Me la scrivo qui, questa cronaca, più per me stessa che perchè ritenga abbia un minimo di interesse per altr perchè quando, in un futuro lontano lontano, me ne starò a casa in pigiama a lavorare quando e come pare a me, dalle mie stanze, su che cosa ancora non so, ma lo scoprirò, ne sono sicura, la riguarderò e penserò: che pirla che ero e quanto sto bene adesso a casa in pigiama, che me lo tolgo, mi infilo un paio di jeans e faccio quattro passi al sole per andare a prendere il pane, e poi il prosciutto e poi torno e metto su una parmigiana e magari faccio pure una torta, e poi un pisolino, e poi dopo leggo in poltrona davanti al camino, quando cioè sarò in grado di vivere per lo più di rendita e di lavorare solo per il piacere di farlo (cioè mai):
- sabato mattina: ignoro la sveglia, dopo una settimana di levatacce a ore 6.00, e con calma salto fuori e sistemo alcune cose in giro e la prendo con la quiete e poi guido fino quasi a Brescia, poi prendo un treno e vado a Milano per non perdere per lo meno il pomeriggio di lezione di un corso che sto seguendo da quasi un anno di cui, forse, un giorno, scriverò anche qui, e torno a dormire in un posto quasi a Brescia verso le 22.00
- domenica mattina: riprendo il treno e ritorno a Milano per la stessa ragione di cui sopra; a ore 19.00 circa ceno (perchè la trovo pronta) nel posto quasi vicino a Brescia e poi cinema, grande evento, per una volta tanto. Film in programma: Helen Miller cuoca francese stellata alle prese con la concorrenza della cucina indiana. Comoda comoda in poltroncina, le luci si spengono e si parte. Poi dopo un quarto ‘ora ci si ferma perchè è saltato l’impianto audio. Capita praticamente mai, tranne in questi casi. Ne esco a 21.30, con due biglietti omaggio per l’inconveniente. Il problema è trovare il tempo di usarli.
Lunedi: sveglia a ore 6.00, in auto in Brebemi: corso ad Assago, per lavoro stavolta. Rientro a ore 19.30. Cena (la trovo pronta, solo da scaldare) e tracollo poco dopo.
Martedi: idem, con rientro un’ora dopo.
Mercoledi: torno a casa-casa, 18.30 perchè sono scappata da ufficio. Sto benone anche nel posto vicino a BS, ma a casa c’è la mia casa (e mio padre) e ogni tanto ho bisogno di tornarci. Cena con un ospite (la trovo pronta), zainetto da preparare con la logica del minimo indispensabile per lasciar spazio a altro, roba in lavatrice e un’annusatina in giro per controllare se il profumo di casa è sempre coerente a se stesso. Regalo di compleanno anticipato da parte delle zie.
Giovedi e venerdi: sveglia ore 6.00, soliti ingorghi ad andare e soliti a tornare.
Sabato e domenica: si prevede sveglia a ore 4.30 del mattino. Però stavolta è per un’ottima causa. Fine settimana di corsa a Parigi. Programma del sabato, scioperi permettendo: giro per santelle, cioè per i soliti negozi a fare provvista per l’inverno, qualcosa di nuovo e, se ci sta, la mostra di Hokusai al Grand Palais prima di cena (i biglietti ci sono, il ginocchio spero regga). Programma della domenica: festeggiamento del 42-esimo compleanno al Louvre nel senso che è sempre una festa quando riesco a trascorrere lì qualche ora. Si prevede rientro a casa casa per mezzanotte.
Ora, desiderio per il 43esimo anno di permanenza in questa vita: se potessi continuare a fare queste cose anche l’anno prossimo io sarei contenta; se poi riuscissi a farle un po’ meno a strangoloni, lo sarei ancora di più. Il genio è però saggezza e gioventù, quindi immagino che, ormai, sia andata. Meditiamoci su e se proprio è così, meglio affrontare la triste evidenza davanti ad un piatto di biscotti al cioccolato fatti in casa (non da me, ovviamente, la trovo pronta. E se specifico che la trovo pronta e mi vergogno pure a scriverlo è perchè sono femmina e una vita come quella su descritta i miei colleghi uomini la fanno senza porsi tanti problemi e senza nemmeno vedere che quelle che per me sono scorciatoie, che altri che mi vogliono bene mi hanno sempre permesso di prendere, per loro sono la strada principale).