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Triste storia di una pecorella smarrita che faceva BE BE

Da Suster
(Continua da: Tendinite e altre storie)
Preambolo:
Vi è mai capitato di battere sulla tastiera "stroia" al posto di "storia"? Uh! A me un'infinità di volte! Persino nella mia tesi di laurea, e, ovviamente, me ne accorsi solo DOPO averla consegnata in triplice copia ai vari commissari (in senso esamistico, e non poliziesco). Ci stava, però, quella volta, dal momento che parlavo del mito di Troia, e nella fattispecie l'errore intercorse ad un certo punto in cui esponevo l'interessante eventualità che la presenza di una scrofa coi maialini in un dipinto del '500 alludesse proprio al nome della città asiatica (perchè troia è anche la maiala!). Può darsi che ai professori sia sfuggito il lapsus per questa affinità tematica, non certo perchè non l'abbiano letta! (Ahahahahahahahah!!!)
E poi non venitemi a dire che i laureati di oggi non affrontano temi di rilevanza cruciale e attualissima pertinenza. Comunque, mai mi sarei persa l'occasione di parlare di una simile minchiata in un lavoro che poi avrei sottoposto a dei professori universitari, a costo di farci la figura dell'idiota in sede di discussione... Purtroppo la questione passò invece inosservata. Peccato!
Niente, questo era solo il preambolo. Ora passiamo alla stroia.
C'era una volta una povera pecorella di legno laccato, dipinta di azzurro e celeste, che da anni di cui ormai si era perso il conteggio, giaceva inutilizzata nella sua scatolina di plastica trasparente in cima ad uno scaffale, in una casa in affitto di una giovane coppia di sfigati. Nessuno utilizzava quella pecorella, ed era un gran peccato, perchè lei aveva ricevuto al momento della fabbricazione il dono della parola: bastava premere un pulsante che aveva sotto la base perchè i suoi sensori elettronici si azionassero e lei emettesse un perfetto, impeccabile BE BE.
Dunque la pecorella era da un'era geologica su quello scaffale a prendere polvere ed era molto triste. Non si ricordava neanche più come ci fosse finita, in quella casa, per mano di quale geniale mente fosse stata regalata a quella coppia di sfigati che possedeva già talmente tante cianfrusaglie, che per quanto ne buttassero periodicamente una cospiqua quantità, ne rimanevano sempre in sovrabbondanza, a ingombrare cassetti e sportelli, scaffali e ripiani, ante di armadi e soppalchi, e il bello era che quando di qualcosa di perfettamente inutile che per anni era rimasto tra i piedi a intralciare le normali operazioni di vita, un bel giorno magicamente si rivelava la necessità, questo qualcosa non si trovava mai, e se ne doveva fare a meno.
Dunque in questa casa era capitata la pecorella, e se ne doleva.
Finchè un bel giorno non nacque alla coppia di sfigati una bella bambina.
In una fresca mattina di inizio primavera la mamma della bella bambina finalmente si accorse della pecorella, e pensò bene di tirarla fuori dalla sua polverosa scatolina e di darla alla figlioletta, perchè ci giocasse, e gioisse nell'udire i suoi BE BE.
Triste storia di una pecorella smarrita che faceva BE BE La bambina invero fu molto entusiasta del nuovo giocattolo, e impazzì letteralmente al suono di quel BE BE. Così anche la pecorella per un breve periodo della sua triste esistenza fu davvero felice.
Triste storia di una pecorella smarrita che faceva BE BE Dopo un secondo e mezzo dall'aver preso in mano la pecorella, la bambina iniziò un lavoro di assiduo...
Triste storia di una pecorella smarrita che faceva BE BE ...coscienzioso...
Triste storia di una pecorella smarrita che faceva BE BE ...accurato...Triste storia di una pecorella smarrita che faceva BE BE...ostinato sbavamento.
Fiumi di bava inondarono i sensori della pecorella.
E la pecorella non fece mai più BE BE.
Epilogo.
Ora mi dicono che il pubblico gradisce i lieto fine.
Che dire? La mamma tenne per un giorno la pecorella sul termosifone, e il giorno dopo i suoi sensori si erano asciugati: la pecorella era tornata a fare BE BE.
La mamma la diede di nuovo alla bambina, che subito la scaraventò in terra, e la pecorella, costituita da sole due componenti, si ruppe in due, perdendo la testa.
Ora la pecorella giace in un cassetto, in attesa di essere aggiustata.
FINE
Prologo.
Cosa volete? La primavera è giunta per me come una mazzata in testa. Con la pressione sotto le scarpe e il cervello appannato mi trascino appresso a una pupa che la bella stagione ha reso indemoniata. Ogni sonnellino diventa una lotta all'ultimo sangue per farla addormentare. Non ci sto dietro.
La mattina ho ricominciato a scolarmi la mia consueta caffettiera da tre pre-gravidica, rischiando ogni volta di farmi un infuso di latte in polvere Mellin e di diluire nel biberon la miscela arabica.
Parlo al gatto definendomi "mamma", saluto il mio uomo con la voce in falsetto e facendo ciao-ciao con la manina e chiedo a mia figlia che ore sono. Sono completamente fuori fase.
Abbiate pietà di me!

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