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Troll Hunter

Creato il 22 aprile 2013 da Audrey2

TrollHunterIeri sera avevo voglia di guardare un film, ma nessuno di quelli che ho a disposizione qui a casa mi invogliava, probabilmente perché li conosco tutti a memoria.
Mentre la frustrazione montava, ed ero lì lì per ripiegare su Quella casa nel bosco per la millemiliardesima volta, ho avuto un flash e mi sono ricordata di un film di cui avevo letto in rete un paio di anni fa, che mi aveva incuriosita, ma che avevo scartato a causa di quello che avevo frettolosamente etichettato come “elevato potenziale scemenza”: Troll Hunter, sceneggiato e diretto da André Øvredal.
L’ho recuperato e… che dire? Che con letizia mi cospargo il capo di cenere. Pregiudizi 0 – film 1. E il bello è che non c’è stata proprio partita, perché da un certo punto in poi Troll Hunter l’ho seguito con interesse, con piacere e stupore, e divertendomi.
La storia dei Troll è tutt’altro che stupida: non solo è un elemento originale in un panorama desolatamente sempre uguale a se stesso, anche se declinato in varie salse; è anche ben orchestrata, trattata in modo credibile, viene quasi spontaneo accettarla. Poi c’è da dire che adoro il fatto che Øvredal si sia ispirato al folklore del suo paese e sia riuscito a tirarne fuori qualcosa di piacevole e a tratti ironico. Viene da chiedersi perché il resto del mondo non ne sia capace: non gli americani, ormai ridotti a sfornare remake, e men che meno noi italiani, che pure abbiamo un folklore di tutto rispetto. No, noi andiamo ancora avanti a pizza, serenate e mandolino.
Øvredal, invece, ha preso un gruppetto di attori sconosciuti e, con un badget tutt’altro che stratosferico, ha girato un mokumentary che vale la pena di guardare.

TrollHunterCast

Tre studenti di giornalismo stanno realizzando un documentario sulla caccia agli orsi. Durante le riprese si imbattono in Hans, da tutti indicato come il bracconiere responsabile dell’uccisione di alcuni di questi animali. I ragazzi decidono di intervistarlo, poiché in Norvegia la caccia all’orso è strettamente regolamentata. Solo che, nel seguire lo scontroso Hans, scoprono tutt’altra verità: l’uomo lavora per il Troll Security Team, un’organizzazione governativa segreta che si occupa di salvaguardare i Troll e la loro esistenza, anche uccidendoli — se è il caso. E lo è. Per qualche motivo, i Troll stanno lasciando i loro territori per avventurarsi in quelli occupati dall’uomo, massacrando gli sventurati che capitano loro a tiro.
Nonostante un paio di inquadrature cruente, e ossa e rimasugli sanguinolenti piazzati qua e là, Troll Hunter non è un horror: è più un film fantastico che conduce lo spettatore in giro per un pezzo di Norvegia, nell’esplorazione dei covi dei Ringlefinch, dei Re della Montagna, dei Tosserlad, degli Jotnar. Le scene adrenaliniche sono pochissime e si riducono tutte a un po’ di tensione quando gli alberi si piegano, mentre si sentono strani ruggiti, e alle inevitabili fughe perché — e qui di nuovo tanto di cappello a Øvredal — anche se Hans e i ragazzi hanno mascherato il loro odore umano, i Troll sono in grado di annusare la presenza dei cristiani. Come nelle fiabe. “Ucci, ucci, sento odor di cristianucci”. Solo che la cosa è niente affatto divertente e si risolverà in una tragedia, per il gruppo.

TrollHunter1

Tra l’uso di armi a luce ultravioletta e una trattazione quasi zoologica dei Troll, c’è spazio anche per una visita veterinaria e la missione di prelevare un campione di sangue a un Troll malato — missione che vedrà Hans indossare una specie di armatura e impugnare un antiquato siringone lungo un metro. Non si può non sorriderne insieme a Thomas, quando il ragazzo lo impugna per mostrarlo alla telecamera. Come non si può non sogghignare e pensare “Burocrazia anche per cacciare i Troll!” ogni volta che Hans, dopo averne ucciso uno, deve riempire un modulo. C’è spazio anche per più di una stoccata alla classe dirigente e tutte vanno a segno: il responsabile del TST che cerca di individuare i Troll con le foto satellitari, il racconto di un massacro che Hans fu costretto a compiere per liberare una zona da sfruttare per il turismo e, alla fine, il politico sulle spine all’annuncio forzato che i Troll esistono e la battuta del collega “Qui in Norvegia siamo per l’elettricità, ma contro i cavi elettrici”. Cosa c’entrino i cavi elettrici, scopritelo da voi ;)
Una cosa che mi è piaciuta è che il film non porta lo spettatore a caccia del mostro — anche se ogni incontro tra umani e Troll si risolve con i primi ridotti in pietra o in mille pezzettini: Hans non è contro i Troll; come dice Thomas, ha speso la sua vita anche per loro, il suo primo compito è monitorare, controllare che non sconfinino. Øvredal porta lo spettatore a conoscere queste creature leggendarie in cui nessuno crede. “Ma come fa la gente a non vedere mostri enormi che distruggono campi e sradicano alberi in questo modo?”, si chiede Hans. Fa quasi ridere il fattore che rifila ai ragazzi la balla dei tornado che anonimi tizi (armati di foto satellitari) hanno rifilato a lui, per spiegare la devastazione dei suoi terreni.

TrollHunter2

Da questo punto di vista, forse il film funziona meglio finché la scena è nelle mani dell’istrionico Hans, piuttosto che quando vengono mostrati i Troll. Ma lo scontro tra l’uomo e il gigantesco Re della Montagna è epico! E, a voler essere pignola, è l’unica cosa notevole nei minuti che restano dopo lo sconvolgimento del gruppo e l’introduzione di un altro personaggio che, presentato a un passo dalla fine, non funziona — come non funziona il sismologo che spunta come un funghetto-trallallà proprio mentre il Re della Montagna impazza e insegue Hans.
In ogni caso, Troll Hunter è un film sorprendente.
QUI i concept art dei Troll.
E concludo citando l’autrice dell’articolo che include i disegni:

See it before Hollywood remakes it!



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