Sullo schermo, a un certo punto, si materializzò un Emilio Fede dal volto segnato. Opera di Gian Germano Giuliani, quello dell’omonimo amaro, durante una scazzottata in un noto ristorante di Milano. I giornali, già ieri, puntualizzavano: si esclude il movente politico. Infatti si è poi saputo che alla base della lite ci sarebbero incomprensioni tra vecchietti invidiosi e gelosi. Che i giornali abbiano provveduto immediatamente ad escludere la pista politica (un tempo si mettevano le bombe, oggi al limite i vecchietti si prendono a pugni in faccia ed è meglio così) significa tra le righe riconoscere una qualche buona ragione per picchiare Fede. Sia chiaro: non si deve mai istigare alla violenza. Quelli di Berlusconi, Capezzone e ora Fede sono “agguati” da condannare senza se e senza ma. Solo che poi si può diventare profondamente cinici se si scopre che durante la conduzione del Tg, con la guancia pesta, il direttore è arrivato a sostenere che certi giovani, rei di avere manifestato un po’ troppo vivacemente contro il dl Gelmini, vanno “menati”. Non è la faziosità di Fede il problema (il Tg4 non si è mai troppo curato di non apparire “fazioso”), ma la evidente mancanza di responsabilità. Che nel suo caso, a ben vedere, era una volta di più necessaria se non altro per stemperare gli animi. Troppo facile dare la colpa al clima velenoso e intriso d’odio che ammorba la Repubblica.
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Sullo schermo, a un certo punto, si materializzò un Emilio Fede dal volto segnato. Opera di Gian Germano Giuliani, quello dell’omonimo amaro, durante una scazzottata in un noto ristorante di Milano. I giornali, già ieri, puntualizzavano: si esclude il movente politico. Infatti si è poi saputo che alla base della lite ci sarebbero incomprensioni tra vecchietti invidiosi e gelosi. Che i giornali abbiano provveduto immediatamente ad escludere la pista politica (un tempo si mettevano le bombe, oggi al limite i vecchietti si prendono a pugni in faccia ed è meglio così) significa tra le righe riconoscere una qualche buona ragione per picchiare Fede. Sia chiaro: non si deve mai istigare alla violenza. Quelli di Berlusconi, Capezzone e ora Fede sono “agguati” da condannare senza se e senza ma. Solo che poi si può diventare profondamente cinici se si scopre che durante la conduzione del Tg, con la guancia pesta, il direttore è arrivato a sostenere che certi giovani, rei di avere manifestato un po’ troppo vivacemente contro il dl Gelmini, vanno “menati”. Non è la faziosità di Fede il problema (il Tg4 non si è mai troppo curato di non apparire “fazioso”), ma la evidente mancanza di responsabilità. Che nel suo caso, a ben vedere, era una volta di più necessaria se non altro per stemperare gli animi. Troppo facile dare la colpa al clima velenoso e intriso d’odio che ammorba la Repubblica.
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