Croce Rossa che ne ha negoziato il rilascio dalle mani dei teppisti che li tenevano in ostaggio nel Rixos hotel. Spero che ora siano salvi, ma non possiamo saperlo finché saranno lontani dalle fonti di pericolo ora presenti in Libia.»
La notte violenta di Tripoli: caos, terrorismo, bombardamentiTripoli ora è nel caos più totale e si prospetta lo stesso scenario già osservato da anni in Iraq e Afghanistan. Continua la guerriglia urbana, i saccheggi, le incursioni aereee con bombardamenti. Non ci sono folle giubilanti nelle strade a dare il benvenuto ai ‘liberatori’ che Webster Griffin Tarpley chiama ‘Squali e Sciacalli’, riferendosi ai paesi della Nato che ora deprederanno il petrolio libico.
Questa sera venivano trasmesse in diretta, a lungo, le scene dello skyline di Tripoli costantemente illuminato dalle esplosioni al suolo, e il rumore somigliava tanto al fracasso mortale che si udiva durante i 22 giorni e le 22 notti del massacro di Gaza durante l’operazione Piombo Fuso di oltre due anni fa. Mi si gelava il sangue nelle vene, questa sera, mentre assorbivo l’orrore dei bombardamenti di Tripoli e del rumore di battaglia urbana. I bambini di Gaza sanno bene a cosa mi riferisco.
Mentre nel corno d’Africa la popolazione della Somalia è allo stremo per le conseguenze della siccità – del tutto prevedibili e previste con molto anticipo su quanto accade ora – e mentre ogni giorno miliardi di dollari vengono spesi per le bombe e i missili sulla Libia, solo l’IRAN – il tanto vituperato paese di Ahmadinejahd – invia costantemente convoglio su convoglio e miliardi su miliardi per soccorrere come puo’ la Somalia.
Le forze imperiali USA bombardano la Somalia ogni giorno – ma non di pacchi umanitari per alleviare le sofferenze – bombardano con i droni, nonostante l’orrore che vive la popolazione che muore di fame, di sete, di abbandono, di indifferenza.
Scrive Stephen Lendman dopo la notte di guerriglia urbana e bombardamenti a tappeto:«Le agenzie di stampa russe citano i volontari sanitari ukraini in Tripoli che parlano di sparatorie caotiche, di edifici circondati e saccheggiati, di depredazione di massa. Di residenti che tentano di barricarsi in casa.»
«Alcuni testimoni oculari raccontano che bande armate hanno saccheggiato l’ambasciata della Bulgaria e attaccato le ambasciate della Corea del Sud e dell’Ukraina, comprese le residenze degli ambasciatori.
«Tripoli è una città allo sbando. Gli esperti dichiarano che è presto per dire che i mercenari al soldo nella Nato siano in controllo della capitale …»
Continua Lendman: «Ora gli eroici giornalisti indipendenti non hanno la possibilità di raccontarci verità cruciali su quanto succede sul campo. Devono negoziare il loro varco verso la salvezza. Ma ci vengono a mancare le loro preziose testimonianze di prima mano. Di conseguenza sarà molto difficile capire cosa succede in realtà sul campo, e dei media di massa non possiamo certo fidarci.
«Ma il sottoscritto, insieme ad altri, continuerà a relazionare su quanto sarà possibile sapere, accuratamente e con onestà. E’ il contributo che possiamo dare per mantenere viva la fiamma della Libertà per il Popolo Libico. Meritano e hanno necessità del nostro supporto alla luce di quello che li aspetta da parte della NATO, le cui mire sono di spartirsi le spoglie della Libia per il proprio profitto.
«In effetti, già in aprile sono iniziate le sgomitate per accapparrarsi il petrolio, quando il ministro deli esteri italiano Franco Frattini annunciava che l’amministratore delegato della ENI, Paolo Scaroni, aveva avviato i negoziati con il neo-nato Consiglio Transitorio Nazionale della Libia per una cooperazione tra Libia e Italia nel settore energetico.
«In giugno il Washington Post rivelava che anche le multinazionali americane del petrolio avevano contattato gli esponenti del CTN per accordi commerciali. L’amministratore delegato della Quantum Reservoir, Nansen Saleri, dichiarava: «è facile ora prevedere chi sarà il vincitore in Libia, e il suo nome non è Geddafi. Il mosaico sta prendendo forma. I giganti dell’energia occidentali si stanno facendo avanti.
«E’ noto che la Libia è lo stato africano più ricco di petrolio e che esistono ancora immense riserve non esplorate. Il petrolio libico è di altissima qualità e richiede poca lavorazione di raffineria.
Continua Lendman: «Ho appena registrato una conversazione con il docente in Legge, Prof. Francis Boyle (noto per l’assistenza legale alla Palestina vs. Israele) che verrà inserita nel mio programma radiofonico. Il Prof. Boyle fa notare che bisogna attendersi un conflitto senza fine, simile a quello in Iraq e Afghanistan – e non solo in Libia, ma allargato all’intera regione e anche oltre. E credetemi, il punto di vista del Pof. Boyle è condiviso da tanti che conosco, compreso il grande esperto Webster Tarpley, che prevede una guerra civile protratta in Libia.»
