Traduzione di trop bon, trop con, come diciamo a Nizza. Mia suocera è quello che si dice una persona generosa. Anche quando era rifugiata a Bujumbura e non aveva un ghello, . accoglieva umani e bestie (in un paese dove di solito i cani e i gatti venivano presi a calci) come se avesse ancora la ricchezza di un tempo. Si toglieva letteralmente il pane di bocca per darlo a persone che spesso stavano meglio di lei e lo toglieva anche ai suoi 12 figli. Vi risparmio gli sfoghi che mi è toccato sentire sulla mamma e la sua casa aperta. “E’ come una coperta troppo corta”, dicevano. “Se la tiri da una parte, non basta più dall’altra.”
Di fronte a questa generosità demenziale, i figli hanno reagito in modi opposti che ho avuto modo di osservare nel corso degli anni. Qualcuno si è attaccato ferocemente ai soldi, come una certa mia cognata che ha tramandato questa sub-cultura familiare alle sue figlie. Qualcuno ha ereditato la sua generosità, come mia moglie. Per mangiare, Dédé doveva essere sola. Se c’era vicino qualcuno, finiva fatalmente per imboccarlo. Era un gesto naturale, non se ne accorgeva nemmeno. Ha imboccato anche me salvandomi dalla morte e ogni tanto lo fa ancora. “E tu non mangi?”, chiedo. “Scusa, mi sono dimenticata.” Quando mangiavano nel piatto comune, per 1 boccone che mangiava lei gli altri ne mangiavano 10, così era sottonutrita e devitaminizzata. L’ho amata anche per questo e lei ha ricambiato salvandomi la vita. Ma questo non risponde alla domanda iniziale: qual è il limite della generosità? In altre parole, hai il diritto di affamare i tuoi figli per sfamare gli altri?
Dragor