Chi è il CTN ?
Nei media di massa ferve l’attività per presentare al pubblico internazionale questo gruppo di traditori del popolo libico che si è autoproclamato ‘Consiglio Nazionale di Transizione’ e che viene annunciato come il prossimo governo ufficiale legittimo della Libia. Si succedono a ritmo serrato le conferenze stampa da parte del leader del Consiglio, che rende note le sue intenzioni di governare il popolo libico con “lealtà e onestà”, dimenticando tuttavia che il popolo libico non ha né approvato né tantomeno eletto questo gruppo non meglio specificato di presunti liberatori della Libia. Dai resoconti dei giornalisti onesti sappiamo che il popolo libico prova disprezzo e disgusto per gli esponenti di questa accozzaglia di traditori della causa libica.In un articolo dal titolo «La verità sulla situazione in Libia» Brian Becker illustra la natura del CNT nel paragrafo finale. Si tratta di un articolo importante, ma anche molto lungo, e ho tradotto solo il capitolo in oggetto. Ma a chi conosce l’inglese consiglio di leggerlo per intero.
La natura del Consiglio Transitorio Nazionaledi Brian Becker
Il Consiglio Transitorio Nazionale – CTN – si è costituito come gruppo in comando della fazione di opposizione in Benghazi – la seconda città della Libia. Il leader principale è Mustafa Abdel-Jalil, che era ministro della Giustizia fino al momento in cui sono iniziate le defezioni, compresa la sua (un traditore: allora e adesso, n.d.t.).
Jalil fa parte della schiera di funzionari neo-liberali del governo, del corpo diplomatico e dei ranghi militari della Libia con orientamento pro-occidentale che si sono uniti all’opposizione nei giorni iniziali della diatriba. (Opportunisti con mire di potere, che hanno approfittato della guerra mediatica inscenata per provocare conflitto – n.d.t.).
Appena si è costituito, il CTN ha cominciato a lanciare appelli per l’intervento imerialista – appelli che con il passare del tempo diventavano disperati e frenetici e tradivano il panico perché era chiaro ormai che, contrariamente alle previsioni iniziali basate su falsi presupposti e valutazioni errate, il governo di Geddafi non era affatto sul punto di collassare, mentre erano i cosiddetti ‘ribelli’ ad affrontare una imminente clamorosa sconfitta.
Infatti, è stato solo in conseguenza della campagna di bombardamenti intensi che la NATO/USA ha lanciato in tutta fretta a partire dal 19 marzo, che la ribellione dei pochi non è collassata.
Gli ultimi 5 mesi di GUERRA hanno fugato ogni dubbio sulla natura pro-imperialista del Consiglio Transitorio Nazionale. Un episodio eclatante si è verificato il 22 aprile, quando il senatore John McCain (l’avverario di Obama nelle presidenziali del 2008) si è presentato ‘a sorpresa’ in Benghazi. Venne accolto con un enorme striscione di benvenuto che mostrava la bandiera americana insieme alle parole: «United States of America – Avete un nuovo alleato in Nord Africa.»
Analogamente al rapporto di sudditanza tra la NATO e le forze ‘ribelli’ armate, il CTN è interamente dipendente e subordinato agli USA, e ai governi imperialisti di Francia, Gran Bretagna e Italia.Se il Pentagono, la CIA, e Wall Street riusciranno nel loro intento di installare un regime fantoccio in Tripoli, verranno incoraggiate le minacce e accelerati gli interventi contro i governi indipendenti (da USA/Israele) come la Siria e il Venezuela. In ognuno dei casi vedremo svilupparsi il meccanismo ormai noto che inizia con la demonizzazione della leadership del paese nelle mire imperialiste, che ha lo scopo di scoraggiare una massiccia reazione militante anti-guerra contro l’aggressione delle potenze guerrafondaie.
Noi della Coalizione ANSWER invitiamo tutti coloro che condividono queste prospettive ad unirsi a noi per mobilitarci e smascherare le mire coloniali che si celano sotto lo slogan ingannevole del cosiddetto ‘Intervento Umanitario’.
Noi continueremo a monitorare la situazione attraverso i canali a noi noti e accessibili.
Al momento stiamo traducendo i commenti migliori degli esperti che si sono espressi in diretta sui canali alternativi e sul web. E sono agguerriti, gli esperti, perché sanno che sorte è stata riservata alla Libia da parte delle potenze occidentali coalizzate con Israele. «E’ Israele che tiene unite tra loro le forze occidentali, ma questo sodalizio è destinato a sciogliersi appena Israele si sfalderà perché non ha amici su cui contare.» Queste le parole pronunciate oggi dal presidente iraniano Ahmadinejahd di fronte ad una folla immensa che manifestava in favore della Palestina in occasione della Giornata Mondiale di Gerusalemme – ‘Quds Day’, di cui relazioneremo appena possibile.
Per quanto riguarda Tripoli: non è ancora finita, come dice Roshan Mohammed Salih all’inizio di questo post. I giochi non sono ancora fatti. Speriamo bene per i nostri fratelli in Libia. Speriamo, e continuiamo ad informare.